Elliot Page e il privilegio della libertà
La vicenda di Elliot Page porta con sé diversi spunti e questioni da affrontare, primo fra tutti il tema biografico, che interessa in prima persona Elliott, la sua capacità di stare al mondo, la sua visione del futuro e la idea di sé stesso.
Ma ad interessare c’è anche il fatto preminentemente politico per cui dovremmo ringraziarlo perché le sue vicende biografiche – certo importanti ma tutte sue, se non fosse che in passato si è reso protagonista di film ancora oggi indimenticati come Juno o The Umbrella Accadamy – lo hanno portato a non nascondere la sua omosessualità tanto da arrivare nel 2014 al coming out e oggi a raccontarci, tramite lettera pubblica, di essere transgender – che trovate qui (a questo link la lettera).
Un nuovo passaggio della sua biografia e della sua vita pubblica quindi con cui chiede che si utilizzino, nei suoi confronti, pronomi maschili: scelte e richieste che lo riguardano e che quindi attengono ad una etica della responsabilità, della liberazione, dell’inclusione – tutti punti legati alla cosiddetta questione di genere, alle discriminazioni, al grandissimo mondo LGBTQ+.
Nella sua missiva dice “sono orgoglioso di essere trans e di essere qui”. C’è un ulteriore passaggio che giustifica questa uscita pubblica così importante: i temi di una politica che si sta provando ad adeguare ai vissuti e alle richieste dei e delle cittadinə in quello che è il tema dell’appartenenza di genere e del transessualismo – che portano irrimediabilmente con sé altri temi.
Per cui Elliot Page prende su di sé quella che è una battaglia di sensibilizzazione e coscientizzazione di una tematica che non è affatto secondaria, per i numeri che la vedono protagonista ma anche per la forza con la quale viene osteggiata da alcuni Stati e dalle legge. Pensiamo che in Italia, solo oggi nel 2020, si sta discutendo una legge contro l’odio omotransbilesbofobico e contro la misoginia (Ddl Zan), ad oggi passata alla Camera dei Deputati e in fase di approvazione al Senato. O anche alla Polonia che, con la scusa della pandemia, ha tolto ai transessuali e agli e alle omosessuali lo statuto di ‘esistenti’, cancellandoli come se non esistessero (per non parlare degli attacchi feroci alla libertà di autodeterminazione delle donne che vogliono interrompere una gravidanza).
Ecco perché l’opera di Page è estremamente importante, soprattutto per via della sua popolarità, potendo quindi raggiungere tante persone, e riuscendo quindi a normalizzare una questione che interessa moltissime persone che vivono tutto ciò con sofferenza in qualsiasi ambito della propria vita, dal lavoro alla vita famigliare.
Prima di lui, ci piace ricordare l’esperienza di Laura Jane Grace che ha raccontato in un suo libro uscito l’anno scorso proprio i momenti, gli anni dell’apice del suo sentirsi disadattato come uomo, dell’outing, del passaggio che oggi è concluso da uomo a donna: era (ed è) la leader degli Against Me, gruppo folk rock – folk punk ancora oggi attivo nato nel 1997 in America fondato da lei quando era ancora Tom Gabel.
Noi di TWoF abbiamo letto “Tranny, confessioni di una punk anarchica venduta” che è appunto il racconto autobiografico, forte ed emozionantissimo insieme della transizioni da Tom a Laura in cui si comprendono la forza e il coraggio di questa presa di posizione, coraggio che anche Elliot esprimeva chiare lettere nella sua ‘confessione pubblica’ assieme alla paura quando dice:
“La mia gioia è reale ma anche fragile, la verità è che nonostante mi senta profondamente felice e sappia quanti privilegi ho, ho anche paura dell’invadenza, dell’odio, degli scherzi e della violenza”
Questa paura accompagna persino lui che sa di essere privilegiato, sapendo di poter vivere un’esperienza straordinaria con meno difficoltà e limiti di altrə. Sa di poter fare suo il tema che in tantə vivono, cioè quello della transizione. Occorre sottolineare come ci si trova di fronte al diritto – come proclamato da Emi Koayma in The Transfeminist Manifesto – «di ciascun individuo ad autodeterminarsi e possedere arbitrio esclusivo sul proprio corpo, vita e felicità», diritto posto all’interno di un movimento di e per le persone trans che vedono la loro liberazione intrinsecamente connessa alla liberazione di tutti e tutte, aperto cioè anche a tutte le soggettività non trans che vedono nell’alleanza una necessità per la liberazione, appunto.
E quindi viva Elliot, benvenuto Elliot.