Kafka, l’antieroe pop
“Racchiuso nelle mie quattro mura, mi sono trovato come un immigrato imprigionato in un paese straniero”. Oltre 100 anni fa Franz Kafka scriveva queste parole.
E sono 100 precisi, invece, gli anni passati dalla morte dello scrittore boemo di fine ‘800. L’eroe antieroe autore di pietre miliari come “La metamorfosi” e “Il processo” moriva dopo mesi di agonia a Kierling, in Austria, il 3 giugno 1924.
In questi giorni in più parti d’Italia viene ricordato con mostre, spettacoli e riletture di alcuni suoi passi fondamentali e la corrispondenza con Max Brod, al quale fece leggere per primo il racconto “Descrizione di una battaglia” del 1905. Fu proprio da questo prodromo e alla spinta datagli dall’amico che Kafka continuò nel suo percorso letterario, consegnando alla storia modelli di brutalità, angosce, conflitti interiori e familiari, storie di alienazione.
Dalla sua penna uscirono labirinti psicologici difficilmente pareggiabili. Gran parte dei suoi scritti sono un’allegoria sull’umanità che è continuamente disorientata, smarrita. Che vive appunto una situazione assurda, paradossale. Dove c’è una ricerca estenuante del colpevole più che della colpa.
E da qui deriva proprio il modo di dire “situazione kafkiana”.
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Kafka è stato un esponente del modernismo nonché anticipatore del surrealismo. Una continua crisi interiore descritta attraverso altro, che molti critici hanno definito “allegorismo vuoto”. In particolare ne “La metamorfosi” è palese l’allegoria riguardo la situazione alienata dell’uomo moderno all’interno della famiglia e della società. Da qui il boemo volle comunicare la condizione isolata che vivevano i cosiddetti “diversi” che non riuscivano a comunicare con i propri simili.
Questa sua capacità di trattare argomenti del genere derivava dal suo essere un individuo sensibile, un fatto eccezionale per gli inizi del ‘900. Un personaggio ossessionato dal sesso, ma non dalla carnalità. Ebreo ma non strettamente legato alle sue radici. Complicato in ogni aspetto della sua vita. Anche nei rapporti difficili con il padre, persona che influì nella sua opera. Di contro descrisse la madre era una donna timida.
A cento anni dalla sua scomparsa, molte delle angosce e delle situazioni da lui descritte sembrano essere purtroppo attuali. La regista Agnieszka Holland ha deciso di omaggiarlo con un biopic cominciato a registrare ad Aprile, dal titolo “Franz”. A Cannes ha presentato la sua opera descrivendo lo scrittore di Praga con queste parole: “Kafka è per me la giovinezza, Praga senza i turisti, i miei studi da ragazza. Per me Franz Kafka è un vero eroe pop, i giovani di oggi possono capirlo molto meglio che in passato. Per questo abbiamo deciso di farlo rivivere in un film che non sarà un santino. Kafka è eroe e antieroe. Ma i suoi incubi sono una terribile anticipazione del nostro passato e presente”.