Fedez, Twitch e la beneficenza: se anche un bel gesto diventa il corpo del reato
Il terreno su cui si muove la beneficenza è spesso insidioso e non scevro da rischi. Si va dalla strumentalizzazione facile all’egocentrismo, passando attraverso la comunicazione degli atti o fatti posti in essere che non presentano interpretazione univoca. Non è facile fare beneficenza, anche se le motivazioni alla base di essa sono nobili. Lo sa bene Fedez che, suo malgrado, è finito al centro di un’ingloriosa polemica per l’aver donato 1.000 euro in contanti a cinque persone in difficoltà.
I 5.000 euro totali sono stati raccolti attraverso donazioni su Twich.
Gesto indiscutibilmente di valore e degno di menzione, sicuramente da prendere a esempio per i più facoltosi che hanno la possibilità di permettersi tali donazioni. I quali magari già lo fanno, seppur lontano dai riflettori e quindi in modo tale da renderne difficile l’evidenza pubblica. La sensibilità appartiene a quella sfera personale così inviolabile da consentirci di affermare che ognuno ha la propria e che quindi, lontano da pre-giudizi aprioristici, cassare senza sapere è l’archetipo dell’errore più goffo e maldestro. Evitabile, dunque.
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Il 13 dicembre il rapper meneghino, a bordo della sua Lamborghini, è uscito e ha donato la somma ai “rappresentanti” di quelle categorie che “stanno pagando gli effetti della crisi dovuta all’emergenza coronavirus“. I destinatari sono stati individuati dai fan dell’ex giudice su X-Factor su Twitch, piattaforma di livestreaming di proprietà di Amazon. L’importo è stato messo da parte con due mesi di donazioni e Fedez ha aggiunto la differenza per arrivare alla cifra tonda.
Un senzatetto, un rider, un artista di strada, un cameriere, un ristoratore, un volontario.
Questi i destinatari del regalo, stupiti e commossi nel riceverlo. Ora, in elogio al principio del “bene o male purché se ne parli“, o di quello più nazional popolare che recita “qualsiasi cosa si faccia, qualcuno troverà sempre da ridire“, non tutti si sono ritrovati nel gesto di Fedez. Il marito di Chiara Ferragni è finito dritto dritto sul banco degli imputati perché la consegna dei regali è avvenuta in Lamborghini.
“Probabilmente la prossima volta prenderò la metro, se questo è il problema. Mi dispiace che questa iniziativa sia stata percepita come di cattivo gusto, ma se i miei utenti mi chiedono di fare qualcosa che è a fin di bene, io non mi voglio esimere dal farlo, quindi lo rifarei“, ha commentato.
Fabio Volo è stato fra i primi a scagliarsi contro Fedez, dichiarando: “aspettate un attimo prima di riprendere la messa in onda, vado giù ad aiutare una vecchietta che attraversa la strada, poi faccio una stories, un post e divento buono per tutti ma con i soldi degli altri”. Sarcastico, provocatorio o, più semplicemente, mirato a tirare la classica frecciatina, il commento è diventato subito virale trovando, come era prevedibile, tanti sostenitori quanti detrattori.
Anche Selvaggia Lucarelli non ha mancato di esprimere il proprio disappunto. “Questa dei 5.000 euro dati in un tour dei poveri per strada e in Lamborghini è una brutta deriva autoreferenziale. Questa cosa qui, è bene che Fedez lo sappia, non c’entra nulla col fare del bene. È fare show col bene, che è un’altra cosa”, ha scritto.
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Non è la prima volta che Fedez si lancia in iniziative benefiche. Possiamo qui citare gli oltre 4 milioni di euro raccolti e donati per aprire una terapia intensiva all’ospedale San Raffaele di Milano, sempre in compagnia della moglie con cui una volta ha anche consegnato pacchi alimentari alle famiglie in difficoltà a Palazzo Marino, oppure le donazioni alle attività solidali e benefiche. Questo è quello che, per lo meno, è reso pubblico. Fabio Volo dovrebbe capirlo o almeno intuirlo.
Sulla scia dell’osservazione di Fabio Volo, possiamo anche noi prendere, almeno virtualmente, le difese di Fedez e affermare che sì, la beneficenza si fa ma non si dice. Ma ribaltiamo la situazione.
Se fosse vero il contrario? Se fosse che rendere noti alcuni comportamenti potrebbe aiutare lo spirito d’emulazione di tanti, fra colleghi, amici e compagnia bella a seguire le sue orme? Perché non prendere in considerazione la straordinaria capacità comunicativa dei Ferragnez e la grande forza che possono muovere nel lanciare istanze o raccogliere appelli? Compresi i più nobili, i più utili, i più urgenti? Perché lanciarsi nella deriva della polemica oltranzista? Perché non vedere un valore aggiunto in chi, come i Ferragnez, può arrivare dove altri non possono?
Lontano da questa sede lo scrupolo di pontificare la coppia, esattamente come siamo lontani dallo speculare sulla volontà di chi, come il rapper, è sceso in strada per donare questi soldi. Provate a chiedere a chi li ha ricevuti se è più interessato all’esserseli visti piovere dal cielo o al fatto che chi li abbia donati, li abbia consegnati scendendo da una Lamborghini. Che magari si è anche legittimamente guadagnato di possedere.
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I più incattiviti hanno addirittura parlato di elemosina.
Mille euro di elemosina. La facessero anche a noi, allora. Quanto tornerebbe utile questa cifra, soprattutto di questi tempi. Chi parla di elemosina, invece, è nella condizione di esibire una morale integra e illibata? Fa tutto ciò che è in suo possesso per aiutare chi è in difficoltà? Oppure preferisce ergersi su un piedistallo e dare giudizi e lezioni di moralità e vita vissuta? Che di gesti analoghi se ne ravvisi sempre più la necessità e l’urgenza e che si, magari vengano anche resi noti, di modo da poter scatenare quell’invidia da competizione di cui qualcuno, le cosiddette categorie più deboli, potrebbero trarne giovamento. E poco ci interessa se provengono da chi ha una Lamborghini o una Panda.