Filippo e Filippino Lippi tra ingegno e bizzarrie: la preziosa mostra ai Musei Capitolini
Fino al 25 agosto le storiche sale di Palazzo Caffarelli ai Musei Capitolini ospitano una rara e preziosa esposizione, che mette a confronto due protagonisti assoluti del Rinascimento: Filippo e Filippino Lippi, rispettivamente padre e figlio.
Filippo Lippi: l’amore per l’arte e per Lucrezia
La mostra Filippo e Filippino Lippi. Ingegno e bizzarrie nell’arte del Rinascimento, allestita nella sede di Palazzo Caffarelli ai Musei Capitolini, si pone un duplice ambizioso obiettivo: da un lato illustrare in chiave intimista il legame familiare tra Filippo Lippi (1406-1469) e Filippino Lippi (1457-1504); dall’altro evidenziare come i due pittori toscani hanno vissuto da protagonisti la stagione artistica a cavallo tra XV e XVI secolo, da Firenze a Roma.
La storia familiare dei Lippi è estremamente singolare e pertanto degna di nota. Come conferma lo storico aretino Giorgio Vasari, Filippo Lippi, maestro di Sandro Botticelli, entrò in convento all’età di soli otto anni. Sin dalla gioventù dimostrò il suo eccezionale talento, diventando ben presto l’artista prediletto di Cosimo de’ Medici.
Nel 1456 Filippo, che all’epoca rivestiva l’incarico di cappellano nel convento di Santa Margherita di Prato, stava realizzando la pala con La Madonna che dà la cintola a San Tommaso e chiese alla badessa se potesse prendere ispirazione dal volto di una giovane suora, Lucrezia Buti.
I due con il passare dei giorni si innamorarono, così Filippo inscenò un finto rapimento durante una processione e nascose l’amata nel suo domicilio di Prato. Ne derivò un enorme scandalo, ma grazie alla mediazione di Cosimo il Vecchio, papa Pio II concesse alla coppia la dispensa dai voti ecclesiastici. Dall’unione di Filippo e Lucrezia nacque nel 1457 Filippino Lippi che ereditò dal padre l’ingegno e il talento artistico.
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Filippino Lippi: lo straordinario talento ereditato dal padre
Pochi anni dopo la morte del padre, Filippino entrò nella bottega di Sandro Botticelli. Il rapporto tra Botticelli e i due Lippi fu molto particolare. Botticelli aveva appreso i rudimenti di pittura e di stile proprio da Filippo Lippi.
Nella bottega di Botticelli, pertanto, Filippino recepì anche parte degli elementi figurativi del padre. Questa singolare triangolazione sta alla base dell’uniformità stilistica caratterizzante la pittura fiorentina del XV secolo, pur nella peculiarità espressiva dei singoli artisti.
L’arricchente formazione ricevuta da Botticelli e la sua grande abilità nel ritrarre espressioni umane procurarono a Filippino incarichi prestigiosi. Uno dei suoi lavori più celebri è la decorazione della Cappella Filippi Strozzi nella chiesa di Santa Maria Novella a Firenze, realizzata tra il 1487 e il 1502. Questa serie di affreschi è tuttora ritenuta uno dei capolavori del Rinascimento in quanto caratterizzata da una combinazione di armonia, profondità spaziale e colori senza precedenti.
Filippino Lippi lavorò anche al di fuori di Firenze. Tra le sue opere più significative ricordiamo: i tondi con l’Annunciazione (presenti in mostra) per il Palazzo Comunale di San Gimignano; le pale d’altare per Prato, Lucca e Bologna; la Visione di San Bernardo commissionata da Piero di Francesco del Pugliese per la cappella di famiglia nel convento delle Campore dei monaci di Badia fuori Porta Romana a Firenze; soprattutto il prestigiosissimo incarico romano del 1488.
In quell’occasione il cardinale Carafa, sotto suggerimento di Lorenzo de’ Medici, chiamò Filippino per affrescare la sua monumentale cappella privata nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva.
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Il percorso espositivo
Il percorso espositivo si compone di ventisei opere divise tra capolavori di Filippo Lippi e capolavori di Filippino; padre e figlio infatti lavorarono insieme soltanto una volta nel 1467 a Spoleto, nel cantiere per la decorazione della tribuna della cattedrale.
Tra i dipinti di Filippo Lippi spiccano la Madonna dell’Umiltà (conosciuta anche come Madonna Trivulzio) proveniente dal Castello Sforzesco di Milano, la Madonna con angeli e committente dalla collezione Cini di Venezia che evidenzia l’abilità del pittore nel creare un linguaggio intimo estremamente efficace per la devozione privata, l’Annunciazione della Vergine e i Santi Antonio Abate e Giovanni Battista dagli Uffizi, accostata ai Santi Agostino e Ambrogio, Gregorio e Girolamo prestati dalla pinacoteca dell’Accademia Albertina di Torino. Queste ultime due opere, in origine costituenti un trittico, consentono ai visitatori di ammirare il duplice registro, sia ufficiale che privato, della produzione di Filippo.
Una sezione dell’allestimento include documenti rari in prestito dagli archivi di Firenze e Spoleto, contenenti preziose informazioni su Filippo Lippi, inclusi i rapporti privati con Cosimo de’ Medici, il re di Napoli e la sua amata Lucrezia Buti.
Per quanto riguarda i capolavori di Filippino Lippi, emerge in tutta la sua innovativa composizione, l’Annunciazione dei Musei Civici di San Gimignano; realizzata su due tondi separati, caratterizzata da una prospettiva rivoluzionaria, da aggraziate figure e da colori vivaci, rappresenta la summa degli insegnamenti paterni e botticelliani.
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Gli organizzatori della mostra
A conclusione dell’iter espositivo c’è un disegno di Filippino Lippi proveniente dall’Accademia di Venezia che rivela i dettagli esecutivi della decorazione della Cappella Carafa. Eseguito per la chiesa di Santa Maria sopra Minerva a Roma su commissione del cardinale Oliviero Carafa, questo affresco raffigura l’Annunciazione e l’Assunzione della Vergine.
La Cappella Carafa rappresenta l’apice della parabola artistica di Filippino Lippi, ideatore ed esecutore di una struttura decorativa talmente complessa e innovativa da diventare uno dei simboli del Rinascimento italiano.
Come ha sottolineato Claudio Parisi Presicce, sovrintendente ai beni culturali di Roma Capitale: «Filippo e Filippino Lippi hanno coperto un intero secolo e hanno avuto un ruolo fondamentale nell’introduzione di una nuova visione nella pittura, di un nuovo stile (quello delle grottesche) che rimanda alla riscoperta dell’Antico».
Filippo e Filippino Lippi. Ingegno e bizzarrie nell’arte del Rinascimento, a cura di Claudia La Malfa, è un progetto espositivo promosso da Roma Capitale, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e organizzato dall’associazione MetaMorfosi, in collaborazione con Zètema Progetto Cultura. Il catalogo, acquistabile in loco, è edito da Gangemi.
Per informazioni su biglietti e orari della mostra, è possibile consultare i siti web www.museicapitolini.org e www.zetema.it .
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