Gianfranco Continenza: le mie chitarre in rete per guardare oltre
Chitarrista e compositore, nato a Torino nel 1968, Gianfranco Continenza ha cominciato a suonare la chitarra all’età di 8 anni, ereditando la passione dal padre Nino Continenza, chitarrista jazz. Più tardi, trasferitosi a Pescara, ha sviluppato un talento nella chitarra classica e nella chitarra moderna, studiando e suonando in varie formazioni lavorando in studi di registrazione e acquisendo progressivamente esperienza come insegnante di strumento.
In questi giorni, la sua musica e i suoi consigli riempiono i social, tra podcast, videotutorial e livestreaming. Come abruzzese è stato tra i primi a riempire di contenuti di qualità le piattaforme World Open Music e MusicAq che di recente ha lanciato una webradio.
Continenza ha suonato molto negli Usa dove si è trasferito nel settembre del ’91, ad Hollywood, in California, lì dove c’è il Git (Guitar Institute of Technology), specializzandosi in differenti stili musicali (jazz, fusion, blues, funky, rock, latin, R&B e country) con maestri del calibro di Joe Diorio, Don Mock, Scott Henderson, Ron Eschéte, Peter Sprague, Howard Roberts, Jennifer Batten, Steve Trovato, Gary Willis, Jeff Berlin, Jamie Findlay, Jeff Richman, Tommy Tedesco e Mike Miller. Il diploma a settembre dell’anno successivo con una media perfetta.
Guadagnata la fama di Jazz/Fusion guitar wizard, ha suonato e registrato con molti artisti di fama mondiale, fondando gli Hcl Funk Reaction, insieme a Francis Hylton (Incognito) al basso e Rick Latham (B.B. King) alla batteria. Fortunati i loro concerti in Europa.
Tornato in Italia, affianca da allora l’insegnamento alla carriera di musicista e compositore. Nel ‘94 ha fondato a Pescara il Pmi (Professional Musicians Institute) e nel ‘98 la Cma (Contemporary Music Academy) in cui insegna chitarra jazz/fusion. È professore di chitarra jazz e teoria musicale al Conservatorio “L. D’Annunzio” di Pescara. Ha suonato e registrato con artisti di fama mondiale come Bill Evans, Joe Diorio, Mark Egan, Don Mock, Bob Mintzer, John Beasley, Michael Manring, Tetsuo Sakurai, Jeff Richman, Scott Kinsey, John Stowell, Jamie Findlay, Barrett Tagliarino, Richard Smith e Cathy Segal-Garcia.
Dal 2000 si occupa di una rubrica di chitarra jazz sul sito nazionale jazzitalia.net, e dal 2010 scrive lezioni di chitarra jazz sulla prestigiosa rivista americana Just Jazz Guitar.
Nel 2008, per la Esc Records ha prodotto l’album solista The Past Inside The Present, a cui hanno partecipato Bill Evans al sax e Scott Kinsey alle tastiere, conquistando il primo posto nella classifica Tower Records degli album di chitarristi jazz, mantenendolo per più di 3 settimane, e risultando il secondo album più venduto degli artisti della ESC Records per il 2008.
Sempre per la Esc Records è apparso come leader in due album tributo alla Mahavishnu Orchestra, «Mahavishnu Re-Defined», Vol I e Vol. II, del 2008: una traccia in cui ha curato l’arrangiamento del celebre brano di John McLaughlin «One Word» (con Mark Egan, Alessandro Centofanti e Walter Martino) e una sua traccia originale, «Mahavishnology», (con Michael Manring, Alessandro Centofanti e Walter Martino).
Ha suonato come leader al Bratislava Jazz Days 2008, uno dei festival jazz più importanti in Europa. Nel 2010 ha prodotto l’album «Face The Truth», a cui hanno partecipato Don Mock, Bob Mintzer, John Beasley, Michael Manring, Tetsuo Sakurai, Walter Martino, Alessandro Centofanti, Sergey Boykov, Ernesttico, Dino D’Autorio e molti altri. Del 2013 è il suo album «Dusting the time» (Videoradio 2013), che è stato definito uno dei migliori Cd Jazz/Fusion dell’anno nel numero di marzo 2014 della storica rivista americana Guitar Player.
Continenza, come sta vivendo questi giorni?
“Non è un periodo facile per nessuno”, spiega. “Praticamente il mio problema principale, essendo docente di chitarra moderna, è legato al modo con cui erogare lezioni. Devo affidarmi a piattaforme come Skype. Per il resto, passo il tempo suonando e componendo. Cerco di distrarmi con l’arte, non c’è molto altro da fare”.
Sicuramente ascolterà molta musica. Quali sono le sue preferenze?
“Ascolto un po’ di tutto. Il mio genere si chiama Fusion proprio perché contiene vari generi, a partire dalla musica classica. In questi giorni sto studiando le Quattro stagioni di Vivaldi cercando di trasporre su chitarra le parti degli archi. Non mi do molti confini, mi piace anche il jazz classico e poi le sue evoluzioni, verso il Fusion appunto.
Cosa vuol dire per lei “resistere” in questo tempo?
Resistere è andare contro l’incognita del futuro, perché non sappiamo né quando, né come finirà questa storia. Quindi semmai bisogna avere fiducia, ottimismo e non buttarsi giù. Resistere vuol dire anche quando mi affaccio alla finestra e vedo una bella giornata, sperare che il futuro migliore arrivi presto. La mia musica mi aiuta a sperare.