“Propaganda”, Fabri Fibra alla ricerca dei luoghi comuni dell’italiano medio
Gli automobilisti italiani la conoscono molto bene. Tutte le stazioni radio la passano almeno un paio di volte al giorno. “Propaganda” di Fabri Fibra insieme a Colapesce e Dimartino è a tutti gli effetti una hit italiana che già da qualche tempo fa cantare un po’ tutti.
Il brano del trio è un mix di rap e pop ed è inserito nell’album del rapper milanese “Caos” pubblicato il 18 marzo del 2022. Il titolo è esplicativo del contenuto del pezzo. Un tema non proprio originale. Non tanto nella musica quanto nella quotidianità. La propaganda ha ormai un’accezione negativa. Viene sempre vista come un qualcosa volto a ingannare qualcuno. In particolare in campo politico. Soprattutto elettorale.
Manifesti, promesse, comizi, interviste, dibattiti, tribune politiche. Chi più ne ha più ne metta.
“Finalmente qualcuno che parla per me, che sa quello che provo
Finalmente qualcuno che pensa alla gente, e che mi dà un lavoro
Che promette di farmi dormire tranquillo in tutte queste notti
Finalmente qualcuno che mi sembra onesto, in mezzo a tanti corrotti“.
Fabri Fibra mette in rima pensieri comuni. Quelli dell’italiano medio che vuole qualcuno che lo aiuti a pensare. Che prenda al suo posto le decisioni. Qualcuno che lo faccia sentire sicuro e a affidare il suo voto. E la pandemia ha largamente diffuso questo modus vivendi. La ricerca di un politico che rassicurasse la popolazioni circa la fine delle restrizioni, della circolazione del virus, dell’arrivo delle casse integrazioni, dell’aumento dei posti di lavoro.
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Ricercando qua e là quel parlamentare che sia il più possibile vicino “alla gente comune”. Ma trovando il più delle volte ignoranti che faticano a coniugare tempi verbali. Per carità, anche questo è un piccolo luogo comune, ma sembra quasi che un politico in maglietta debba essere per forza più onesto e competente di uno che va in giro in auto blu e in giacca e cravatta.
L’apparenza, questa volta livellata verso il basso, continua in qualche modo a contare più dell’essere. E nel brano c’è proprio questo pensiero:
“Qualcuno che mi assomiglia, che in TV parla la mia lingua
Che difende tutti quei valori italiani, tipo la famiglia
Uno come me che non se la tira, che rispetti come chi ha la divisa
Anche se l’Italia l’ha un po’ divisa, attenzione, guarda, eccolo, arriva
Evviva!”.
In un periodo in cui non si ricercano le risposte, nonostante si abbia qualche domanda, la propaganda ne fornisce una serie che tolgono la fatica di pensare. Il duo Colapesce-Dimartino nel ritornello canta:
“E allora sì, propaganda, propaganda
Non c’è più niente che mi manca
E allora sì, propaganda, propaganda
La risposta ad ogni tua domanda“.
Ma l’affidarsi a un politico con il volto rassicurante su un manifesto elettorale è qualcosa di continuo. Non bastano anni di promesse non mantenute. Neanche i licenziamenti e i diritti calpestati, come canta Fabri Fibra ad inizio canzone. La fiducia nel sorridente futuro parlamentare che ha le risposte a tutti i problemi non viene quasi mai scalfita.
D’altronde le teorie di inizio ‘900, tra cui la “bullet teory”, continuano ad essere ancora valide. Un messaggio, che viene ripetuto un tot di volte, finisce per essere accettato da una buona percentuale di persone esposte a tale messaggio. Esattamente come se fosse un proiettile che entra dentro il malcapitato.
E a proposito di questo la famosa frase “Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità”, che continuamente viene attribuita a Joseph Goebbels (ministro della Propaganda del Terzo Reich) è una bufala. Ma provate a chiedere a 10 persone. Almeno 8 vi diranno che fu lo stesso Ministro a pronunciarla. Effetto della propaganda. Grazie alla quale non c’è bisogno di sforzarsi di ricercare la verità.