Giuseppe Tomasi di Lampedusa e il tempo dei Gattopardi
Giuseppe Tomasi di Lampedusa, di cui oggi ricordiamo l’anniversario della nascita, si trovò a scrivere della propria infanzia: “Ero un ragazzo cui piaceva la solitudine, cui piaceva di più stare con le cose che con le persone” (I racconti). Lo scrittore siciliano raggiunse il successo grazie al suo romanzo Il Gattopardo che fu pubblicato postumo nel novembre del 1958.
Elena Croce (traduttrice e scrittrice) infatti lo inviò a Giorgio Bassani (scrittore e poeta politico italiano) che lo fece pubblicare con la casa editrice Feltrinelli. Un libro che ha fatto guadagnare al suo autore il Premio Strega nel 1959.
Come mai lo scrittore scelse questo titolo? Il gattopardo deriva dal simbolo che si trova sullo stemma di famiglia ovvero una belva felina che si trova soprattutto nelle coste settentrionali dell’Africa, proprio davanti Lampedusa. “Noi fummo i Gattopardi, i Leoni”, si legge, “quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene; e tutti quanti Gattopardi, sciacalli e pecore continueremo a crederci il sale della terra”.
Nel narrare questa vicenda, Tomasi parla di eventi del suo presente facendo respirare l’aria di sicilianità dell’epoca. Un film di Roberto Andò intitolato Il Gattopardo appunto, narra le vicende di questo racconto. La pellicola uscì nel 2000. In occasione della quattordicesima festa del cinema di Roma, inoltre, è stato proiettato il docufilm Die Geburt des Leoparden (La nascita del Gattopardo) per la regia di Luigi Falorni, una pellicola che mostra la vita dell’ultimo principe di Lampedusa tramite le voci delle persone a lui vicino.
di Alessia Del Re
Foto: macchina da scrivere di Tomasi di Lampedusa: Davide Mauro – Opera propria, CC BY-SA 4.0