Festa del Cinema di Roma: “Mi fanno male i capelli” fa rivivere Monica Vitti
“Non ti ha dimenticato: ti ha coinvolto nella sua rappresentazione.”
“Mi fanno male i capelli” è il film di Roberta Torre in concorso alla Festa del Cinema di Roma: un omaggio a Monica Vitti e una riflessione sulla perdita di memoria.
In soli 83 minuti Roberta Torre crea un altro piccolo capolavoro che porta in scena insieme ai magistrali Alba Rohrwacher e Filippo Timi, anche i postumi Monica Vitti e Alberto Sordi.
Lo fa in una maniera affatto scontata o disturbante: Mi fanno male i capelli non è un biopic, ma un dialogo con il cinema. Il lettore si fidi: ancora non immagina di che tipo di omaggio si tratta.
Sinossi
Una donna bionda con un vestito un po’ vintage e una folta e lunga chioma cammina sulla spiaggia tra orme, onde. Raccoglie qualcosa dalla sabbia. Solo dopo un po’ si avvicina a un ragazzo e gli dice di essersi perduta.
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Da una casa vicina un uomo la osserva: Monica (Alba Rohrwacher) sta perdendo la memoria. Edoardo (Filippo Timi), suo marito, la accompagna con tenerezza nelle vite che lei si ricostruisce.
Le sue pupille appaiono agli strumenti del neurologo come schegge impazzite. Diagnosi: sindrome di Korsakoff.
Monica perde i suoi ricordi più cari e non ricorda termini quotidiani come “finestra”. Trova il modo di ridare senso alla sua vita identificandosi con i personaggi dei film interpretati da Monica Vitti. Si veste come lei, la imita, ricrea le scene dei suoi film. Edoardo, che la ama profondamente, lascia che questo gioco – “l’unico gioco in cui la vedo felice” – diventi la loro nuova realtà.
La protagonista guarda i film di Antonioni come fossero filmini familiari da cui recuperare ricordi. Mostra infatti a suo marito un dialogo tratto da La notte in cui Valentina (interpretata da una Monica Vitti mora con i capelli corti e un abito nero) dice al personaggio di Mastroianni: “Ho l’impressione di scordarmi ogni giorno qualcosa“. E la Monica interpretata da Alba Rohrwacher aggiunge “Vedi questa è la scena dove dico che perdo la memoria. Vedi: te l’avevo già detto“.
Così si ritrova guardare, ricordare, ricreare e sognare le scene più famose della grande attrice italiana, vestendosi come lei, memorizzando le battute e sostituendosi a lei come in una sorta di doppiaggio. Sugli schermi di Monica e nella sua mente si susseguono scene da La notte, L’eclisse, Deserto rosso, Teresa la ladra, Amore mio aiutami, Polvere di stelle.
A volte le scene si ripetono identiche ma al posto degli attori originali compaiono Alba Rohrwacher e Filippo Timi, sia nella mente di Monica, sia nel loro salotto in quanto Edoardo regge con dolcezza e amara disperazione il gioco di sua moglie.
Altre volte vediamo una scena in cui continuamente si alternano i volti delle due Monica. Finché ad un tratto l’immedesimazione si trasforma in dialogo: allo specchio Monica si confronta con la Vitti che le risponde a tono. Ma il lavoro che il film di Roberta Torre compie inserendo le affermazioni della Rohrwacher in un vasto materiale d’archivio già noto al pubblico non risulta per niente una forzatura.
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Ma quando nello specchio appare Alberto Sordi che si rivolge a Monica come a quella vera le cose prendono una piega inaspettata…
Memoria personale e cinematografica
Dopo tante storie dal Sud e il Riccardo shakespeariano e le sue favolose signore, Roberta Torre tratteggia con eleganza, partecipazione e pudore un omaggio a Monica Vitti e alla forza del sogno. E lo fa evitando una musealizzazione dei film che l’hanno vista protagonista: permette alle pellicole di continuare a vivere, lasciando le cineteche per approdare nella contemporaneità.
Alba Rohrwacher volteggia tra ricordi e illusioni, mentre un Filippo Timi dolente cerca di trattenerla nel nostro mondo.
Il tema di questo film è anche la perdita della memoria emotiva, storica. “La memoria e l’identità – afferma Roberta Torre – sono legate profondamente, cancellando il passato l’identità scompare. Prendere a prestito una memoria è possibile per ritrovare sé stessi? Questa domanda mi ha guidato nel racconto del film. E ancora: dimenticare è necessario? Svuotare la cache, fare spazio, ripulire.“
Aggiunge: “È un film che parla di fantasmi e, in un certo senso, li evoca, li interroga o più semplicemente vuole passare del tempo con loro, comici o divini che siano. Il cinema mi ha permesso ancora una volta di sentire che solo una sottile parete fatta di luce e fotogrammi ci separa dai sogni. Ed è il motivo per cui continuo a fare i film“.
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Se i temi e l’effetto nostalgia non vi terranno già per la gola, a far salire il groppone ci penseranno le musiche originali realizzate da Shigeru Umebayashi, celebre per aver scritto le musiche dei film di Wong Kar-wai e che riceve il Premio alla Carriera alla Festa del Cinema di Roma.
Riguardo al lavoro su “Mi fanno male i capelli” ha dichiarato: «Lavorare a questo film è stato esaltante, perché è stato come lavorare con Roberta Torre e Michelangelo Antonioni insieme».
(Foto: Festa del Cinema di Roma)