A Firenze riaprono gli Uffizi. Ridotta della metà la capienza dei visitatori
Sono passati quasi tre mesi da quando quella saracinesca chiamata lockdown si è abbattuta sull’Italia con tutta la sua forza dirompente. Chiusura totale e quarantena. Tutti a casa. Anche se per un periodo che ora ci sembra chissà quanto lontano, poiché lentamente cerchiamo di riappropriarci della vita di tutti i giorni, è stato difficile accettare un cambiamento così radicale e così repentino. L’arte – lato sensu – l’abbiamo vista solo dietro lo schermo di una televisione, di un pc o di un cellulare, alimentando quel distacco fisico che non dovrebbe appartenere alla stessa che, invece, dovrebbe avvicinare anziché distanziare. Ma è andata così, non possiamo farci nulla.
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Dopo quasi tre mesi, però, le Gallerie degli Uffizi di Firenze, uno dei luoghi più visitati al mondo, sono pronte a riaprire al grande pubblico. Il 3 giugno – segnatevi questa data – potremo tornare a visitarle. Chiaramente si saranno delle rigide misure di sicurezza da rispettare, come il sottoporsi al termoscanner, ma anche come una costante e reiterata igienizzazione e sanificazione dei locali. Le entrate saranno contingentate, per un massimo di 450 persone a visita. Non di più. Come riportato dal quotidiano Open, sono circa dodici i milioni di euro derivanti da mancati introiti persi in questi mesi. Un danno economico senza precedenti.
Così Eike Schmidt, direttore degli Uffizi, intervistato dal quotidiano: “La riapertura con una compresenza di visitatori dimezzata, servirà solo a limitare le perdite. Il lockdown è stato un momento per ripensare il ruolo dei musei. Ci siamo sentiti in dovere di aprirci virtualmente a pubblici diversi. Per parlare agli adolescenti, abbiamo creato dei tormentoni con le nostre opere d’arte su TikTok. Spero che le persone inizino a visitare le città in maniera più lenta, che stazionino più giorni nello stesso territorio per conoscerlo meglio. Firenze non è solo Duomo e Uffizi, ci sono tante chiese anche piccole che nascondono opere d’arte grandiose. Un altro cambiamento che mi aspetto dal post pandemia riguarda la concezione dei musei. Non sono luoghi da visitare una volta nella vita, ma delle vere e proprie librerie da consultare periodicamente per approfondire l’arte che più ci interessa”.