Gianluca Grignani e la dignità del dolore: quelle offese che gridano vendetta
Tra i momenti più ricordati della penultima serata di Sanremo 2022 c’è l’esibizione di Irama che, insieme al suo autore Gianluca Grignani, ha riproposto “La mia storia fra le dita”. Quest’ultimo, da tempo nell’occhio del ciclone, è stato criticato per il look: non è apparso in formissima. A questo, si sono aggiunte le voci in merito a una lite tra i due nel camerino.
Gianluca Grignani ha smosso le acque e toccato le coscienze. Ha mostrato carisma e auto-ironia. Ha esibito pubblicamente quel disagio e quel dolore di cui le bocche altrui si fanno eco, spesso tramite giudizi affrettati o censori, irrimediabilmente superficiali o banali.
Esprimono giudizi di merito o valore, palesano una consapevole ipocrisia mascherata da patetica compassione. L’artista non è più il golden boy che negli anni Novanta faceva impazzire le teenager italiane, non solo per l’indubbio fascino che aleggiava sulla sua presenza, ma anche per la qualità di alcuni brani che hanno scalato i vertici delle classifiche tricolori.
Gli stessi dei quali, trent’anni dopo, siamo ancora a parlare. Qualche merito artistico, insomma, lo avrà anche avuto. Affermate anche il contrario, se volete, ce ne faremo una ragione.
É diventato un adulto di mezza età con tutte le sue sofferenze e le sue, tante, dipendenze, districandosi dinanzi a quel percorso minato che la vita gli ha apparecchiato. Ha attraversato vicoli bui dove si è perduto e ha provato a uscirne, a volte da solo, a volte stringendo una mano tesa verso di lui in segno di aiuto.
Gianluca Grignani ha commesso tanti errori, lo sa bene. Non deve essere pontificato e neanche compatito. Tutt’al più compreso. Nel 1995, quando portò a Sanremo “Destinazione paradiso”, dichiarò senza mezzi termini che gli era capitato di pensare al suicidio. “L’ho scritta perché mi volevo ammazzare”, disse con tutta l’ingenuità del mondo, raggelando la sala stampa. Solo dopo vennero alla luce i suoi traumi subìti in infanzia.
Caduto e rialzatosi più volte, ha calcato il palco dell’Ariston, ieri, 4 febbraio 2022, con una dignità esemplare. Ma non è bastato, perché la sua esibizione, certamente non indimenticabile, si è trascinata tra esternazioni d’incomprensibile ilarità da parte di una certa fetta di pubblico quanto mai ipocrita, e velleità di giudizi da psicologi del web francamente stucchevoli.
“Io mi vergognerei. Non se fossi in lui. Se fossi in voi. Voi che avete scritto cose orribili, che vanno oltre il legittimo diritto di critica. Che l’avete deriso e offeso senza capire. Siete dei miserabili. Ha più dignità lui nel farsi vedere così, sofferente, esagerato e incerto, che voi nel massacrarlo. Io oggi sto dalla parte di Gianluca Grignani. E grazie a Irama per essere stato anche lui dalla sua”, ha scritto il giornalista Massimo Cotto.
La verità è che l’autore di “Falco a metà” ha messo la faccia laddove i più non mettono neanche il nome, trincerandosi dietro l’anonimato o giocando nelle piazze virtuali dei social network. Come si può sopportare una mezza gogna mediatica (perché in molti, invece, hanno preso la parte dell’artista), dove un uomo in difficoltà viene deriso, umiliato, ricoperto di meme insultati?
Come si può soprassedere di fronte a un tiro al bersaglio del genere? Ridere delle difficoltà altrui è atto vile e meschino. Lontano dal fare sociologia spicciola e trattati di moralità, ma indignarsi a circostanza è quanto di peggio si possa accettare. O sempre, o mai.
Il Festival di Sanremo, cosa intende fare: parlare di disagio, sofferenze e problemi sociali senza mostrarne il volto? Preferisce infiocchettare una triste realtà e discuterne con lectio magistralis, oppure vuole farla vedere, esibirla agli occhi dell’umana comprensione?
E il pubblico del Festival di Sanremo che piange di fronte ai monologhi della Cesarini, ma che non capisce le provocazioni di Zalone, che tipo di pubblico esattamente è? Sono gli stessi che deridono e perculano Gianluca Grignani, un uomo che tra mille difficoltà sta provando a rialzarsi?
A chi, insomma, vuole parlare il Festival della canzone italiana? E come intende farlo?
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