George Lucas: universi infiniti, religione jedista e integralismo intergalattico
“I sogni sono estremamente importanti. Non si fa niente che prima non venga immaginato”
Di sogni e immaginazione, la carriera e la vita di George Lucas, ne sono costellati. Il padre di Guerre Stellari, della saga di fantascienza più amata di tutti i tempi, spegne oggi 80 candeline, ognuna delle quali potrebbe raccontare una diversa sfumatura della propria esistenza spesa a sognare e a far sognare. Dal primo episodio datato 1977 a quelli successivi, nella veste di regista o sceneggiatore, il padre di tutti gli Jedi si è ritagliato anche e soprattutto un ruolo di culto all’interno di una fan base mondiale integralista e conservatrice come pochi.
Non è un caso che dal franchise di Star Wars sia anche nato movimento divenuto ben presto filosofia di vita: il Jedismo. Nato agli inizi del 2000 un po’ per gioco, un po’ per scherzo, un po’ come forma di credo esasperato dalle vicende della saga, ha visto “arruolare” sempre più persone. Un movimento partito dal sottobosco ma che ben presto è passato sotto le luci della ribalta, al tal punto da affascinare George Lucas stesso che, nel giro di poco tempo, ne è diventato anche una sorta di padre spiriturale.
Il Jedismo si compone di 21 massime, tutte basate sul codice morale e spirituale degli Jedi, ma anche su ciò che loro, nelle pellicole che li hanno visti per protagonisti, sono stati in grado di insegnare ai propri discepoli. E così, da una manciata di esaltati, si è passati nel giro di neanche venti anni, a più di un milione di credenti jedisti. Come era inevitabile che fosse, il culto si è dovuto dotare di una struttura gerarchica, con leader, ruoli e partecipanti in vario modo e misura.
Ci sono i semplici apprendisti, cioè coloro i quali, da neofiti quali originariamente sono, devono formarsi per seguire le orme dei loro maestri. Poi c’è il Cavalierato, stato più avanzato della cultura jedista, composto da chi ha già trovato la propria strada e la propria disciplina. C’è anche un Consiglio studiato appositamente per monitorare il rispetto del credo e la giusta applicazione dello stesso da parte dei suoi fautori; può anche celebrare riti e matrimoni per chi sceglierà di unirsi nella Forza.
Guai, però, a parlare di religione, per lo meno nel senso più stretto, conservatore e tradizionale del termine. Lo stesso Lucas in qualche modo ne ha preso le distanze da questo concetto, anche perché ciò che nasce per divertimento, passione, amore, non può e non deve evolversi in qualcosa in grado di dividere piuttosto che unire. La Forza non sarebbe d’accordo, appunto.
“Ho inserito il concetto di Forza nel film nel tentativo di risvegliare nei giovani un interesse verso la spiritualità. Una fede in Dio, più che in un determinato sistema religioso. L’importante è porsi le domande giuste“, disse il regista e sceneggiatore per meglio spiegare il concetto presente nei film. L’importante è porsi le domande giuste, vero, verissimo. Ma anche sognare a occhi aperti e credere che una passione possa condizionare la nostra vita al tal punto da migliorarla ci sempre un buon prospetto.