“Everybody hurts” è “la canzone più triste di sempre”? La storia del brano dei R.E.M.
Oltre trent’anni fa, nell’ottobre 1992, i R.E.M. entravano nella storia con una canzone talmente delicata da colpire con una potenza sorprendente: “Everybody hurts“.
All’alba degli anni Novanta si registra un grave aumento del tasso di suicidio giovanile negli Usa: secondo il National Center for Biotechnology Information ogni anno almeno 13 giovani su 100mila tra i 15 e i 24 anni decidono di togliersi la vita (il tasso più alto si registrerà nel 1994: 13,8/100mila).
I R.E.M. decidono di inserire nel loro album Automatic for the People brani ricchi di poesia, pronti a conquistare il pubblico: si aggiudicano il secondo posto nella classifica americana con oltre 18 milioni di copie vendute. L’album contiene uno dei brani più amati del loro repertorio, che riuscirà a raggiungere obiettivi neanche lontanamente immaginati.
Leggi anche: La “Donna in cucina” di Diego Velázquez illumina la Galleria Borghese
Bill Berry, il batterista dei R.E.M., vorrebbe “solo” scrivere una canzone semplice, capace di arrivare alle persone che sentivano di non avere speranza. Ma la creazione di “Everybody hurts” prenderà una strada diversa, per poi rivelarsi un capolavoro senza tempo.
La ballad, suggerita inizialmente come un pezzo country dal batterista Berry, raggiunge poi sonorità più vicine a quelle tipiche di Otis Redding e della Stax Records, grazie agli arrangiamenti realizzati su misura da John Paul Jones, bassista storico dei Led Zeppelin, coinvolto nel progetto dal produttore Scott Litt.
Il frontman della band, Michael Stipe, fino ad allora non si era troppo preoccupato di far capire i testi delle canzoni a chi ascolta, anzi spesso il suo cantato era quasi indecifrabile. Ma in questo brano la sua voce è forte e chiara come non mai, perché il messaggio non deve andare perduto. Lui stesso dichiarerà, ascoltandosi:
“Non riesco a credere che sia la mia voce. È purissima. Questa canzone ha smesso immediatamente di appartenere a noi ed è diventata di tutti“.
La scelta di andare dritti al punto, anche a costo che la canzone risulti esageratamente semplice e “ingenua”, è assolutamente giustificata dall’intento più profondo dei R.E.M., che desideravano rivolgersi ai ragazzi (e non solo) vittime di depressione acuta per non farli sentire soli, per tentare di contrastare il preoccupante incremento del tasso di morte per suicidio.
“Tutti soffrono, tu non sei solo”: queste poche (e quasi banali) parole, così dirette, bastano a fare di questa canzone un inno alla vita.
Anche se l’intento del testo non è così ambizioso: chi canta non pone domande, non offre particolari discorsi motivazionali. Semplicemente ricorda a chi soffre di non essere solo, esorta a pensare che il proprio dolore non è assoluto (nel senso letterale di ab solutus). “Everybody hurts” invita perciò anche a prestare attenzione all’altro, non conoscendo la sua personale battaglia che lo fa piangere in silenzio, perché probabilmente il dolore – in qualsiasi sua forma – si insinua anche nei suoi pensieri più intimi.
Leggi anche:“The Dead Don’t Hurt”: il western femminista di Viggo Mortensen [trailer]
Si tratta di una canzone che ha attraversato gli oceani del tempo, riuscendo a rivolgersi a chiunque apra il proprio cuore alla musica. Un brano che non vuole insegnare niente, solo entrare in contatto con le persone, anime sconosciute, per dire loro che non sono da sole. Perché “quando sei sicuro di averne avuto abbastanza di questa vita” e non trovi la forza per tenere duro, per ricostruire tutto da capo, per combattere un vuoto e tornare a riempirlo, a volte hai solo bisogno di una voce amica che ti sussurri all’orecchio: “Resisti!“
Su una musica quasi soave, le parole ricordano “Tutti soffrono e tutti a volte piangono“: un’immagine che riflette un mondo imperfetto, ma così realistico, così fragile, che non ha bisogno di maschere o di giustificazioni. Solo di solidarietà e empatia.
Una di quelle canzoni mai “superflue”, di cui anzi continuiamo ad avere bisogno. Perché se il quadro era preoccupante all’inizio degli anni Novanta, trent’anni dopo la situazione è spaventosa. Abbiamo consultato i dati dell’Afsp (American Foundation for Suicide Prevention): il tasso di suicidi tra i 15 e i 24 anni nel 2021 è salito a 15/100mila.
Leggi anche: Corde, cappucci e satire: i riti più suggestivi della Settimana Santa in Abruzzo
I R.E.M. hanno ricevuto un encomio ufficiale dallo Stato del Nevada per l’impegno nella prevenzione del suicidio che questa canzone rappresenta.
Come riporta Virgin Radio, la canzone è stata votata come “la canzone più triste di sempre” in una ricerca commissionata dall’Università di Huddersfield e dalla International Association for the Study of Popular Music – in base a ritmo, melodia e capacità di provocare una reazione emotiva -, piazzandosi al primo posto in una lista di trenta canzoni, superando Nothing Compares to U di Sinead O’Connor, Tears in Heaven di Eric Clapton, I Will Always Love You di Whitney Houston e Yesterday dei Beatles che compongono la Top 5.
Il videoclip
Il videoclip di “Everybody Hurts“, diretto da Jake Scott (figlio di Ridley), si ispira al primo sogno del film Otto e mezzo di Fellini.
Nel video vediamo centinaia di persone che restano bloccate in un ingorgo nel traffico: si chiudono le bocche e in sovrimpressione compaiono i loro pensieri negativi come sottotitoli. Sull’“Hold on” (Resisti!) ripetuto più volte da Michael Stipe, finalmente vediamo la reazione attiva delle singole persone che si uniscono in una folla, uscendo dalla costrizione delle loro macchine ferme e camminando insieme, verso una nuova libertà condivisa. Una semplice e diretta metafora della solidarietà, unica ancora di salvezza nell’isolamento della solitudine.
“Everybody hurts” ha vinto diversi premi agli Mtv Video Music Awards del 1994, tra cui il miglior montaggio, la migliore regia per Jake Scott e la migliore fotografia per Harris Savides. È stato anche nominato per l’Mtv Video Music Award per il video dell’anno.
Testo
When the day is long and the night, the night is yours alone,
When you’re sure you’ve had enough of this life, well hang on
Don’t let yourself go, ‘cause everybody cries and everybody hurts sometimes
Sometimes everything is wrong. Now it’s time to sing along
When your day is night alone, (hold on, hold on)
If you feel like letting go, (hold on)
When you think you’ve had too much of this life, well hang on
‘Cause everybody hurts. Take comfort in your friends
Everybody hurts. Don’t throw your hand. Oh, no. Don’t throw your hand
If you feel like you’re alone, no, no, no, you are not alone
If you’re on your own in this life, the days and nights are long,
When you think you’ve had too much of this life to hang on
Well, everybody hurts sometimes,
Everybody cries. And everybody hurts sometimes
And everybody hurts sometimes. So, hold on, hold on
Hold on, hold on, hold on, hold on, hold on, hold on
Everybody hurts. You are not alone
—
Quando il giorno è lungo e la notte, la notte è solo tua,
Quando sei sicuro di averne avuto abbastanza di questa vita, beh resisti
Non lasciarti andare, perché tutti piangono e tutti soffrono a volte
A volte tutto è sbagliato. Ora è tempo di cantare insieme
Quando il tuo giorno è soltanto notte (resisti, resisti)
Se ti senti come se ti stessi lasciando andare (resisti)
quando pensi di averne avuto troppo di questa vita, beh resisti
Perché tutti soffrono. Trova consolazione nei tuoi amici
Tutti soffrono. Non rovesciare la tua mano. Oh no. Non rovesciare la tua mano
Se senti di essere solo, no, no, no, tu non sei solo
Se sei solo in questa vita, se i giorni e le notti sono lunghe.
Quando pensi di averne avuto troppo di questa vita per resistere
Beh, tutti soffrono a volte.
Tutti piangono. E tutti soffrono a volte
E tutti soffrono a volte. Allora resisti, resisti
Resisti, resisti, resisti, resisti, resisti, resisti
Tutti soffrono, tu non sei solo