Giulia Di Quilio, la diva burlesque a Pescara: la mia lotta agli stereotipi culturali. L’intervista
Bella, simpatica ma soprattutto vera: il suo nome è Giulia Di Quilio, attrice di cinema e teatro, una delle più importanti e riconosciute performer di burlesque italiana. La sua semplicità e la sua bontà d’animo colpiscono almeno quanto il suo temperamento forte e “abruzzese” come la sua origine di cui parla con orgoglio.
Con gli spettacoli “Un passato senza veli” e “Gradi Dive del Burlesque“, di e con Giulia Di Quilio drammaturgia di Valdo Gamberutti, l’attrice sarà domani 3 agosto alle ore 21.30, all’arena del Porto Turistico Marina di Pescara per Estatica e nella fattispecie Teatriamoci la rassegna di un altro grande attore abruzzese Federico Perrotta (Uao Spettacoli): accompagnata da una band live di quattro elementi, Giulia o Vesper Julie, il suo alter ego, mette in scena una “danza seduttiva”.
Attraverso la forma del One Woman Show, la Di Quilio nota anche per il film premio Oscar “La Grande Bellezza” di Paolo Sorrentino, la soap “Un posto al Sole” ed il film “Non è vero ma ci credo“, ha deciso di affrontare in modo nuovo la “sua” arte, mescolando prosa e strip-tease, musica e storytelling, per raccontarne le origini: segreti, storie, miti che hanno creato non solo uno stile e un immaginario riconoscibili, ma un vero e proprio mondo di cui è proprio lei a parlare partendo dalla sua quotidianità.
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Chi è Giulia? Qual è la sua quotidianità?
Partiamo subito dal fatto che sono una mamma, e di ben due gemelli, quindi le mie giornate sono scandite dall’impegno che mi danno. Essere madre e dover “educare” i miei figli è in assoluto l’impresa più difficile che mi ritrovo ad affrontare. Il mio mestiere di artista invece è qualcosa che mi viene sicuramente più semplice e spontaneo. Cerco di conciliare entrambi gli aspetti, senza trascurare troppo nessuno dei due: pena la frustrazione!
Tu soprattutto per lavoro, sei poco in Abruzzo, ma cosa porti della tua regione in cuor tuo sempre con te?
Qualcosa di profondamente radicato in me, che risiede nei giorni della mia infanzia, della mia educazione…vengo da una famiglia contadina, quindi: il legame con la terra, con le stagioni, con le cose concrete e materiali e, allo stesso tempo, con qualcosa di ancestrale, che mi prescinde. La forza delle mie radici, insomma.
Quando nasce la tua passione per lo spettacolo? E qual è stata la tua esperienza più bella?
Sin da bambina, quando interpretavo davanti ai miei fratelli più piccoli la piccola fiammiferaia, per intrattenerli: era il mio modo di raccontargli le favole. Poi, via via, questo desiderio è diventato cosciente e mi sono avvicinata al mondo dello spettacolo trasferendomi a Roma e frequentando una scuola di recitazione. Di esperienze ne ho avute tante, e molte le porto nel cuore: diciamo che il percorso complessivo è la cosa più bella! Aver avuto modo di lavorare su me stessa e conoscermi attraverso gli altri, e attraverso i ruoli che mi sono capitati, è stata la vera “esperienza”!
Come ti sei avvicinata al burlesque? Hai mai provato imbarazzo o timore sul palco?
Il burlesque è arrivato in Italia nel 2010. Prima di allora questa forma d’arte non esisteva nel nostro paese ed io ne rimasi subito colpita. Mi sono detta: “posso farlo”!L’esperienza di attrice teatrale alle spalle ed il passato da modella pin-up erano un buon punto di partenza ma alla fine non è comunque stato semplice. Anche io ho dovuto fare i conti con la mia cultura di partenza, che di certo non aiutava: sono cresciuta con una nonna nata negli anni ’20, e il “non sta bene, non si fa” l’ho respirato in casa…E fuori casa non andava meglio. Ancora oggi il corpo delle donne spaventa, così come spaventa l’erotismo e chi ne fa un uso consapevole. Le donne nella nostra società sono iper-giudicate, cosa che ovviamente non avviene per il maschio.
Pensi che oggi, ci siano ancora pregiudizi nei confronti delle donne che come te si dedicano a questo universo erotico e sensuale? Se si perché?
I pregiudizi sulle donne sono infiniti; partiamo dall’aspetto esteriore: sei bella, sei troppo bella, sei magra o sei grassa, sei vecchia o sei troppo giovane. Poi per come ci si veste: ti curi troppo, o troppo poco, sei vestita troppo sexy, oppure troppo trasandata. Giudicare l’estetica delle donne è lo sport nazionale per eccellenza: ognuno lo fa, magari senza rendersene conto, ma alimentando così un’ossessione per l’estetica che non aiuta la liberazione della donna. Poi se entriamo nell’ambito “relazionale” va anche peggio. Essere una donna sensuale ed essere, contemporaneamente, anche madre, in Italia crea un corto-circuito delle sinapsi: non è accettabile, nella migliore tradizione cattolico-provinciale.
Sei mai stata giudicata?
Come qualsiasi donna…Ed è da questa ferita che nasce la mia lotta agli stereotipi culturali. Purtroppo a volte vengo “salvata” perché il burlesque è considerata una forma d’arte e allora vengo quasi idealizzata, ma io sottolineo nuovamente che è il corpo ad essere “arte”. In qualsiasi sua forma.
Quanto conta la bellezza esteriore nel mondo del Burlesque? Ma soprattutto secondo te qual è la vera bellezza della donna e cosa consigli a quelle donne che non hanno un bel rapporto con il proprio corpo?
Ho amato il burlesque sin da subito perché non impone diktat estetici, anzi: il riferimento alle donne del passato ci libera dall’estetica contemporanea che ci vuole tutte baby-face, tutte uguali. Il burlesque è vicino anche alla body-positivity perché le donne del burlesque sono femminili nel loro modo unico e speciale di esserlo: anche i corpi oversize hanno la propria sensualità. La bellezza, infatti, sta nella personalità e nella consapevolezza dei propri mezzi personali. E’ questo che esalta il burlesque. Ed è per questo che, a chi non ha un buon rapporto col proprio corpo, consiglierei un bel corso di burlesque!
Quindi secondo te il burlesque può aiutare una donna a recuperare fiducia in se stessa per esempio? Può aumentare l’autostima?
Assolutamente sì! E’ un percorso che ho sperimentato su di me. Io stessa ho avuto problemi ad accettare il mio corpo, e recitare il ruolo della “femme fatale” mi ha aiutata a “crederci”. Ho sperimentato che potevo sentirmi bella e piacermi, senza giudicarmi. A Pescara sarai con “Un passato senza veli” che ripercorre la storia di celebri dive che in un certo senso con coraggio rompono anche determinati schemi…
Questo spettacolo nasce dalla scrittura del mio libro Eros e burlesque, edito da Gremese nel 2016.
Durante lo studio preliminare su fonti prevalentemente americane (purtroppo le pubblicazioni italiane sul tema erano poche e generiche), mi sono imbattuta in personaggi straordinari. E più approfondivo la ricerca, più queste figure mi parlavano e si imponevano alla mia attenzione. Continuando a studiarle e a raccontarle sulla pagina, mi immedesimavo completamente in loro, ritrovando, tra le pieghe di quelle vite, le mie stesse difficoltà, gli stessi patimenti, gli stessi dubbi.
Il passato non mi era mai sembrato così contemporaneo. Sono state vere Dive marchiate con lo stigma di “stripper” in un mondo in cui la femmina era, perlopiù, casalinga o al massimo maestra o segretaria. Ecco, i personaggi che porto in scena conducevamo, al contrario, esistenze fuori dagli schemi e riuscivano a raccontare dall’interno la femminilità, svelando a molti un immaginario profondo e potente, riscoperto e reinventato nei primi anni 2000 dal movimento del “New Burlesque”, assunto a modello di emancipazione e di libera ricerca espressiva.
Il tuo spettacolo è affiancato dalla cooperativa “On the road” di Massimo Ippoliti, da sempre dalla parte dei deboli ed anche delle donne vittime di violenza: quale ti piacerebbe fosse nello specifico il messaggio della serata?
Sostenere e comunicare l’empowerment femminile, per aiutare le donne ad essere indipendenti economicamente ed emotivamente. In sintesi: lottare per la parità di genere. Si è stimato che la vera parità tra uomo e donna sarà raggiungibile, in Italia, solo nel 2186..Proviamo ad accorciare le tappe!
Quando c’è violenza non c’è amore, come si potrebbe arginare questo fenomeno che ormai implementa numeri di donne vittime di un amore sbagliato?
Partendo dall’amore per se stesse. Sembra banale dirlo, ma l’amore si deve trovare dentro di sè e non fuori di sè…Quando ci si ama non si accettano maltrattamenti e mancanze di rispetto. Dobbiamo darci valore. E non sempre ci risulta semplice, perché spesso nella società o in casa si vuole sminuire o mortificare il ruolo femminile, o non si riesce riconoscerlo. Se si cresce in una famiglia in cui le donne vengono sottomesse e umiliate, purtroppo si cercherà sempre lo stesso modello relazionale.
Tu sei bella, forte, ma anche molto simpatica te la sentiresti di mandare un messaggio positivo a tutte le donne anche a quelle che sono vittime delle proprie insicurezze?
Dobbiamo amarci e credere in noi stesse, ogni giorno, anche quando non riceviamo feedback esterni positivi: “perché io valgo”, diceva un famoso spot…. Giusto! Dobbiamo imparare a comprendere e a comunicare il nostro valore.
Si ricorda che Estatica è possibile grazie alla Camera di Commercio Chieti Pescara, il Marina di Pescara, ed il Comune di Pescara; è la Spray Records, invece, a coordinare magistralmente il corso delle serate.
Articolo di Alessandra Renzetti