Follia in Texas: irrompe a scuola e uccide 18 bambini. La mente va alla strage della Columbine High School
Una tragedia che colpisce il Texas e gli Stati Uniti, ma che rievoca gli spettri della strage della Columbine High School in Colorado avvenuta il 20 aprile del 1999. Le modalità sono similari, così come l’impatto sull’opinione pubblica. Il bilancio di quanto accaduto ieri alla scuola elementare “Robb Elementary School” di Ulvade è drammatico: 21 morti, di cui 19 bambini e 1 insegnante. Altre persone sono rimaste ferite in modo più o meno lieve. Si tratta di uno tra gli episodi più sanguinosi mai avvenuti su suolo statunitense, chiaramente con riguardo alle circostanze descritte.
Le motivazioni, se così vogliamo chiamarle, all’origine del gesto di Salvador Ramos, ex studente della suddetta scuola, non sono ancora state rese note. Probabilmente non lo saranno mai. Un agente, per disinnescare la furia omicida di Ramos, lo ha colpito a morte. Secondo una prima ricostruzione dei fatti, il giovane si sarebbe recato sul posto intorno alle tredici, ora locale, e avrebbe scatenato la propria follia sparando a una manciata di persone. Era armato di pistola ma, come specificato da Greg Abbott, governatore dello Stato del Texas, forse anche di un fucile.
Prima di irrompere a scuola, l’omicida ha sparato alla nonna che si trovava nella sua abitazione. Non è morta, ma è rimasta ferita e probabilmente lei stessa ha lanciato l’allarme. Polizia e sanitari sono arrivati con prontezza all’istituto, secondo alcune fonti già sei o sette minuti dopo l’ingresso di Ramos nell’edificio.
Durissima la presa di posizione di Steve Kerr, allenatore della squadra di basket dei Golden State Warriors, impegnati a Dallas contro i Mavericks in occasione delle finals di conference in Nba. Parole che non lasciano scampo a repliche (qui il video)
Una strage che torna ad alimentare le polemiche sulla facilità con la quale la popolazione statunitense riesce a entrare in possesso di armi. Si rianima il dibattito tra democratici e repubblicani, tra sovranisti e progressisti, tra cattolici e integralisti. In molti fanno leva sul secondo emendamento della Costituzione americana che garantisce il diritto di possedere un’arma da fuoco per giustificarne la proprietà. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, al Congresso ha detto “possiamo e dobbiamo fare di più. E’ il momento di trasformare il dolore in azione. Quante decine di bambini, che hanno assistito a quello che è accaduto, vedono i loro amici morire come se fossero su un campo di battaglia?”.
Anche l’ex presidente, Barack Obama, non ha nascosto la propria rabbia. Lui che era il numero uno del Paese nel 2012, l’anno del massacro della Sandy Hook Elementary School nel Connecticut. In quella circostanza Adam Lanza, uno studente di vent’anni, irruppe nell’istituto e aprì il fuoco all’impazzata uccidendo ventisette persone, di cui venti bambini, suicidandosi prima dell’arrivo della polizia. Sparò con le armi di proprietà della madre che lui stesso uccise prima di andare a scuola.
Nel 2007, nell’università Virginia Polytechnic Institute and State University, in Virginia, avvenne una strage ancora più grave, in termini di numeri. L’allora studente Cho Seung-hui, di origine sudcoreana, uccise trentatré persone, ne ferì altrettante e poi si tolse la vita sparandosi al volto con un colpo di fucile.
Impossibile, poi, dimenticare la strage della Columbine High School. Eric Harris e Dylan Klebold, due studenti, fecero il loro ingresso nella scuola con l’obiettivo premeditato di togliere quante più vite possibili. Uccisero dodici studenti, una professoressa e ferirono circa trenta persone.
L’episodio ebbe una eco pubblica straordinaria, alimentato da polemiche di ogni genere e tipo, da chi colpevolizzava la musica heavy metal o l’hard rock più in generale (vennero incolpati anche Marilyn Manson e Rammestein, artisti amati da entrambi i killer che li avrebbero ascoltato per darsi la carica prima di compiere il massacro), chi l’indifferenza delle famiglie al disagio giovanile dei propri figli e chi riconduceva la causa del fatto al secondo emendamento. Venne puntata l’attenzione anche su “Natural Born Killers“, pellicola del 1994 diretta da Oliver Stone con protagonisti Woody Harrelson e Juliette Lewis, che, secondo alcuni, era tra i film preferiti dei due assassini.
Partì la classica disamina sociologica che, all’atto pratico, non portò a nulla di concreto.
Un episodio che influenzò moltissimo anche la cinematografia. Il regista statunitense Michael Moore, noto per le sue posizioni antirepubblicane, colse lo spunto per girare uno dei suoi docufilm più celebri e crudi, “Bowling a Columbine” (che nel 2003 vinse anche il premio Oscar come “miglior documentario”). Sempre nel 2003 il regista Gus Van Sant pubblicò “Elephant“, film angosciante, claustrofobico e spietato (anche vincitore della Palma d’oro come “miglior film”) che tentò di ricostruire i fatti della strage alla Columbine High School.
Cosa è cambiato in tutti di questi anni di aspri dibattiti e tentativi di porre fine o, almeno, evitare tali stragi? Nulla.
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