“Gli amori di Anaïs”: al cinema il film di Charline Bourgeois – Tacquet con Valeria Bruni Tedeschi e Anaïs Demoustier
Dal 28 aprile è uscito nelle più grandi sale italiane “Gli amori di Anaïs”: il primo lungometraggio di Charline Bourgeois-Tacquet che vede protagoniste Anaïs Demoustier e Valeria Bruni Tedeschi.
Anaïs (Anaïs Demoustier) ha trent’anni, è senza un lavoro, vive alla giornata in un appartamento che non può permettersi… e corre. Corre sempre e sembra essere inafferrabile, così come lo sono suoi pensieri. La sua vita è così frenetica che nemmeno il suo fidanzato – di cui lei ogni tanto si scorda – sembra riuscire a fermarla. Un giorno però Anaïs incontra Daniel (Denis Podalydès), un editore che s’innamora immediatamente di lei. Ma Daniel vive con Emilie (Valeria Bruni Tedeschi), un’affascinante scrittrice che, apparentemente in modo inspiegabile, cattura l’attenzione di Anaïs. Le loro strade s’incrociano per un caso fortuito e questo incontro scatena in Anaïs un sentimento che mai aveva provato prima. La ragazza decide così di fare il possibile per incontrare nuovamente Emilie, seguendola ovunque pur di trascorrere del tempo insieme e con lei… fermarsi. Inizia così la storia di una giovane donna irrequieta e di un incontro indimenticabile che le cambierà la vita.
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La protagonista della Bourgeois-Tacquet è un personaggio creato su misura per Anaïs Demoustier, con cui aveva collaborato nel cortometraggio “Pauline Enslaved”. L’Anaïs del film è una giovane donna che segue i suoi impulsi improvvisi: vive il presente senza porsi domande, senza proiettarsi nel futuro. La vitalità e l’audacia che la contraddistinguono la rendono una donna capace di seguire sempre i propri desideri ma la rendono anche una persona irrequieta in costante movimento.
Che si tratti del suo aborto, della malattia di sua madre o della sua carriera accademica, Anaïs sembra non essere molto preoccupata o dispiaciuta. Anzi forse lo è più per se stessa che per gli altri. Una ragazza egoista, diremmo spontaneamente. La stessa protagonista se ne accusa ma la regista dichiara: “Per me è semplicemente una ragazza che è profondamente consapevole della fragilità della vita e che ha deciso di cogliere ogni possibile occasione per essere felice. Corre sempre, senza mai fermarsi, perché è la sua modalità di sopravvivenza, il suo modo di affrontare le avversità. Se si fermasse a dare un’occhiata a ciò che le accade intorno, probabilmente cadrebbe a pezzi.”
Così Charline Bourgeois-Tacquet giustifica la scelta del nome della protagonista: “La prima ragione è che avevo una lista di tre nomi – incluso Anaïs – e quando ho saputo che Anaïs Demoustier avrebbe interpretato la protagonista non ho esitato un secondo. E questo mi porta alla seconda ragione: mi piace molto confondere la finzione con la realtà. Questo personaggio si chiama Anaïs, ma avrebbe potuto chiamarsi Charline, come me. È lei senza essere lei, sono io senza essere me, ma è senza dubbio (insieme ad altre) un mix di lei e di me!”
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L’altra protagonista femminile è Valeria Bruni Tedeschi, perfetta per incarnare una donna sulla cinquantina bella, sensuale e credibile come intellettuale e scrittrice. In un ruolo per lei insolito, l’attrice supera se stessa: grazie a lei, Emilie risulta una donna che può trafiggere con un solo sguardo, esprimendo magnificamente un mix di potenza e fragilità, fino a toccare l’apice della sensualità. Un personaggio che ha aiutato l’attrice a vedere nell’età matura non un qualcosa di negativo ma il massimo grado di libertà.
Il desiderio è il tema dominante del film. Il desiderio inteso nel senso più ampio del termine: la cosa che generalmente ci spinge e ci fa muovere verso gli altri e verso il mondo. Quando Anaïs inizia ad interessarsi a Emilie, lei stessa non sa cosa la spinga verso questa donna: curiosità, attrazione o desiderio di esserle più vicina. A guidarla è anche l’intuizione di avere qualcosa da vivere insieme. Man mano che si approfondisce la storia, la scena si fa sempre più selvaggia, i paesaggi naturali dominano sempre più lo scenario, rendendo tutto più arioso: lasciamo Parigi, arriviamo in un castello della Bretagna in mezzo alla campagna e alla fine ci troviamo al largo, nel mare aperto. E tra Anaïs ed Emilie nasce un desiderio erotico, carnale e profondo, commovente e del tutto inaspettato.
La Bourgeois -Tacquet e il direttore della fotografia Noé Bach ci regalano un film dal montaggio frenetico, impetuoso, veloce. L’energia e il movimento sono conferiti dal dialogo, dalla recitazione e dall’interno delle scene. “Una parola sul dialogo:” dichiara la regista “si dice spesso che nel cinema tutto dovrebbe essere espresso solo attraverso le immagini, ma io non sono d’accordo. Penso che il dialogo possa “guidare” un film, dando all’opera una propria identità e guidandone la regia. La logorrea di Anaïs conferisce immediatamente al film la sua qualità vorticosa. La regia si basa su questa energia del linguaggio e sui movimenti dell’attrice, che per me sono fisicamente legati alle sue parole. L’energia delle parole è anche l’energia dei corpi.”
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Il film mescola sfacciatamente leggerezza e serietà. In esso coesistono diversi registri: umorismo comico, ironico ma anche sentimenti ed emozioni letterali (che si tratti del suo amore per Emilie o della dolorosa realtà della malattia della madre). Questi toni non si escludono a vicenda, anzi, la vita mescola continuamente tutto.
Ma più di ogni altra cosa, “Gli amori di Anaïs” parla di una storia d’amore appassionata che legherà una giovane donna a una donna matura. Senza però risultare un film di “nicchia”: non è un film sulla scoperta da parte di una giovane donna della sua omosessualità. Anche se questo nuovo desiderio turba Anaïs, non mette mai in dubbio il suo orientamento sessuale. È puramente una questione di un desiderio che infrange tutti i confini dati dalla società, in termine di genere e differenze di età. La storia di Anaïs ed Emilie è la storia di un incontro estremamente forte tra due soggettività. Una storia di amore e desiderio che abbraccia anche la mente e l’intelligenza. “Je ne suis pas d’accord”: così Anaïs ci fa capire che rinunciare a una passione è criminale, è un insulto alla vita.