FanoFellini: una retrospettiva dedicata al regista dei sogni
“Il regista è qualcuno che dentro di sé deve creare un punto focale su cui devono convergere come radiazioni tutte le altre individualità e tenerle legate insieme. È un’operazione magica, ecco.”
In occasione del centenario dalla nascita di Federico Fellini, la città di Fano omaggerà il grande regista del realismo magico con una manifestazione nella quale i suoi più grandi capolavori saranno proiettati sul grande schermo.
Il festival, tramite proiezioni, incontri, ospiti, concerti e mostre fotografiche inedite, farà riemergere la memoria di un luogo – la città di Fano – che ha profondamente ispirato Fellini, “un artigiano che non ha niente da dire, ma sa come dirlo“.
E’ proprio attraverso questa retrospettiva, la quale avrà luogo alla Rocca Malatestiana di Fano dal 4 al 9 agosto, che si fornirà il pretesto per riflettere non solo su uno dei maggiori registi della storia cinematografica italiana, ma anche sul rapporto, l’evoluzione e la fortuna che l’immaginario felliniano ha avuto nel cinema italiano di oggi.
FanoFellini, un evento per riscoprire e rivivere le emozioni del cinema di Fellini tra sogno e realtà.
Di seguito, l’intervista a Dario Bonazelli, organizzatore del festival.
Perché quest’esigenza di dedicare un intero festival a Federico Fellini?
Il 2020 è l’anno della celebrazione dei cento anni dalla nascita di Federico Fellini e questa manifestazione rientra nell’ambito delle celebrazioni “Fellini100” promosse dal ministero per i beni e le attività culturali. In quest’occasione Agnese Giacomoni, docente al liceo Nolfi di Fano ed ex ricercatrice universitaria, ha avuto l’idea di scrivere il libro “FanoFellini” che presenteremo domani pomeriggio alle 19 alla rocca malatestiana per raccontare i legami che ci sono stati tra Federico Fellini e la nostra città. Non c’è nessuna pretesa di paternità, ma semplicemente uno dei pretesti del festival è quello di raccontare cosa dell’immaginario felliniano corrisponde all’identità della nostra città, oltre ai vari punti di contatto che sono contenuti nel libro per testimoniare e documentare e nel festival per dare l’occasione di far conoscere i film di Fellini a tutte le generazioni.
Cos’è che lega maggiormente il regista alla città di Fano?
Ci sono alcuni punti di contatto interessanti. Innanzitutto Fellini raccontava di aver frequentato il collegio Sant’Arcangelo che si trova lungo il corso di Fano. La realtà dei fatti è che quel collegio lo aveva frequentato il fratello Riccardo per un anno e c’è anche la sua iscrizione al collegio firmata dal padre, quindi era l’opera di racconto, di una mistificazione e trasfigurazione del raccontare storie ai giornalisti e alle persone ad opera di Fellini. Per cui il regista trasfigurava la realtà per trasformarla secondo la sua fantasia, questo è un punto di contatto a cui ha pensato Agnese nel suo libro. In un’altra intervista, Fellini dichiara di essersi ispirato ai “vitelloni” di Fano e ai “vitelloni” di Urbino. “I vitelloni” è un film che avrebbe dovuto girare a Fano. Le fonti dicono che a quel tempo, la città di Fano non accolse di buon grado la richiesta di girare il film perché non era un contenuto che rispettava i valori della città. Un altro legame interessante è un film mai realizzato, “Viaggio con Anita”, dove Sophia Loren avrebbe dovuto interpretare Anita che era la fidanzata del protagonista principale Gregory Peck. Trattava di un viaggio da Roma a Fano in cui il protagonista andava a trovare il padre malato. Questo film non fu finanziato e girato, venne girato poi da Monicelli che cambiò la destinazione del viaggio.
Oltre ad una ricca programmazione, il festival ospiterà anche un’interessante mostra fotografica dedicata al regista.
Ci sono due mostre fotografiche. Una di queste vanta cinquanta foto inedite dell’archivio del centro sperimentale cinematografico di Roma già visibili alla rocca malatestiana. L’altra è dedicata a scatti e ritratti di giornale, una ricerca archivistica compiuta dall’archivio della biblioteca Federiciana e della mediateca Montanari dal titolo “Album dei sogni: viaggio per immagini nella memoria felliniana”.
Questa retrospettiva felliniana potrebbe ridare spazio al cinema verità che aveva trovato terreno fertile nell’Italia del dopo guerra. Pensi che il cinema italiano di oggi abbia perso di vista lo scopo per il quale era nato, cioè raccontare la verità attraverso delle figure topiche?
Credo di no, può esserci un’indole nei registi italiani che è quella di raccontare l’Italia. La lente di ingrandimento sotto la quale si racconta l’Italia prende sicuramente spunto dal neorealismo e dalla commedia all’italiana, ovvero le due correnti che hanno portato il cinema italiano in tutto il mondo. Quello di Fellini è un realismo magico, le operazioni che faceva erano quelle di raccontare storie e favole, spesso raccontando la verità, trasfigurandola e presentandola sotto altre forme. Oggi il cinema italiano è sicuramente in buona salute, c’è una produzione molto attiva. Da un anno a questa parte c’è una buona concentrazione di investimenti a favore di nuovi autori. Ci sono registi che si rifanno indubbiamente alla tradizione passata. Tra la ricerca documentaristica e narrativa ci sono certamente degli influssi dal passato, ma siamo ancora lontani dall’avere una corrente e un movimento che possa riportare il cinema italiano in auge come fece il neorealismo di Fellini e il cinema del dopo guerra.
Come credi che sia evoluta la narrazione cinematografica da Fellini ad oggi?
Se negli anni del neorealismo e della commedia all’italiana fino agli anni ’60/’70 c’era una comunione di intenti, ovvero gruppi di registi identificabili in delle correnti, oggi il cinema italiano vive più di casi isolati tra cui Sorrentino con “La grande bellezza” e Matteo Garrone, le due punte di diamante del cinema italiano di oggi insieme a Luca Guadagnino. Ci sono tanti nuovi registi emergenti che si stanno facendo conoscere in tutto il mondo. Potrei citare Jonas Carpignano, Pietro Marcello, Gianfranco Rosi, per rimanere nel tema del realismo. Il cinema italiano di oggi sicuramente sta vivendo una buona stagione.
A livello narrativo e di influenze culturali cinematografiche si vive e si vivrà sempre sotto questi grandi esempi del passato.