Giulia Tubili, una carriera in ascesa e tanta buona volontà
Tra i volti noti del cinema emergente italiano non possiamo non menzionare la giovane romana Giulia Tubili. Classe 1993, l’attrice ha partecipato alla realizzazione di diversi cortometraggi, spot pubblicitari, ha lavorato anche come protagonista per videoclip della Rai. “Eye doesn’t lie”, “Motel”, “Buon viaggio”, “Riflesso”, “Rebel Rebel” sono solo alcuni dei numerosi cortometraggi ai quali Giulia Tubili ha preso parte.
Giulia, come hai scoperto la tua passione?
Devo dire di essere sempre stata molto espressiva. Ad esempio da piccola il mio gioco preferito era il gioco dei mimi; mi piaceva esibirmi e stare al centro dell’attenzione in particolar modo con i miei parenti.Questa cosa col tempo si è rinforzata, in particolar modo durante l’adolescenza. C’è stato un periodo, intorno ai 12/13 anni in cui non sono stata benissimo, avevo anche smesso di andare a scuola e la notte rimanevo sveglia.
Durante quelle notti insonni mi sono avvicinata ancor di più al cinema. Guardavo film in continuazione, anche film non consigliati ai minori a causa dei contenuti osé o violenti. Ma a dirla tutta, prima di entrare nel mondo del cinema mi sono cimentata come fotomodella verso i 18 anni. È stato tutto puramente casuale. Volevo provare ad entrare in contatto con l’obiettivo. È stato poi da lì che ho capito di preferire il cinema; ma continuare a vestire gli abiti di modella ogni tanto non mi dispiace. Lo faccio anche per scardinare un grande tabù che ancora ci accompagna dato che purtroppo c’è ancora chi pensa che un’attrice non possa fare la modella e viceversa.
Queste notti insonni ti hanno portato da qualche parte?
Assolutamente! Dopo aver finito le scuole medie con un po’ di fatica e subito dopo le scuole superiori, decisi di iscrivermi al DAMS, ma non faceva per me. Lì veniva trattato il cinema solo in chiave teorica, di pratico c’era poco o niente. Decisi quindi in un secondo momento di iscrivermi in un’accademia di recitazione ed in seguito di partecipare a dei workshop. Da lì ho preso il via verso la carriera di attrice.
Devi avere un forte carattere per aver affrontato questo percorso a denti stretti. Potresti definirti una persona forte ed estroversa, quindi?
Beh, in realtà ho delle fobie sociali che vanno in contrasto con l’aspetto istrionico del mio carattere. Inizialmente la mia carriera accademica non è stata semplicissima. Non riuscivo a portare a termini alcuni esercizi, sia per motivi fisici che mentali. Ma mi sono fatta forza e sono andata avanti! Inoltre in amicizia ho sofferto molto, ma di questo non ne ho mai fatto mistero, quindi forse, dato questo aspetto, potrei definirmi estroversa.
Meglio il cinema o il teatro?
Il palcoscenico mi fa un po’ paura ed è per questo che mi sento più legata al cinema. Inoltre quest’ultimo è sempre stato la mia casa. Mi piace fare il cinema ma indubbiamente anche guardare, osservare e studiare. So benissimo che è un mondo duro, ma non demordo assolutamente. Non voglio un piano B!
C’è un genere che più ti piace?
Se mi baso su ciò che mi piace guardare, allora posso dire cinema drammatico, ma mi piace tantissimo anche la commedia, infatti molto spesso mi viene consigliato di essere più spontanea ed utilizzare la comicità! E poi mi piacerebbe riportare in auge l’epoca d’oro del cinema, ma mi rendo conto che in Italia non c’è quasi nessuno che sia rimasto legato a quella tradizione.
A quale lavoro a sei particolarmente legata?
L’esperienza più completa per me è stata sul set di “Rebel Rebel” di Elena Carini, dove ho conosciuto Francesca Carrain (altro volto del cinema emergente italiano). È proprio qui che sono venuta a conoscenza dell’alternanza tra tempi frenetici e tempi morti. Girare questo corto mi ha dato la certezza di voler continuare su questa strada.
Hai altre passioni oltre al cinema?
Certo! Mi piace molto scrivere, tant’è che a volte sono io l’autrice dei miei testi. Ho scritto anche dei monologhi e ho vinto un premio di narrativa. Era un’opera che parlava di un attore che lascia la propria carriera per aprire un teatro… insomma, si parla sempre di questo mondo.
Ci sono dei consigli che vorresti dare a chi leggerà questa intervista?
Innanzitutto vorrei ricordare a coloro che vogliano fare gli attori o qualsiasi altro mestiere, che è importantissimo imparare a vivere con i propri mostri. Non bisogna temere di esternare i propri sentimenti, positivi o negativi che siano.
Mentre un consiglio prettamente professionale per agli aspiranti attori è racchiuso nell’idea che se si vuole lavorare nel mondo dell’arte ci si deve ricordare che è importante attingere da qualsiasi cosa e persona, ma per farlo è fondamentale mantenere l’empatia. Ad esempio io sono molto aperta e disponibile a lavorare con altre persone se queste sanno darmi qualcosa. E non parlo di oggetti, ma parlo di insegnamenti, di conoscenze, regali preziosi insomma! Ma soprattutto è importantissimo portare rispetto sul lavoro. Io porto rispetto agli altri ma ne esigo altrettanto. Odio lo snobismo! Molto probabilmente se fossimo più attenti gli uni agli altri sarebbe tutto più semplice.
Per un attore, poi, rimanere umano è alla base, ma a quanto pare non tutti lo hanno capito. Spesso si è troppo superficiali, non si va a fondo, non si conoscono le persone e probabilmente è questo il motivo per cui chi davvero merita di andare avanti purtroppo rimane nell’ombra.Se vuoi raccontare la vita, come pensi di farlo se ti senti superiore agli altri? È solo rimanendo insieme a loro che si impara!
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Servizio di Laura Aurizzi