Festa del Cinema di Roma. Juliette Binoche presenta “La passion de Dodin Bouffant”
Alla Festa del Cinema di Roma Juliette Binoche ha presentato La passion de Dodin Bouffant (in Italia “Il gusto delle cose“) di Trần Anh Hùng, premio della regia al Festival di Cannes 2023.
La trama
Il film è trattato dal romanzo dello svizzero Marcel Rouf del 1924: La Vie et la passion de Dodin-Bouffant, gourmet.
Si tratta di un dramma storico che si svolge in Francia nel 1885, nella casa di Mr Dodin (Benoît Magimel), un famoso gastronomo. Il protagonista condivide da venti anni la propria quotidianità e la propria tenuta con Eugénie (Juliette Binoche), una cuoca il cui talento ai fornelli è apprezzato quasi quanto la compagnia.
Da questa unione nascono diversi piatti gustosi e delicati, apprezzati dall’alta società di diversa provenienza. L’alchimia e il profumo dell’amore sembrano gli ingredienti della relazione tra Dodin e Eugénie, eppure quest’ultima non ha mai voluto sposarsi, in nome di un principio di indipendenza a lungo rivendicato nonostante provi un sincero attaccamento a Dodin.
La gioventù è ormai alle loro spalle, ma il passare degli anni li ha resi veri complici: il signor Dodin decide quindi di tentare di conquistarla una volta per tutte con un’azione inedita: sarà lui a cucinare per lei per la prima volta.
Un film di cucina
La passion de Dodin Bouffant non è un film sulla cucina, ma un film di cucina. Si percepiscono un amore e una dedizione verso il cibo – elevato al rango di religione – al punto da sfiorare il concetto di food porn.
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Basti constatare che finché il piatto è vuoto, non succede nulla nel film. Infatti per circa 20 minuti, lo spettatore assiste ad una scena singolare: Eugénie che cucina con precisione e allegria un intero pasto per i commensali di Dodin, quasi in assenza di dialoghi. Tra la lattuga sgocciolata e il pesce che si impregna nella panna, le verdure condite e il crepitio in pentole e padelle, sembra di trovarsi di fronte ad una puntata di Masterchef.
Ma a differenza di qualsiasi show gastronomico, Hùng abbraccia tutta la sensualità e il romanticismo richiesti attraverso la sua acuta messa in scena.
Trần Anh Hùng firma uno dei migliori film sul tema della gastronomia, grazie all’originalità nel modo di filmare la progettazione dei piatti. Afferma: “È molto complesso, già nella preparazione. Bisogna sincronizzare i molteplici spostamenti degli uni e degli altri, dal piano al lavabo, da un piano di lavoro all’altro, immaginare ciò che fanno Violette, Dodin e Pauline mentre Eugénie posiziona, ad esempio, le lattughe brasate intorno al quadrato di vitello. Sappiamo che durante questo spostamento, avrà questo o quell’utensile in mano, che Dodin ne avrà bisogno di un altro… È un vero balletto, una coreografia. E un vero rompicapo“.
Il segreto del professionista
Il regista ha scelto di affidare la direzione gastronomica del film allo chef stellato Pierre Gagnaire, che opera come un coordinatore di intimità. I piatti hanno il ruolo più bello: sono magnifici nei loro abiti di pasta sfoglia e meringa dorata. Anche la lattuga brasata è fotogenica. In questo scenario alla Vermeer, Juliette Binoche regna sulla sua cucina con una tranquillità rassicurante, affiancata da una bambina intelligente che cammina sulle sue orme.
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L’attrice, nella conferenza stampa alla Festa del Cinema di Roma, rivela: “abbiamo avuto il piacere di assaggiare davvero ciò che cucinavamo: mi è stato chiesto di girare una scena due volte ma non saprei mai ricreare la mia spontanea sorpresa di fronte alla follia di un dessert che Dodin serve ad Eugénie in una scena importante del film“.
Un film insipido?
Proprio per l’incentivata centralità dell’arte culinaria, il film ha subito diverse critiche secondo cui gli attori si accontentano di recitare un testo ampolloso, senza sapore, o almeno un po’ di pepe.
Ma la protagonista assoluta del film di Hùng è volutamente la cucina, cui il film intende proprio rendere omaggio. Bisogna anche riconoscere il merito di Pierre Gagnaire che ha accuratamente ricostruito una visione della cucina del diciannovesimo secolo, con gli utensili d’epoca e ricreando lo svolgimento di un pasto gastronomico tradizionale.
Un’attenzione al dettaglio che perfettamente si adatta alla storia raccontata: un romanzo d’amore estremamente pudico, in cui la purezza dei sentimenti passa proprio per i gesti e gli sguardi, la cura e le attenzioni verso l’altro.
Ogni passaggio di una ricetta trova poi un’altra lettura, più romantica, e anche quasi erotica. Basti pensare al raccordo tra l’immagine una pera sbucciata nel suo piatto e quella di Juliette Binoche nuda una volta scesa la notte.
Juliette e Benoît di nuovo insieme
Il settimo film di Hùng vanta il merito di aver riunito, seppur nella finzione, una coppia iconica del cinema francese, sia nella vita reale che sullo schermo: Juliette Binoche e Benoît Magimel.
Il loro grande amore era sbocciato proprio su un altro set: era il 1999 e gli attori recitavano in Les enfants du siècle, film sull’amore di George Sand e Alfred de Musset. Qualche tempo dopo è nata la loro figlia Hannah.
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Nel film i due recitano con un affiatamento e un coinvolgimento sorprendenti. L’attrice ha rivelato di non essere stata affatto sorpresa dalla scelta ricaduta su Magimel per il ruolo di Dodin, al contrario questo film ha rappresentato per la coppia un’occasione speciale.
“Recitare con lui dopo tanti anni – rivela l’attrice a Roma – è stato come riconciliarsi simbolicamente. Abbiamo una figlia, ci siamo amati, ora Trần Anh Hùng ci ha consentito di esprimere sentimenti a lungo taciuti, ha dato le parole al nostro amore.”
Il regista ha concesso loro la libertà, attraverso la recitazione dei dialoghi, dei movimenti e degli sguardi, di esprimere cose che non riuscivano a dirsi da anni.
L’esperienza sul set
Juliette Binoche ha così descritto il lavoro di e con Trần Anh Hùng:
“Un regista molto preciso, attento a ogni dettaglio, i vasi, i fiori, i vestiti, il cibo. Ha un amore per i particolari a volte un po’ imbarazzante, che all’inizio mi spazientiva. (Juliette imita ridendo il continuo spostamento di un bicchiere sul tavolino in cerca della posizione perfetta, finché spazientita lo prende in mano e dice “Ok basta il bicchiere è mio e lo tengo io“, ndr)
Lavora insieme alla moglie e infatti il film è dedicato a lei e parla molto del loro rapporto, della loro storia. Sono due persone che creano nella stessa cucina, sono come due pittori. È stato un po’ difficile rendersi conto del fatto che lo spazio in cui io recitavo era in realtà anche il loro spazio personale, intimo e quotidiano.
Tran ama il cinema, lo insegna, lo conosce a fondo. Abbiamo avuto molti scambi sulla recitazione, lui voleva da me una recitazione più neutra, ma io sono così: recito con il mio corpo, con il mio cuore, con la mia vita.
Alla fine era felice del risultato: un film attraversato dall’amore ma anche dalla paura della morte.“
Il premio
Alla Festa del Cinema di Roma, Juliette Binoche, egregia interprete di circa 65 film tra cuiopere come Cime tempestose, Chocolat, Tre colori Film blu, Il paziente inglese e Copia conforme, ha ricevuto un ennesimo riconoscimento.
Si tratta del premio Lazio Terra di Cinema con la seguente dedica: “All’artista indipendente e coraggiosa“.
(Foto: Festa del Cinema di Roma)