Franco Nero, l’attore versatile che stregò Buñuel, Corbucci e Zeffirelli
“Ford aveva John Wayne, Leone aveva Clint Eastwood, io ho Franco Nero”. Sergio Corbucci la sapeva lunga. Per la sua prestanza fisica e il “cipiglio da valoroso” fin dagli esordi Nero ha incarnato “una bellezza maschile molto ‘americana’”, segnalandosi infatti all’attenzione di John Huston che gli affida il ruolo di Abele nel kolossal La Bibbia (1965), cui seguirà la notorietà definitiva raggiunta con Un tranquillo posto di campagna (1968), primo di una serie di titoli da lui interpretati nel tempo in coppia con Vanessa Redgrave.
In seguito ha interpretato numerosi film appartenenti al filone del giallo politico italiano (Il giorno della civetta, 1968; Il delitto Matteotti, 1973; Marcia trionfale, 1976; ecc.) e qualche western all’italiana (Django, 1966 – a proposito di Corbucci).
Tra i suoi migliori titoli, Querelle de Brest (1982) di Rainer Werner Fassbinder, Il giovane Toscanini (1988) di Franco Zeffirelli, Diceria dell’untore (1990) di Beppe Cino, Fratelli e sorelle (1992) di Pupi Avati, Jonathan degli orsi (1994) che ha anche sceneggiato e prodotto.
Dopo essere apparso in 2012 – L’avvento del male (2001), ha recitato in diversi film sperimentali di Louis Nero, debuttando inoltre nella regia con Forever Blues (2006). All’attività cinematografica affianca, fin dalla metà degli anni settanta, una notevole produzione televisiva che lo vede protagonista in decine di miniserie e fiction. Nel 2011 ha ricevuto una stella nella Italian Walk of Fame a Toronto, in Canada.
Non solo. “Ho avuto la fortuna di lavorare con i più grandi registi al mondo ma, forse, uno dei personaggi che ricordo con maggiore affetto è Luis Buñuel”. Così Franco Nero che oggi compie 80 anni.