Il guerriero di Capestrano simbolo dell’Abruzzo, il regista Consorte: scelta azzardata, e se fosse un falso?
Con il suo “Decumano Maximo” ha ridestato l’interesse verso i popoli italici, ma adesso non accetta che il guerriero di Capestrano possa diventare il simbolo della Regione Abruzzo. Alessio Consorte, regista e documentarista di Pescara, non gira intorno alle parole e non utilizza eufemismi o metafore per asserire che il famoso reperto potrebbe essere un falso.
Lo dice con la convinzione di chi ha speso più di cinque anni per ricostruire la storia di Marsi, Vestini, Pentri, Sabini, Equi e degli altri popoli italici per realizzare un film documentario col quale rendere giustizia alla storia di una popolazione che, nel passato, ha avuto un ruolo di assoluto rilievo nelle dinamiche del tempo, soprattutto nel rapporto di amore e odio con i romani.
Numerose le testimonianze raccolte tra docenti, professori e cosiddetti “tombaroli”. Tante le informazioni in suo possesso atte a completare un quadro a tratti mancante di elementi e parti indispensabili per un giudizio analitico e completo. Da qui i dubbi sulla paternità del famoso guerriero di Capestrano. La sua posizione è netta.
Per chi volesse approfondire il film Decumano Maximo sarà in proiezione alla serata di chiusura della rassegna cinematografica Flaiano al Marina, che si terra domenica 10 luglio dalle ore 20:30.
Il guerriero di Capestrano continua a solleticare l’interesse e la curiosità di antropologi, archeologi e cittadini comuni. Con “Decumano Maximo” hai posto l’accento sulla possibilità, da te ritenuta concreta, che si tratti di un falso. Quali sono i feedback ricevuti a questa tua convinzione?
“Tendo a precisare che la mia non è una assoluta convinzione bensì una possibilità che il guerriero di Capestrano non sia il reperto archeologico considerato tale in quanto scoperto da archeologi. A mio modesto parere è un “presunto reperto“ che giaceva all’interno della proprietà del contadino di Capestrano. Quindi è una statua che già all’origine cela un mistero circa il ritrovamento. Gli archeologi devono ancora spiegare come mai una statua così delicata possa trovarsi a 40 cm dalla superficie del terreno ed il sito della necropoli a 4 metri di profondità. Dopo Decumano Maximo ho avviato delle indagini mirate ed esclusive che racconterò nel prossimo documentario … e ci sono dei risvolti davvero unici e forti!”
La Regione Abruzzo eleva a suo simbolo questo reperto. Come giudichi questa decisione?
“La giudico molto azzardata. Avevo invitato personalmente il presidente Marco Marsilio alla proiezione di Decumano Maximo per farsi un’idea prima di portare avanti questa proposta. Ma non ho mai avuto alcuna risposta. Sin da piccolo mi sono sempre chiesto come mai il nostro famoso guerriero fosse senza sesso.
Certamente non una riflessione peregrina se si considera che le sculture risalenti all’epoca degli italici non trascuravano mai la espressività virile associata agli animi guerrieri. A questo punto potrebbe essere anche una donna, quindi una guerriera, come nel 2005 dichiarò l’archeologa Kristina Berggren in un convegno a Pescara nel 2005. Oppure un eviro, ad esempio un sacerdote di un culto arcaico vicino a Cibele!
Ma, come ho accennato nel Decumano, fonti autorevoli ed inspiegabilmente trascurate dalla comunità scientifica hanno in passato fornito testimonianze che avrebbero meritato approfondimento sull’epoca di realizzazione dell’opera. Mi riferisco in particolare alla lettera a firma autografa di Padre Antonio Ferrua (Gesuita e massimo esponente di archeologia in Vaticano) nella quale si riporta la “notizia” che il guerriero fosse un falso fabbricato da un antiquario napoletano e si offre persino il movente della attribuzione al tempo degli italici al guerriero da parte del ritrovatore, ossia l’incasso del generoso premio di scoperta introdotto in epoca mussoliniana per incentivare il patrimonio artistico italiano.
Credi che il tuo film abbia smosso questa annale discussione? Hai avuto proposte per approfondire ancora di più l’argomento?
Ho ricevuto molte proposte dalle università e da studiosi per effettuare analisi sul “colore rosso” che caratterizza il guerriero. Per avere contezza dell’epoca effettiva sarebbe sufficiente effettuare una analisi….. Quantomeno provarci, avere un dato in più. Ma il guerriero non sembra avvicinabile, posto che, al momento ho solo ricevuto diffide dalla diffusione del film e severe quanto immotivate censure come se la ricerca della verità sui fatti non fosse percorribile nemmeno per vie scientifiche.
Premetto che il mio approccio non è finalizzato a dimostrare la falsità del guerriero. Poterne accertare la autenticità sarebbe per me una notizia rasserenante. Ma trovo sconfortante che a fronte di un legittimo dubbio, la comunità scientifica e le istituzioni attuino politiche protezionistiche a tutto svantaggio dell’interesse pubblico culturale cui fa da corollario il legittimo affidamento dei cittadini nella autenticità delle opere.
Sono stato sul campo ad analizzare tutta la dinamica e ad oggi nulla torna davvero. Le vie del signore sono infinite e sono sicuro che presto qualcuno si muoverà dall’alto della per aiutarci a risolvere a livello scientifico tutte le incongruenze del caso. Ci sono ancora belle persone in giro. Confido in questo. E‘ possibile che ad oggi, con tutte queste incertezze il guerriero di Capestrano arrivi a rappresentare non solo noi abruzzesi, ma una cultura così arcaica e indigena come quella degli italici?”