Festa del Cinema di Roma. Monica Bellucci è una sublime Maria Callas
Alla Festa del Cinema di Roma, con una sentita standing ovation, è stato presentato Maria: Lettere e Memorie, diretto da Yannis Dimolitsas, con un’unica interprete: Monica Bellucci.
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Il film, completamente in bianco e nero, non è un biopic ma racconta il tour internazionale dal novembre 2019 al gennaio 2023 dello spettacolo teatrale “Maria Callas: Lettere e Memorie”, interpretato da Monica Bellucci. Quella diretta da Tom Volf è stata la prima esperienza a teatro per la Bellucci, che si è presto innamorata di quel qualcosa di genuino e artigianale nel processo di creazione dello spettacolo teatrale.
“Quando Tom Volf mi ha proposto questa tournée teatrale” rivela la protagonista “avevo paura: non ero mai stata su un palcoscenico. Ma quando ho letto le lettere e le memorie di Callas ho avuto l’impressione di poter toccare Maria. E dico Maria perché nello spettacolo si parla della donna fragile, vulnerabile e sensibile più che della grande diva, il grande soprano, e della sua storia con Onassis. Il teatro può far paura per il fatto che se sbagli non è possibile ripetere e per il rapporto diretto che si ha con il pubblico, ma proprio questo, così sincero e diretto, consente di vivere un’esperienza dolorosa ma forte, viva. Il rapporto con il teatro mi ha consentito di avvicinarmi molto a Maria Callas”.
Per lo spettacolo Monica Bellucci entra letteralmente nei panni della diva: sotto i lunghi capelli raccolti in uno chignon basso, è l’unica al mondo ad indossare un lunga abito nero, con filo di perle nere lungo tutta la schiena e un collo alto con trasparenza, appartenuto davvero a Maria Callas.
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Monica racconta Maria: seduta o stesa su un semplice divano la Bellucci declama le memorie e le lettere private scritte dalla Callas, modulando la sua voce e il suo tono con un’intensità tale da percepire la tenacia e l’insicurezza della giovane sognatrice tanta quanto la sofferenza, la delusione e la malinconia della donna sola. Incarnando il concetto di sublime, inteso come quella bellezza che suscita tristezza e sconforto.
Dopo Maria by Callas nel 2017, Tom Volf torna sulla “Divina” della lirica del ventesimo secolo, ripercorrendone la vita, dall’infanzia a New York agli anni trascorsi ad Atene, dal debutto alla fama internazionale alle passioni personali. Indagando nel profondo sia Anna Maria Cecilia Sophia Kalogheropoulous (poi contratto in Kalos) sia Maria Callas.
Monica ci mostra la Maria dietro la diva che risulta “tanto forte quando parla di lavoro, ma quando parla di sentimenti poi sembra una bambina“. La bambina che non è mai stata, costretta da sua madre a lavorare su se stessa per diventare una grande artista. La stessa madre che non le darà nemmeno la soddisfazione di seguirla.
Ma il film non è solo il racconto dell’omaggio a Maria Callas. Diventa un omaggio a Monica Bellucci. L’attenzione ai dettagli esalta ancora di più (se possibile) la grazia, l’eleganza e la bellezza dell’attrice sul palco e dietro le quinte, nei manifesti fuori dai teatri e nelle conferenze stampa.
La tensione di Monica che risente di quella di Maria è palpabile per tutti gli ottanta minuti del film. La sua voce che commenta si sovrappone alla sua stessa voce che dà voce a quella più intima della Callas.
In una fusione tra musica e recitazione, in questo omaggio realizzato con grande passione, la Bellucci colpisce dritto al cuore nel suo malinconico splendore.
Durante un’intervista la vediamo ipotizzare cosa abbia portato Tom Volf a scegliere proprio lei: “sarà l’energia mediterranea” dice, “o forse quell’essere una straniera ovunque andasse…”
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Come darle torto? Eppure proprio questa sua caratteristica per cui i più la criticano sterilmente si rivela perfettamente calzante per questo film: così come gli scritti lasciati da Maria Callas, Monica Bellucci cambia continuamente e abilmente lingua, passando dall’italiano al francese all’inglese in una stessa scena o in una stessa frase confrontandosi durante le prove. Al punto da vederla smarrita e in silenzio ad un certo punto prima di ammettere “Aspetta: ho troppe lingue in testa in questo momento“.
O ancora dice di capire perfettamente come si potesse sentire Maria quando approdò al cinema con la “Medea” di Pier Paolo Pasolini: non osando paragonarsi a lei, ma ammettendo di essere consapevole di dover combattere i pregiudizi per la provenienza da un altro campo artistico (la moda nel suo caso). E dice che la battaglia vale la pena solo “se la curiosità e la voglia di migliorarti sono il motore della tua vita“.
“Maria: Lettere e Memorie” è dunque un confronto tra due epoche, quella di oggi e quella di ieri e la sintonia tra due donne che, sebbene provenienti da ambiti diversi, sono accomunate dall’amore per l’arte. La vasta ricerca di materiale di archivio ci permette di fare un tuffo nel passato, quel passato da cui ancora oggi traiamo ispirazione, in una dimensione drammatica, a cuore aperto, insieme a delicatezza ed emozione.
Il film si conclude con Monica Bellucci che guarda in camera prestando la sua voce ad una confessione della Callas: la grande Diva della Lirica confida di aver scritto le proprie memorie ma afferma che la propria storia è scritta in realtà nei suoi dischi e nelle sue esibizioni “con l’unico linguaggio che conosco“.
(Foto: Festa del Cinema di Roma)