L’Europa costa troppo, aumentano i tour musicali cancellati
Che la guerra tra Russia e Ucraina stia incidendo sull’aumento del costo della vita in Europa è ormai assodato. Che sembra si vada verso la fine dell’era delle compagnie aeree low cost è uno spauracchio sempre maggiore. A risentire maggiormente di questa situazione saranno le classi sociali cosiddette medio-basse. Insomma, quelle abitate da chi i conti in tasca se li fa per davvero.
Le entrate economiche del singolo, come dei nuclei familiari, saranno indirizzati sempre di più a beni di consumo primari. In particolare questo inverno ci si attende un periodo nero causato dall’aumento delle bollette delle quali intravvediamo una prospettiva sulla brevissima distanza, ma non ci è dato conoscere cosa potrebbe accadere in inverno.
Cosa e chi risentirà di questo momento di ristrettezza? Tutti quei settori economici e sociali secondari e terziari. Già durante i lockdown l’antifona era stata quella di ridurre i momenti riguardanti vizi, hobby e passioni che avessero comportato una spesa evitabile. In tutto ciò rientra l’ambito degli eventi, quindi anche dei concerti. Non essendo un qualcosa di vitale, in un periodo da “cicale”, in molti hanno cominciato a ridurre la partecipazione, se non addirittura a rivederla in toto.
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Da qui è tutta una catena. Ovviamente riferito, per ora, a produzioni minori o low budget dove l’organizzazione è attenta al centesimo. Il calo degli spettatori porta, fra le altre cose, anche all’aumento dei prezzi, e al riparametrizzare varie voci sul business plan, compresa quella dei cachet per gli artisti. Gli stessi che, soprattutto quando provenienti da altri continenti (in particolare quello americano), avranno maggiori costi da sostenere a fronte di un possibile minore guadagno. Aerei più costosi, spostamenti in tourbus, alberghi e servizi paralleli alla vita on the road.
Da qui la decisione di alcuni gruppi americani di cancellare i loro tour europei. È il caso degli Atheist, la band death metal statunitense che poco più di due giorni fa ha cancellato il tour europeo. La nota ufficiale a nome di Kelly Shaefer sottolinea come” a causa di sopraggiunte circostanze fuori dal nostro controllo, gli Atheist sono costretti a posticipare il tour europeo. Con il nostro agente e il management abbiamo fatto il possibile per evitarlo. Stiamo comunque lavorando sodo con tutte le persone coinvolte per riorganizzare il prima possibile e portare la nostra musica ai fan in Europa. Avete aspettato abbastanza lungo ma vi chiediamo di pazientare ancora un po’“.
Non è detto a chiare lettere ma il lato economico sembra sia proprio il problema principale che ha portato il gruppo a non partire per il Vecchio Continente, cancellando anche 4 date italiane.
Chi invece non usa nessun giro di parole è un’altra metal band americana. Gli Anthrax hanno infatti comunicato che “a causa di problemi logistici e dell’aumento sconsiderato dei costi, siamo purtroppo costretti a cancellare il tour europeo 2022. I biglietti saranno rimborsati presso i punti vendita”.
Nel giro di una settimana sono stati ben due i gruppi a cancellare i tour europei. E praticamente per lo stesso motivo. Un campanello d’allarme per gli addetti ai lavori del settore, che dopo quasi due anni di inattività questa estate hanno dato fuoco alle polveri. Concerti praticamente ogni giorno, almeno in Italia, ma zero considerazione del pubblico. Prezzi dei biglietti alle stelle, secondary ticketing senza controllo, cibo e bevande (queste ultime molte volte da comprare per forza all’interno) a livello di ristoranti di livello.
La crisi pero rischia di colpire anche tour mondiali di grande portata. I Coldplay infatti avevano pensato di annullare il “Music Of The Spheres World Tour”. In un’intervista a ColdplayXtra il leader Chris Martin ha dichiarato di aver preso in considerazione l’ipotesi di cancellare il tour.
“Era la prima volta in cui ad un certo punto ci siamo resi conto di non poter fare un tour a causa di problemi economici. [Organizzarlo] stava diventando finanziariamente stressante, un’esperienza che non avevamo mai vissuto prima. Non abbiamo mai avuto una grande crisi finanziaria”.
I costi troppo alti hanno messo in difficoltà la band britannica, che nelle ultime settimane è stata al centro di numerose polemiche per i prezzi esorbitanti dei biglietti, che in Italia hanno raggiunto anche cifre a 3 zeri.
Se fino a un anno fa il settore degli eventi era messo a dura prova dall’emergenza covid e dalla mancanza di sussidi sufficienti, ora il nemico è sia esterno che interno. Da un lato il costo della vita europea che aumenta ogni giorno di più, causa aumento del gas e del petrolio in primis, dall’altro il poco controllo interno e lo scarso interesse dimostrato agli atti pratici nei confronti di chi lo finanzia: il pubblico. Quest’ultimo è la vera vittima di un sistema che sembra destinato a tornare a soffrire.
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