Quella volta in cui George Orwell incontrò Ignazio Silone
“Ignazio Silone è certamente tra i più interessanti scrittori emersi negli ultimi cinque anni. Il suo “Fontamara” è uno dei titoli più brillanti della Penguin Library.” Così scriveva George Orwell nel 1939.
In Inghilterra la fama dello scrittore abruzzese negli anni ‘30 si diffuse grazie alla presenza di “Fontamara” nel catalogo della Penguin Books, la prima casa editrice a inventare la formula dei libri tascabili, disponibili a un prezzo accessibile e facilmente reperibili anche fuori dalle librerie.
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Il 9 settembre del 1943 tutte le prime pagine dei giornali italiani annunciavano a caratteri cubitali la firma dell’armistizio. Il paese si stava avviando a vivere gli ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale. Se quello stesso giorno qualcuno si fosse sintonizzato sulle frequenze dell’Eastern Service della BBC, avrebbe potuto ascoltare una trasmissione introdotta dal tipico grugnito dei maiali.
Poco dopo, una voce narrante avrebbe iniziato a raccontare una storia, ambientata in una fattoria del Canton Ticino. Il titolo della storia era “The Fox” (La Volpe), un adattamento per la radio di un breve testo pubblicato pochi anni prima. L’autore del racconto era uno scrittore italiano in esilio, Ignazio Silone. L’adattamento radiofonico portava la firma di Eric Blair, meglio conosciuto come George Orwell.
Qualche anno dopo, come riporta la Piccola Biblioteca Marsicana, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, Orwell avrebbe finalmente conosciuto il famoso scrittore d’Abruzzo.
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Nel gennaio 1946 Ignazio Silone si trovava a Londra su invito del Partito laburista per discutere in forma ufficiosa i termini del Trattato di Pace. In quell’occasione incontrò più volte George Orwell, che avrebbe fatto tesoro di quei momenti fino alla fine dei suo giorni.
Fu lui stesso a documentare alcuni momenti delle loro conversazioni. In una lettera all’antropologo Geoffrey Gorer, datata 22 gennaio 1946, si legge:
“Ieri ho portato Silone e sua moglie fuori a cena. Sarebbero rimasti qui solo per pochi giorni ed erano stupiti dal cibo, tutti gli inglesi incontrati a Roma gli avevano riferito che qui stavamo morendo di fame.”
La figura di Silone accompagnò Orwell fino alla fine dei suoi giorni, soprattutto in virtù di una connessione intellettuale non da poco. Da una sua lettera del 1949, scritta mentre era ricoverato in ospedale, si evince il desiderio dello scrittore inglese di trovare rifugio in un posto caldo, in compagnia di una persona stimata con cui condivide una forte intesa intellettuale. Questa volontà pare lenire le sofferenze causate dalla tubercolosi, accentuatasi in uno dei periodi di maggiore lavoro che lo avrebbe condotto a pubblicare entro qualche settimana “1984″.
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