Goya e la ribellione della ragione: a Milano la mostra-evento
Palazzo Reale a Milano ospita la mostra “Goya. La ribellione della ragione’”. Attraverso settanta opere, il percorso mette a confronto i più noti dipinti con alcune incisioni straordinarie che resero Goya maestro assoluto di quest’arte. Per la prima volta vengono esposte le lastre di rame originali, ritornate all’antico splendore grazie ad un accurato intervento di restauro.
Un pittore rivoluzionario
A distanza di oltre dieci anni, la direzione artistica di Palazzo Reale ricolloca a Milano settanta capolavori del grande pittore spagnolo attraverso la mostra “Goya. La ribellione della ragione”; il progetto segue un percorso cronologico e tematico, diviso in sette sezioni, nel quale viene raccontato il particolarissimo mondo del maestro spagnolo e il suo lungo percorso creativo.
Francisco José de Goya y Lucientes (Fuendetodos, 1746 – Bordeaux 1828) iniziò la propria carriera realizzando opere tradizionali, legate all’autocelebrazione dei committenti. L’artista, tuttavia, non si limitò a rappresentare l’epoca della Rivoluzione Francese, delle guerre napoleoniche e della Restaurazione; nel tempo sviluppò uno sguardo personale e rivoluzionario verso soggetti intimi e problematiche contemporanee: le sue pennellate veementi e appassionate non erano frutto dell’istinto o dell’improvvisazione ma partivano dalla ragione, da una lucida interpretazione etica e morale della società spagnola del tempo.
Il pittore aragonese intendeva scardinare il plasticismo accademico e utilizzare l’arte figurativa come linguaggio di denuncia, come narrazione della Storia dal punto di vista degli umili. Come sottolinea Victor Nieto Alcaide, delegato accademico del Museo, Calcografia e Mostre della Real Academia de Bellas Artes de San Fernando di Madrid e curatore della mostra, «lo stile del pittore si evolve fino alla morte. Dalla pittura convenzionale delle prime opere fino alla fase finale della sua vita, in cui Goya distrugge la sua pittura per crearne una nuova radicale e rivoluzionaria».
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Dalla luce all’ombra
Primo pittore di corte e direttore della Real Accademia di San Fernando, Goya si confrontò con un gruppo di intellettuali desiderosi di scambiare vedute, sensibilità, posizioni politiche, sociali e culturali su quella che fu una lunga e tormentata epoca storica, gremita di trasformazioni e avvenimenti politici, sociali e ideologici.
Nel corso degli anni l’artista abbandonò progressivamente la pittura luminosa dei primi tempi a favore della “pinturas nigras”, un cromatismo caratterizzato da tonalità cupe, sfondi neri, colori fumosi. Soprattutto nella fase della maturità, utilizzò il linguaggio pittorico e incisorio per gridare con forza la sua disillusione nell’efficacia della Rivoluzione Francese e il suo sdegno verso la società, cieca di fronte agli orrori della guerra e totalmente ebbra delle sue vuote frivolezze.
In particolare, il dolore che la battaglia tra spagnoli e truppe napoleoniche provocò in Goya emerge con potenza nella tela 3 maggio 1808 e nella serie di incisioni I disastri della guerra. Osservando tali opere i visitatori possono immediatamente comprendere la presa di posizione del rivoluzionario pittore: non più semplice cassa di risonanza di pompose glorie militari (come era stato per i suoi predecessori), bensì testimone critico e indignato della cronaca a lui contemporanea.
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Le incisioni contro la guerra
Un discorso a parte merita la sezione delle incisioni, tecnica artistica di cui Goya fu eccelso esponente. In mostra ve ne sono alcune famosissime (ad esempio Il sonno della ragione genera mostri), che si accostano alle matrici in rame da cui sono state tratte. Sono loro la vera innovazione di questa grande retrospettiva: dopo il restauro a Madrid, per la prima volta vengono esposte al pubblico, che ha così modo di ammirarle nei loro dettagli originali, nei segni più piccoli e peculiari, alternando ripetutamente lo sguardo tra lastre e stampe.
Le incisioni, soprattutto, hanno permesso a Goya di agire con quella libertà che i committenti delle opere pittoriche non gli concedevano; sebbene non manchino temi di costume – si vedano i celebri Caprichos – la maggior parte delle sue incisioni costituisce una critica, una “ribellione della ragione” di fronte alla mancanza della ragione stessa nelle atrocità belliche.
Goya tuttavia si limita a mostrare con estrema razionalità l’orrore derivante conflitto bellico: descrive e contesta non la singola battaglia, bensì il concetto generale di guerra, mostrandone gli angoscianti risultati.
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L’organizzazione della mostra
“Goya. La ribellione della ragione’” non è una semplice esposizione, ma un vero e proprio progetto che ha richiesto anni di preparazione. Alla mostra infatti si affiancano un ciclo di conferenze e ben quattro pubblicazioni, a partire dal catalogo, edito da 24 Ore Cultura, fino a “Il sonno della ragione genera mostri”, graphic novel nel quale il fumettista e illustratore Otto Gabos dialoga con l’artista spagnolo.
Anche l’allestimento, affidato a Studio Novembre, ha assunto un ruolo determinante per rappresentare al meglio le sfumature cromatiche del pittore. Paola Cappitelli, responsabile sviluppo, mostre e relazioni internazionali di 24 Ore Cultura, ha in tal senso dichiarato: «Studio novembre ha fatto un lavoro umile e rispettoso, tenendosi un passo indietro rispetto all’artista e interpretando il passaggio dalla luce al buio del suo percorso artistico con un rosso molto acceso e un’illuminazione molto particolare, cercando inoltre di enfatizzare stampe e matrici, per poter entrare nel lavoro di Goya e nella sua libertà espressiva».
Promossa dal Comune di Milano – Cultura e prodotta da Palazzo Reale e 24 Ore Cultura-Gruppo 24 Ore, in collaborazione con la Real Academia de Bellas Artes de San Fernando a Madrid e con il patrocinio dell’Ambasciata di Spagna in Italia, dell’Ente del turismo spagnolo e dell’Istituto Cervantes di Milano, la mostra è visitabile fino al 3 marzo 2024.
Per orari e costi è possibile collegarsi al sito web www.palazzorealemilano.it .
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