Festa del Cinema di Roma. Premio alla carriera a Shigeru Umebayashi per le sue colonne sonore
Il compositore giapponese Shigeru Umebayashi, autore di alcune fra le più iconiche colonne sonore della storia del cinema mondiale, riceverà il premio alla carriera della diciottesima edizione della Festa del Cinema di Roma.
La sua opera, emblema della confluenza fra musica orientale e occidentale, è unica, vibrante e intensa.
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Grazie a uno stile originale e assolutamente riconoscibile, Shigeru Umebayashi collabora, fra gli altri, con straordinari cineasti come Wong Karwai (In the Mood for Love, 2046, The Grandmaster), Zhāng Yìmóu (La foresta dei pugnali volanti, La città proibita) e Yuen Woo-ping (True Legend, Crouching Tiger, Hidden Dragon: Sword of Destiny).
Autore molto amato a livello internazionale, Umebayashi ha lavorato inoltre nei film A Single Man di Tom Ford, Hannibal Lecter – Le origini del male di Peter Webber e, in Italia, con Roberta Torre (Mare nero) e Marco Simon Puccioni (Come il vento).
Nella suggestiva cornice dell’Auditorium del Parco della Musica il compositore ha tenuto una masterclass, a partire dal leggendario In the Mood for Love. Tra ricordi e confidenze, dagli inizi ‘brit’ ai sogni ancora da realizzare, a soli 72 anni.
Ripercorrendo gli esordi nel mondo della musica, la prima traccia presentata al pubblico è Platinum Night, singolo del 1980 del duo Ex nel quale Ume (come lo chiamano gli amici ed esorta il pubblico in Sala Petrassi a chiamarlo) muoveva i suoi primi passi sulla scena musicale giapponese dell’epoca.
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Così il compositore racconta della volontà di creare qualcosa da zero, di non smettere mai di ricercare un sound nuovo e dell’influenza dei Beatles sulla sua musica.
Parallelamente alla carriera negli Ex, nel 1985 Umebayashi inizia a comporre per il cinema: Yūsaku Matsuda, il Sato del Black Rain – Pioggia sporca di Ridley Scott gli chiede di “realizzare una canzone per lui.” Racconta: “Poi è stato lui a presentarmi ai registi e avvicinarmi al mondo del cinema“.
Secondo ascolto: il tema principale della colonna sonora di Sorekara di Yoshimitsu Morita. In realtà il suo terzo film, ma dichiara che “i primi due erano stati una sorta di prolungamento della mia attività con gli Ex, qui ho preso autocoscienza e consapevolezza di cosa vuol dire comporre unicamente per il cinema“.
L’approccio di Ume diventa quindi più professionale: non sarà più il musicista che deve affittare uno studio e registrare su un mangianastri perché a casa ha solo una chitarra. Ma il proprio talento è una continua scoperta anche per lo stesso compositore. Afferma infatti: “Non pensavo che questo film avesse bisogno di una musica perché mi sembra già bellissimo così.”
Racconta come diventa il compositore di colonne sonore celebri in tutto il mondo, tenendo a mente la prima che influenzò la sua opera: la colonna sonora de “Il terzo uomo” di Carol Ridd’s.
Si lascia poi andare ad una riflessione più generale sulla composizione: “è fondamentale essere totalmente liberi nella creatività“, per poter prendere spunti ovunque li si voglia cercare per creare qualcosa di originale. D’altronde definisce il compositore di colonne sonore come colui che rende un’opera, offrendone un’altra prospettiva attraverso suono e musica.
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Terzo ascolto: prende ad esempio la colonna sonora che scrisse per “Mare nero” di Roberta Torre, prima italiana con cui ha lavorato che lo lasciò libero di sperimentare con una specie di flauto, uno shakuhachi tipico giapponese, dei film di samurai.
Ma dalla sua stessa opera trae spunto per una critica al cinema odierno: la linea di demarcazione tra colonna sonora tradizionale e suoni utilizzati all’interno della colonna sonora si sta facendo sempre più labile, troppo. Bisognerebbe invece cercare di tornare alle origini.
Shigeru Umebayashi non ha intenzione di fermarsi: rivela infatti il nome del regista da cui sogna di essere contattato per una collaborazione. Niente meno che Martin Scorsese.
Il compositore onorato dalla Festa del Cinema di Roma con un Premio alla carriera – i cui spettatori potranno riscoprire alcuni dei suoi film di culto come In the Mood for Love – conclude con la sua citazione di Nietzsche preferita:
“Ciò che contraddistingue le menti veramente originali non è l’essere i primi a vedere qualcosa di nuovo, ma il vedere come nuovo ciò che è vecchio, conosciuto da sempre, visto e trascurato da tutti.”
(Foto: Festa del Cinema di Roma)