Eminem, 50 anni di Slim Shady
Marshall Bruce Mathers III, meglio conosciuto come Eminem, compie 50 anni. Strano a dirsi per uno che appare ancora senza barba. Il Peter Pan del rapper, infatti, non invecchia mai. Sembra ieri che da Detroit si catapultò sulla scena mondiale del Rap per rompere gli schemi.
Un rapper bianco che addirittura ha successo? Le case discografiche che lo rifiutarono in gioventù, a fine anni ’90 cominciarono a mangiarsi i gomiti. Dr. Dre, invece, cominciò a contare i dollari sul suo conto in banca.
Nel 1999 la faccia di Eminem cominciò a irrompere ovunque. “The Slim Shady LP” arrivò a vendere 480 000 copie nelle sole prime due settimane. Oggi i dischi venduti sono più di 400 milioni. Niente male per uno che veniva rifiutato ovunque. Da suo padre, appena nato, da sua madre che gli preferiva alcool e droghe (e altri uomini). Dalle ragazze. Dalle case di produzione. Era strano vedere “B-Rabbit”, come viene chiamato il suo personaggio in “8 mile”, volere muovere i suoi passi in un mondo ghettizzato come quello del rap. Una realtà a prevalenza afro che difficilmente si apriva al mondo esterno.
Una dimensione fatta di rancore, violenza. Ma anche voglia di rivincita. La ricerca della felicità non concessa. In barba alla Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d’America, redatta da Thomas Jefferson e approvata dal Congresso di Filadelfia il 4 luglio 1776. La Detroit di Eminem era proprio questo. Un qualcosa di lontano dal sogno americano che viene proposto in Tv, che viene idealizzato.
In questi quasi 30 anni di carriera, Marsshall ne ha fatte, scritte e cantate di tutti i colori. Accusato di razzismo, omofobia, incitamento alla violenza, sessismo e chi più ne ha più ne metta. Ma più veniva accusato, più lui rideva. E poco importava ai santoni dei media statunitensi se addirittura Elton John nel 2011 prese le sue parti, sottolineando l’amicizia che li lega e paragonandolo a Hendrix e Mick Jagger.
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Sin dagli esordi il ragazzo bianco dell’ 8 Mile Road ha voluto stupire portando avanti il suo “The Eminem show”. Interi album, a partire dal primo “Infinite”, dedicati al rapporto con le donne. Che fosse la sua prima moglie o la madre. Entrambe colpevoli, a quanto pare, del suo desiderio di vederle morte o quantomeno sofferenti. Ma il gentil sesso è stato colpito anche con nomi più altisonanti. Christina Aguilera, in “The real Slim SHady”, Jennifer Lopez (“I’m Black“), Britney Spears (“The Real Slim Shady“), l’attivista per i diritti civili Cynthia Delores Tucker (“Rap Game“), fino agli scontri con Mariah Carrey, durati più di un decennio con “Superman“, “Jimmy Crack Corn“, “Bagpipes from Baghdad“, “The Warning“.
Le accuse del rapper sono abbastanza facili da intuire. Quella che è andata per la maggiore era l’aver venduto il proprio corpo per fare successo. Per edulcorare i testi.
Troppo bianco per i neri e troppo nero per i bianchi. Eminem è sempre stato al di fuori di tutti gli schemi. Accusato di razzismo tanto da essere indicato anche l”Hitler del rap, il problema maggiore lo ebbe con una rima nel brano mai pubblicato “Foolish Pride“. Una registrazione del testo fu lanciata da “The Source” e la frase incriminata fu “Don’t date a black girl, if you do it once you won’t do it twice / You won’t ever do it again because they’ll take your money and that ain’t funny”. Un invito a non uscire con ragazza nera perché ti ruberà i soldi. Anni dopo lo stesso Eminem spiegò che era riferito ad una sua ex ragazza e non a tutte le ragazze afro.
All’alba dei suoi primi 50 anni il ragazzo cresciuto tra Kansas City e Detroit ha pubblicato 11 album e 3 raccolte. Ha vinto 15 Grammy Award, 17 Billboard Music Award, un Oscar per la miglior canzone, 10 volte al numero uno con un album su Billboard, artista hip-hop con più vendite di sempre. Diventato anche produttore ha cambiato per sempre la scena dell’hip hop, sdoganando anche alcuni dogmi culturali. Alcuni suoi testi sono diventati pietre miliari del rap tanto che la parola “Stan” è stata inserita nell’Oxford Dictionary per indicare un “fervente e ossessivo ammiratore di una particolare celebrità”, un mix (o sincrasi) stra stalker e fan.
Sono passati 20 anni da quando cantava “Without me”, sul fatto che dopo due anni era tornato per salvare il mondo. Magari non è stato il supereroe che in molti si aspettavano. Ma sicuramente fu una frattura, che continua ad entusiasmare, nel mondo dei rapper. E due decenni di distanza è abbastanza facile dire che senza le sue rime non si poteva stare.
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