Elisa Esposito, la prof del corsivo arriva in libreria con Mondadori
Il mondo dell’editoria è in crisi. Le vendite in calo hanno sicuramente delle cause da analizzare. E tra queste vi è sicuramente l’abbassamento degli standard qualitativi.
Rispetto al 2021 le vendite di romanzi e saggi sono inferiori di quasi il 3%, stando ai dati del sito Aie. Si legge infatti che “nel solo periodo 12 settembre – 9 ottobre si registra un -6,5% a valore e -4,9% a copie rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Le vendite sono state pari a 117,9 milioni e le copie sono state pari a 7,7 milioni (rispetto allo stesso periodo del 2021 si sono persi “rispettivamente 8,2 milioni a valore e 399mila copie)”.
Gli italiani che leggono di meno sono sicuramente in aumento. In diminuzione ci sono invece gli scrittori, in particolare i poeti, che riescono a vedere pubblicate dalle case editrici i propri lavori.
Buona parte del mondo dell’editoria, complice la difficoltà di reperire sostegni economici, ha quasi del tutto abbandonato l’idea di essere principalmente il settore della divulgazione, del sapere, della cultura, divenendo a tutti gli effetti un settore legato all’economia, alle regole del mercato e del profitto.
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È in questa ottica che si inseriscono pubblicazioni legate allo star system. Come nel caso del libro appena pubblicato da Mondadori di Elisa Esposito (“Amioe. Il manuale del cörsivoe”), la influencer nota ai più come “la prof del corsivo”. La ragazza che ha diffuso il modo di parlare, inventato e per fortuna poco diffuso, che ricalcherebbe come una caricatura la parlata delle giovani ragazze milanesi. Quelle del “amio”, “corsivoe”. E basta, perché anche la tastiera non ha determinati caratteri.
Se la giovane tiktoker è una fonte di vendite, che magari avvicina anche nuove persone all’interno delle librerie (soprattutto quelle virtuali più che quelle fisiche), un’apertura dell’editoria a determinati tipi di libri abbassa notevolmente il livello qualitativo e culturale. Perché è inutile nascondersi dietro un dito. Ed è questa la critica maggiore che viene rivolta alla Mondadori, specialmente sui social.
Elisa Esposito non è certo il nuovo Piero Angela. Né i suoi video sono un qualcosa di rivoluzionario. Sono contenuti fatti per fare views. Per strappare risate ma soprattutto critiche. Più commenti, anche insulti, riceve più aumenta la sua visibilità. Tanto da essere intervistata dai maggiori quotidiani nazionali, essere invitata in trasmissioni televisivi con milioni di spettatori. Fino a veder pubblicato un suo libro da una delle maggiori case editrici italiane. La Mondadori. Quella che pubblica i Meridiani dedicati alle migliori penne (e calamai) di sempre.
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La ragazza ha evidentemente cavalcato l’onda. Non è assolutamente il personaggio che traspare dai suoi contenuti. L’ironia è il suo modo di lavorare. E calca la mano ogni qualvolta i boomers si indignano davanti alle sue provocazioni. Una trovata senz’altro efficace e remunerativa. Ma al tempo stesso figlia dei tempi e della generazione alla quale si rivolge. E il settore dei libri sta andando in questa direzione. Dare al pubblico qualcosa di poco impegnativo, con cui fare una storia su Instagram.
La crisi d’identità dell’editoria italiana passa anche per questa trasformazione in supermercato. La selezione delle pubblicazioni avviene seguendo le leggi del capitalismo più becero. Chi più vende ha sempre ragione. Ma probabilmente, seguendo questo modus operandi, non avremmo mai avuto Miguel de Cervantes, Edgar Allan Poe, Franz Kafka, Emily Brontë.
Il bisogno di far quadrare i conti costringe le case editrici a questi compromessi. Per qualche buona pubblicazione letteraria ce ne sono molte altre che di letterario hanno ben poco. Ma al tempo stesso riduce lo spazio per molti altri scrittori e poeti emergenti di qualità superiore. Sebbene sia chiaro come Elisa Esposito sia un fenomeno del momento. Il suo nome, la sua persona, i suoi contenuti creano audience. Ed è normale che faccia gola accaparrarsi qualcosa di legato a lei.