Festa della Mamma: il podio delle canzoni italiane dedicate
Siamo arrivati alla seconda domenica di maggio: dal 1958, dopo l’istituzionalizzazione da parte di Raul Zaccariche, in questa data l’Italia celebra la Festa della Mamma.
Mentre i più meticolosi staranno mettendo in pratica le proprie idee per sorprendere la mamma in questo giorno di gratitudine, i meno fortunati saranno un po’ più emozionati del solito e i ritardatari staranno cercando foto o citazioni online, vi proponiamo una rassegna delle tre canzoni dedicate alla mamma più amate dagli italiani.
Perché quando le parole non bastano a descrivere tutto quello che una mamma rappresenta, allora lasciamo fare alle canzoni.
Portami a ballare – Luca Barbarossa
Era il 1992 quando Luca Barbarossa fece emozionare tutti vincendo il Festival di Sanremo con un brano tanto semplice e delicato quanto potente: Portami a ballare è una canzone dedicata alla mamma Annamaria, che vorrebbe portare a fare uno di quei balli antichi che nessuno sa fare più.
La canzone nasce quando Barbarossa vede sua madre ballare il rock ‘n’ roll con un amico e si rende conto di non conoscere completamente la sua mamma, soprattutto quando era una ragazza come lui nel momento in cui la osserva. In una vita troppo frenetica, il cantante ha la fortuna di accorgersene non troppo tardi e decide di fermare il tempo per qualche ora.
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Sceglie di prendersi qualche momento per lasciare tutto il mondo fuori e dedicarsi solo alla sua mamma. Sembra rivederla per la prima volta come una donna, bella come non l’aveva vista mai. Barbarossa si chiede (anzi finalmente le chiede) come fosse da giovane, se avesse altri progetti.
In questo momento di ritrovata intimità tra un figlio adulto e grato ed una madre, il cantante esprime il desiderio di passare più tempo con lei e vederla più felice. Per poi sfidarci nel trattenere il groppone con quel Ciao mamma, ciao.
Portami a ballare, portami a ballare
uno di quei balli antichi
che nessuno sa fare più
Sciogli i tuoi capelli, lasciali volare,
lasciali girare forte intorno a noi.
Lasciati guardare, lasciati guardare
Sei così bella che non riesco più a parlare
di fronte a quei tuoi occhi così dolci e così severi
perfino il tempo si è fermato ad aspettare.
Parlami di te, di quello che facevi,
se era proprio questa la vita che volevi,
di come ti vestivi, di come ti pettinavi,
se avevo un posto già in fondo ai tuoi pensieri.
Dai mamma dai, questa sera lasciamo qua
i tuoi problemi e quei discorsi sulle rughe e sull’età,
dai mamma dai questa sera fuggiamo via,
è tanto che non stiamo insieme e non è certo colpa tua
ma io ti sento sempre accanto anche quando non ci sono.
Io ti porto ancora dentro anche adesso che sono un uomo
e vorrei, vorrei saperti più felice.
Sì vorrei, vorrei dirti molte più cose
ma sai, mamma sai questa vita mi fa tremare
e sono sempre i sentimenti i primi a dover pagare.
Ciao mamma ciao. Domani vado via
ma se ti senti troppo sola allora ti porto via.
E vorrei, vorrei saperti più felice e vorrei,
vorrei dirti molte più cose.
Portami a ballare, portami a ballare
uno di quei balli antichi
che nessuno sa fare nessuna sa fare più.
Anni dopo il successo di quella che è stata decretata come la miglior canzone di Luca Barbarossa, ha dichiarato ai microfoni di Oggi è un altro giorno: “Quando mia madre l’ascoltò la prima cosa che mi disse: fu ‘I giornalisti ti faranno a fette’, ma aveva ragione, lei aveva la preoccupazione che andare a Sanremo con la mamma… io volevo esprimere un sentimento un po’ diverso da ‘le mamme son tutte belle e brave’. Questa è una canzone in realtà di domande, noi sappiamo poco di genitori, li identifichiamo con il ruolo che hanno nei nostri confronti, non sappiamo cosa è successo prima di diventare genitori.”
Mamma – Canzone popolare
La parola più semplice e intuitiva nella vita di tutti noi: è semplicemente questo il titolo di una delle canzoni popolari italiane più amate di sempre. In realtà Mamma è stata concepita da Cesare Andrea Bixio e dalla sua metà artistica Bixio Cherubini nel 1941 per il film omonimo di Guido Brignone, ed eseguita per la prima volta da Beniamino Gigli, che recitava nel film nel ruolo del protagonista.
Il brano ha poi attraversato la Seconda Guerra Mondiale ed è stata incisa su disco, diffusa per radio per poi diventare il simbolo della terra lontana, della nostalgia e dell’amore per la propria mamma.
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Cavallo di battaglia non solo dei grandi tenori, da Gigli a Pavarotti, ma anche dei grandi cantanti di voce. Ma senza ombra di dubbio, una delle versioni più apprezzate è quella di Claudio Villa. Conosciuta in tutto il mondo, la canzone è diventata simbolo della musica nostrana, alla stregua di Azzurro e ‘O sole mio. Tradotta in inglese, francese, spagnolo, tedesco, fiammingo, svedese, portoghese.
Il brano parla della nostalgia che si prova quando si vive lontano dalla mamma. Mamma: una parola da cantare a squarciagola, riempiendo per bene i polmoni ed allargando inevitabilmente le braccia. Perché una madre, anzi proprio una mamma è casa, è vita, è la canzone più bella. Quando una mamma invecchia i ruoli si invertono e si intensificano i sentimenti: sono i figli ad avvertire un improvviso senso di protezione.
Mamma, son tanto felice
perché ritorno da te.
La mia canzone ti dice
ch’è il più bel giorno per me.
Mamma son tanto felice…
Viver lontano perché?
Mamma, solo per te la mia canzone vola,
mamma, sarai con me, tu non sarai più sola.
Quanto ti voglio bene!
Queste parole d’amore che ti sospira il mio cuore
forse non s’usano più, mamma,
ma la canzone mia più bella sei tu!
Sei tu la vita
e per la vita non ti lascio mai più
Sento la mano tua stanca:
cerca i miei riccioli d’or.
Sento, e la voce ti manca,
la ninna nanna d’allor.
Oggi la testa tua bianca
io voglio stringere al cuor.
Mamma, solo per te la mia canzone vola,
mamma, sarai con me, tu non sarai più sola.
Quanto ti voglio bene!
Queste parole d’amore che ti sospira il mio cuore
forse non s’usano più, mamma,
ma la canzone mia più bella sei tu!
Sei tu la vita
e per la vita non ti lascio mai più!
Mamma… mamma!
Viva la Mamma – Edoardo Bennato
Se siete riusciti ad arrivare fin qui senza commuovervi, potete tirare un sospiro di sollievo: quella di Bennato è un’ode gioiosa che fa venir voglia di ballare. Il testo descrive alla perfezione le mamme di un tempo, come quella del rocker italiano: quelle che hanno vissuto il dopoguerra. Bennato elogia le madri “con i piedi per terra“, quelle che riescono a sorridere nonostante il periodo buio che hanno passato. Non a caso, le chiama “miss del dopoguerra“.
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Il brano è diventato uno degli ultimi grandi successi di Bennato, passato negli anni come un inno alle mamme. Eppure tra le righe si capisce come l’interlocutore di Edoardo sia un’altra donna – probabilmente sua compagna – con cui si sente libero di osannare la madre, perché è certo che nessuna donna potrebbe esserne gelosa.
C’è folla tutte le sere
Nei cinema di Bagnoli
Un sogno che è in bianco e nero
Tra poco sarà a colori
L’estate che passa in fretta
L’estate che torna ancora
E i giochi messi da parte
Per una chitarra nuova
Viva la mamma
Affezionata a quella gonna un po’ lunga
Così elegantemente anni cinquanta
Sempre così sincera
Viva la mamma
Viva le donne con i piedi per terra
Le sorridenti miss del dopoguerra
Pettinate come lei
Angeli ballano il rock, ora
Tu non sei un sogno, tu sei vera
Viva la mamma perché
Se ti parlo di lei non sei gelosa
Viva la mamma
Affezionata a quella gonna un po’ lunga
Indaffarata sempre e sempre convinta
A volte un po’ severa
Viva la mamma
Viva la favola degli anni cinquanta
Così lontana eppure così moderna
E così magica
Angeli ballano il rock, ora
Non è un juke box, è un’orchestra vera
Viva la mamma perché
Se ti parlo di lei non sei gelosa
Bang bang la sveglia che suona
Bang bang devi andare a scuola
Bang bang soltanto un momento
Per sognare ancora
Viva la mamma
Affezionata a quella gonna un po’ lunga
Così elegantemente anni cinquanta
Sempre così sincera
Viva la mamma
Viva le regole e le buone maniere
Quelle che non ho mai saputo imparare
Forse per colpa del rock
Forse per colpa del rock, rock
Forse per colpa del
Forse per colpa del rock