“Fear Street”: la nuova trilogia Netflix erede di “Stranger Things”
“Fear Street” è uno dei prodotti estivi, insieme a “A Classic Horror Story”, su cui ha puntato Netflix quest’anno. La piattaforma sembra essersi concentrata con particolare attenzione sul genere prediletto per le serate estive. L’horror.
In particolare, Fear Street, trilogia tratta dagli omonimi romanzi di R.L. Stine, creatore anche della celebre saga di Piccoli Brividi, sembra racchiudere tutti gli elementi tipici dell’immaginario horror creatosi negli ultimi 30 anni.
La trilogia è diretta da Leigh Janiak, già regista di alcuni episodi della serie Scream e di un episodio di uno delle serie più apprezzate dal pubblico adolescenziale quest’estate, Panic. Un eccellente lavoro, mantenendo Fear Street in bilico tra cinema e serialità e sfruttando questo formato a suo vantaggio per esplorare al meglio la storia.
La produzione è divisa in tre capitoli, ognuno ambientato in un’epoca diversa, 1994, 1978 e 1666, rilasciati dalla piattaforma con cadenza settimanale a partire dal 2 luglio. La storia prende forma nel primo capitolo, Fear Street Parte 1: 1994, dove viene presentata Shadyside, una cittadina di provincia che nel tempo è stata teatro di macabri omicidi, perpetuati da individui apparentemente non collegati tra loro.
Il film presenta subito un omicidio. Come avvenne in Scream di Wes Craven, tutto inizia con una sorprendente e inaspettata morte che da il via alla trilogia. La vittima predestinata è Maya Hawke che, come Drew Barrymore, viene brutalmente assassinata da un uomo mascherato, questa volta il costume è quello da scheletro di Johnny Lawrence in Karate Kid.
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Da qui inizia la ricerca della verità da parte di un gruppo di amici coetanei. Deena, la sua ex fidanzata Sam. I suoi amici Kate e Simon e suo fratello minore Josh. Scopriranno che la storia della città è scandita dai raptus omicidi dei suoi abitanti e che la causa è una maledizione gettata da una strega vendicativa, Sarah Fier, impiccata su quella terra nel 1666.
Grazie a questa scoperta, si vene trasportati al secondo capitolo, Fear Street Parte 2: 1978. Prequel ambientato in un campeggio estivo di fine anni 70’, dove come nella famosa pellicola Venerdì 13, un giovane ragazzo diventa un assassino e si avventa sui giovani campeggiatori senza un’apparente spiegazione. Qui inizia a delinearsi meglio la storia, grazie alla scoperta di tunnel sotterranei che corrono sotto tutta la città di Shadyside, luogo di riti magici ed esoterici. Le protagoniste del capitolo sono due sorelle, che cercano di salvarsi dalla furia omicida del fidanzato della maggiore delle due, Cindy, senza riuscire a capire del tutto il meccanismo della possessione, ma dando informazioni utili allo spettatore per capire come funziona la maledizione di Sarah Fier.
Si arriva così al capitolo finale, Fear Street Parte 3: 1666. Qui viene mostrata la realtà dei fatti accaduti a Sarah Fier. Il film è diviso in due parti, la prima ambientata nel 1666 e la seconda che ritorna nel 1994. In questa narrazione viene analizzata la vera storia di Sarah. La persecuzione che l’ha accompagnata, a causa di una mentalità bigotta e antiquata, dove l’omosessualità e il progresso era viste come armi del diavolo. Così come le donne accusate di stregoneria venivano punite con la morte. Rivelando il passato di Sarah viene rivelato anche il vero nemico. L’insospettabile compagno della porta accanto. Questo sottolinea come non tutto quello che luccica è oro e che spesso i ruoli predefiniti dal destino non debbano per forza rimanere tali. Ma possano essere ribaltati dalle azioni che ognuno di noi decide di compiere.
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Fear Street ha tutte le qualità giuste per diventare un Cult. Ha la giusta dose di nostalgia che accompagna tutte le pellicole ambientate negli anni 70’, 80’ e 90’. Ma anche una colonna sonora impeccabile. Con brani di band come i Prodigi, Radiohead, Iron Maiden, Cypress Hill e Cowboy Junkies. Per non parlare dei rimandi cinematografici già citati. Oltre a questo, nonostante il genere, si propone di affrontare temi sociali importanti, come l’omofobia, l’emancipazione femminile e l’ostruzionismo maschile. Cerca di far capire come il male possa cambiare forma ma continuare comunque a nuocere con le stesse modalità. Se non si decide di cambiare modo di vedere le cose e uscire dalla propria chiusura mentale.
Sul web si vocifera già di una possibile prosecuzione seriale, tramite uno spin-off o una continuazione. Ciò che è certo è che il format è molto piaciuto al pubblico e questo potrebbe portare Netflix a considerare una nuova tipologia di prodotti che, se mantenuta la qualità, si prospetta come una svolta nell’ambito della piattaforma.