Fiorella Mannoia in concerto a Siracusa, Live report 19/07/22
La cosa più difficile da fare in un concerto di Fiorella Mannoia è quella di scattare le fotografie. Questa difficoltà, abituale in un qualsiasi spettacolo dal vivo, nel caso della Mannoia diventa quasi un’impresa perché l’artista ha l’abitudine di esternare la sua natura recitativa che viene dal suo passato di controfigura nel mondo del cinema. Una caratteristica che ha sviluppato nel corso degli anni, anche quando è passata a esibirsi prevalentemente nelle vesti di cantante, tanto da ritrovarsi a proprio agio con una spontaneità inaspettata nel film 7 minuti di Michele Placido che l’ha voluta tra le protagoniste nel 2016.
Queste sue capacità interpretative hanno raggiunto un livello così sofisticato e adulante agli occhi degli spettatori di tutta Italia. L’esecuzione delle canzoni che di volta in volta propone nelle sue scalette sono delle rivisitazioni personali e recitative dei testi che consentono di vederla immersa nei versi con tutta la sua umana sensibilità. Senza trascurare la sua irrefrenabile voglia di ballare, muoversi e prendere possesso del palco, come una scena da improvvissare di volta in volta, nelle impennate e nelle cadute delle tonalità delle canzoni che sta cantando.
È questo particolare che conquista il pubblico dei suoi concerti. Questo rapporto diretto con gli spettatori sugli spalti, il loro coinvolgimento sin dai primi minuti della sua apparizione sul palco, quelle brevi premesse prima di ogni singola canzone con le quali Fiorella si apre alla platea senza alcuna remora, comunicando e condividendo le sensazioni emotive, la passione per questo mestiere d’artista che porta in giro per le città italiane da oltre cinquanta anni.
Anche la scelta dei pezzi da eseguire non è mai banale perché la Mannoia, da artista ma anche da donna che si occupa e vive personalemente la società del suo tempo, con tutte le sue sfacettature, positive e negative, descrivendoci la crudeltà dell’essere umano ma anche la speranza di cambiare un mondo che la stoltezza e la presunzione di uomini di potere stanno portando all’autodistruzione, più di quando una frase così possa rappresentare un mero luogo comune.
Ieri sera, davanti alle gradinate bianche dello splendido Teatro Greco di Siracusa, Fiorella Mannoia non si è risparmiata neanche un secondo nella durata del suo concerto. Due ore e mezza di spettacolo, un lunghissimo bis fuori dai canoni tradizionali ai quali siamo abituati con altri artisti. Spaziando tra la sua recente produzione discografica e le sue inimitabili esecuzioni delle canzoni della sua lunga carriera, che hanno rappresentato e rappresentano l’attaccamento affettivo del suo pubblico, immerso in quella irresistibile voglia di cantare e di ballare insieme alla protagonista.
Non sono mancati gli omaggi ai grandi interpreti della canzone italiana che l’artista ha voluto nominare col dovuto ringraziamento per i capolavori creativi che ci hanno lasciato in eredità che, ha sottolineato a dire, dovremmo riconoscere tutti, oltre a lei stessa come artista. Ed ecco l’omaggio a Lucio Battisti, più volte a Lucio Dalla, Fabrizio De Andrè, Fred Bongusto. Ad altri maestri che abbiamo occasione ancora di ascoltare nei teatri, antichi o moderni che siano, fra tutti Francesco De Gregori impegnato anch’egli in tour in questo periodo con Antonello Venditti.
I concerti di Fiorella Mannoia sono sempre un’occasione di riflessione sulle tematiche a lei più care. Il ruolo bistrattato e violentato, spesso anche annientato, della donna nella nostra società. I civili uccisi nelle guerre, tra loro tantissimi, troppi bambini, come da sempre denunciato fino alla morte dal compianto Gino Strada, omaggiato anche lui con la sua ong Emergency con lo straccetto della pace annodato sull’asta del microfono.
Fiorella Mannoia è tra le artiste più esposte personalmente sulle problematiche e le contraddizioni del mondo in cui viviamo. Non si è mai sottratta a qualsiasi occasione per manifestare il suo dissenso sulle arroganze e le storture che gli umili hanno sempre subito, sia che si sia trattato di esprimere il suo pensiero contro la corruzione del mondo politico, sia che si sia trattato di difendere apertamente il diritto al lavoro e alla salute, come quello rivendicato dagli operai dell’Ilva di Taranto.
La sua umanità, la sua spontaneità nel regalare al pubblico la sua voglia di vivere e di lottare raggiungono nei suoi concerti l’apice quando le prime note de Il cielo d’Irlanda vengono suonate dal suo straordinario gruppo che l’accompagna da anni nei concerti. Questo inno rivoluzionario che apre la speranza e la voglia di cambiamento, Fiorella Mannoia lo ha sempre utilizzato come pretesto per entrare in contatto diretto con il suo pubblico. Un rito che si è ripetuto anche ieri sera, quando l’artista accompagnata da un seguito di addetti alla sicurezza, ha abbandonato il palco per immergersi tra gli spettatori sugli spalti, cercando e trovando quel contatto umano che fa della vita umana il tocco magico e il messaggio di pace che ha lanciato al pubblico presente sventolando la bandiera della pace, fedele compagna di ogni sua esibizione.
Si ritorna a casa ricaricati di una vitalità tarpata per troppo tempo dalla nostra assurda rassegnazione e distrazione, alla fine di ogni concerto di Fiorella Mannoia. Rinasce e si esterna in ogni singolo astante la voglia di riprendere in mano la propria vita, che è anche quella degli altri, perché sia assurda e complessa, ma anche perfetta. Perché a renderla benedetta, alla fine, dipende solo da noi.
Testo e foto: Piero Buscemi / Girodivite