Festa del Cinema di Roma: Ozpetek omaggia il grande schermo con una non-storia d’amore
Ferzan Ozpetek colpisce ancora: Nuovo Olimpo, il suo ultimo film presentato oggi alla Festa del Cinema di Roma, è un gioiello avvolto in una speciale confezione: la bellezza di Roma.
Il film sarà disponibile su Netflix dal 1 novembre 2023.
In conferenza stampa Ozpetek rivela che avrebbe voluto raccontare questa storia, abbastanza autobiografica come del resto tutte le sue opere, già circa 7/8 anni fa: “Era come se dovessi mettere un punto per iniziare con una pagina nuova. E vedrete che cambiamento nella mia prossima pagina!“
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Nel cast di Nuovo Olimpo, scritto da Ozpetek e dallo sceneggiatore Gianni Romoli, brillano i giovani Damiano Gavino (visto in tv in Un professore con Alessandro Gassman, Claudia Pandolfi e Nicolas Maupas) e Andrea Di Luigi. Circondati da un cast d’eccezione: una quasi irriconoscibile Luisa Ranieri, Greta Scarano, Giancarlo Commare, l’ex rugbista Alvise Rigo, Aurora Giovinazzo e Jasmine Trinca in un cameo iniziale.
“Sono molto contento dei miei attori” – afferma il regista alla Festa del Cinema di Roma – “L’attore non deve entrare nel personaggio ma il personaggio deve avvicinarsi all’attore“. I personaggi dei suoi film si dunque modellano sul cast.
Il quattordicesimo film del pluripremiato regista de Le fate ignoranti, La finestra di fronte, Saturno contro, Mine vaganti, Magnifica presenza e La dea fortuna ospita nella colonna sonora il brano Povero Amore, interpretato da Mina e inserito nel suo nuovo album intitolato Ti amo come un pazzo: si rinnova così il sodalizio fra il regista e la cantante dopo le recenti collaborazioni ne La dea fortuna e Le fate ignoranti – La serie.
Ferzan Ozpetek si assicura un nuovo successo con un film ambientato a Roma che racconta una (non) storia d’amore che attraversa tre decenni, dalla fine degli anni ‘70 al 2015.
Al centro della trama due giovani venticinquenni, interpretati da Damiano Gavino e Andrea Di Luigi, che si incontrano per caso nei pressi di un set cinematografico ai Fori imperiali e si innamorano perdutamente , destinati poi a perdersi, a cercarsi e ritrovarsi, vedendosi o ascoltandosi, per i trent’anni a seguire.
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Enea (Damiano Gavino) e Pietro (Andrea Di Luigi) sono due giovani agli antipodi: chiodo nero l’uno e cappotto di lana in bouclé l’altro, studente di cinema all’ultimo anno di regia e studente di medicina (in futuro regista di gran fama e rinomato chirurgo oftalmologo). Il primo esperto conoscitore nel quartiere del Nuovo Olimpo, il secondo marchigiano che accompagna sua madre a Roma per un intervento al cuore. Enea estroverso e romantico, Pietro riservato e profondo.
Eppure basta uno sguardo incrociato per muovere qualcosa in entrambi. Ingranare la marcia non è facile ma il destino aggiungerà il suo tocco speciale. Enea e Pietro ci regalano una prima mezz’ora di film carica di pura tentazione, attrazione e tensione.
Tra sguardi e mani che si sfiorano, tutti i sensi sono coinvolti nella loro passione: anche l’olfatto – Enea e Pietro si annusano e si riconoscono dall’odore – e il gusto in una scena con la marmellata difficilmente dimenticabile.
Ozpetek non ci risparmia la passione più carnale e istintiva: ci regala una scena d’amore con nudi integrali in cui il sole della Capitale gioca con i corpi degli attori e li sfiora, mentre loro stessi si sfiorano.
Ovviamente non si tratta di una storia d’amore classica in cui tutto fila liscio, anzi sarebbe più appropriato parlare di una non-storia: perfette frasi d’amore (che sicuramente dal 1° novembre riempiranno i social) lasciano il posto alle repliche di Enea attraverso un film per suggellare il ricordo di un amore durato il tempo di un sogno e alla potenza degli sguardi Pietro che invece conserva tutto dentro.
Intorno a loro tanti personaggi: la coraggiosa e realistica Giulia (Greta Scarano che descrive il proprio personaggio come “non un terzo in comodo, ma una donna affascinata dal mistero che percepisce nell’uomo per cui prova una forma d’amore purissima e altissima, senza condizioni“) e l’affascinante inconsapevole Antonio (Alvise Rigo) – tanto importanti nella storia ma di cui scopriamo il nome solo dopo tanti minuti in maniera molto casuale.
E ancora la “stella cometa” Alice (Aurora Giovinazzo) sempre al fianco (o un po’ di più) di Enea, il reazionario Ernesto/Molotov (Giancarlo Commare) e l’adorabile Titti (Luisa Ranieri).
Il Nuovo Olimpo è un piccolo cinema romano che propone classici e retrospettive che ha il profumo della cassiera Titti. Luisa Ranieri ha un trucco che ricorda molto Mina, sua icona di riferimento. Un personaggio che esprime nostalgia e amore incondizionato – che esprime con il suo fortissimo “Io t’ho voluto tanto bene“, che non è riuscita a credere fino in fondo al proprio sogno ma sostiene senza invidia quello di Enea.
Ozpetek racconta che è stata proprio la stessa Mina a suggerirgli di coinvolgere Luisa Ranieri, ma non sapendo che avesse intenzione di omaggiarla. D’altronde “mettere Luisa alla cassa era riduttivo” e insieme a lei crea questo personaggio che imita Mina, scegliendo di riportare sullo schermo questo “fenomeno” tipico degli anni Settanta italiani: vedere ragazze e donne per strada truccate e pettinate in questo particolare modo.
Aggiunge poi sul modo di lavorare con Luisa Ranieri: “Per me questa donna è come un piatto di pasta: quando ti arriva davanti mangi una forchettata, ti piace, ne mangi solo un’altra, poi ti piace al punto che finisci il piatto e fai anche la scarpetta“.
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Il nome inevitabilmente rimanda al Nuovo Cinema Paradiso: a suo modo il film di Ozpetek omaggia il cinema.
Il cinema inteso come il luogo pubblico che è stato negli anni d’oro: quello del Nuovo Olimpo è un tipo di pubblico lontano da quello che vedrà il film su Netflix, che vive il cinema (da leggere come cinematografo) quotidianamente come un punto di ritrovo, in cui si possono anche guardare film.
Il cinema come arte che permette di immortalare momenti ed esprimere sensazioni e messaggi. Dice infatti Enea “Raccontare a volte è solo un modo per rivivere i ricordi“. Ozpetek omaggia Anna Magnani e Pier Paolo Pasolini mostrando più volte Mamma Roma sugli schermi del film: ancora un modo per mostrare come a volte siano i film a guardare noi. E mentre le pellicole restano sempre le stesse, cambia chi lo guarda, vivendo un’esperienza comune e diversa rispetto agli altri spettatori. O rispetto a sé stessi nelle varie occasioni in cui si riguarda un film.
Infine Ozpetek esprime il suo rapporto con il cinema mettendosi a nudo (in questo caso non letteralmente, come in altre scene) attraverso il personaggio di Damiano Gavino: Enea è un regista, giunto al suo quattordicesimo film – Nuovo Olimpo lo è per Ferzan -appunto che inserisce il suo mondo, i suoi sentimenti e sempre un suo tocco personale nei propri film. Un regista che non ha paura di mettersi a nudo ed esporsi, che non ha paura di mettere in scena sentimenti e corpi.
Quello interpretato da Damiano Gavino è il primo regista che non ha paura di fare un coming out pubblico che si fa portatore del pensiero di Ozpetek con un breve scambio di battute dal forte impatto:
“– Come mai lei nei suoi film mette spesso il tema dell’omosessualità?
– Non sono io che lo metto spesso, sono gli altri che lo tolgono.”
In conferenza stampa il regista aggiunge: “Non racconto l’omosessualità o l’eterosessualità ma le persone così come sono, senza però avere censure nella mia mente.“
Game, set, match per Ozpetek. Per la quattordicesima volta.