Elephant Brain al disco d’esordio con “Niente di speciale”
“Niente di Speciale” è il disco d’esordio dei perugini Elephant Brain, in uscita questa settimana per Libellula, il 17 gennaio a voler essere precisi. Nato nella sala prove di Mantignana, Corciano (in provincia di Perugia), segue l’EP d’esordio della band pubblicato del 2015. Registrato e mixato in Fuori Produzioni e nel Brigadoon Studio da Jacopo Gigliotti dei Fast Animals and Slow Kids è stato masterizzato da Giovanni Versari (La Maestà) ed è un lavoro che si propone di prendere le distanze dall’attuale scena musicale italiana.
Nelle canzoni proposte, chitarre e percussioni tornano ad esprimersi vigorose, senza filtri, per un viaggio a ritmi serrati nella realtà di ogni giorno, con le sue difficoltà e preoccupazioni, quelle del nostro tempo, che gli Elephant Brain provano ad esorcizzare proprio attraverso l’espressione in musica.
“Questo disco racconta tutto quello che abbiamo vissuto nei due anni in cui ci abbiamo lavorato, in un momento delle nostre vite molto complicato”, spiegano i membri della band.
“Abbiamo condiviso idee, tempo, prospettive, volontà, momenti belli (bellissimi) e brutti (bruttissimi); trasferimenti, rapporti umani interrotti o iniziati, cambiamenti lavorativi, trasferte più o meno lunghe, qualche nuova cicatrice”.
ELEPHANT BRAIN
Tutto senza però perdere di vista l’obiettivo di portare a termine questo album, “un lavoro che è diventato per noi uno spaccato di vita: da una parte la musica e la voglia di arrivare alla fine di questo progetto, dall’altra le questioni che, puntuali, tornavano a bussare come un affitto da pagare, le bollette, tornare a casa stanchi da lavoro che ‘vabbè, dai, domani mi ci metto, stasera guardo un film’”.
Una riflessione anche sulla musica come tempo che è necessario dedicarle sacrificando amicizie, affetti, domeniche, mettendo talvolta da parte perfino quello che ti permette di guadagnare da vivere. “Il risultato”, si legge nelle note di presentazione, “è un disco profondamente radicato nella realtà di ogni giorno, dalla quale non si può prescindere, con una tracklist che è come un viaggio su un’autostrada senza limiti di velocità, ripetendo assunti come se fossero dei mantra a cui appigliarsi per non affogare in questo mare quotidiano. Fino ad arrivare alla title track, alla presa di coscienza finale”.
LA BIO – Gli Elephant Brain sono Vincenzo Garofalo, Andrea Mancini, Emilio Balducci, Roberto Duca, Giacomo Ricci e nascono a Perugia nel 2015, anno nel quale iniziano a registrare il loro primo EP nel Fuori Produzioni, una realtà alle porte di Perugia diventata una “seconda casa” per la band e attuale sala prove/studio di registrazione. L’EP uscito nel novembre dello stesso anno riscuote un buon riscontro di critica e pubblico, portandoli, da marzo 2016, a suonare in giro per l’Italia, in finale ad Arezzo Wave Umbria 2016 e ad aprire i concerti di Ministri, The Zen Circus, Giorgio Canali, Landlord e altri. Dopo qualche anno fuori dalle scene nel marzo 2019, insieme a Jacopo Gigliotti, iniziano a registrare i pezzi che andranno a comporre “Niente di speciale”.
GUIDA ALL’ASCOLTO – TRACK BY TRACK
1) QUANDO FINIRÀ
È la fine di tutte le cose che si guarda con il sorriso. È guardare tutto quello che ci si lascia dietro per raggiungere un obiettivo, per quanto importante sia, sono le persone che ci aspettano e che inevitabilmente deludiamo, sono le ultime ore della notte prima che torni la luce.
2) WEEEKEND
È il momento in cui ti rendi conto che continuare a ripeterti che “va tutto bene” è solamente un modo per prenderti in giro, che cominci a odiare tutto quello che intorno a te continua a ripetere lo stesso ritornello confortante. La sera cerchi distrazione in un paio di bevute e quasi ti sembra che non ti interessi più nulla, che non ti freghi delle conseguenze, dei ricordi, del fatto che da lì a poche ore dovrai essere fresco e pimpante per cominciare una nuova giornata, come se fosse tutto ok.
3) SCAPPARE SEMPRE
Una crisi. In questi tre anni più o meno tutti noi della band ci siamo passati: c’è chi ha cambiato casa, chi lavoro, chi ha vissuto per un po’ di tempo nell’altro emisfero. Anche la nostra ricerca musicale ha vissuto momenti difficili e sterili in questo periodo. Ma l’importante è non scappare, e anzi rimanere fermi, anche quando tutto quello che hai costruito deve essere distrutto: ogni crisi lascia un segno che però pian piano passa, anche se a volte la voglia di fuggire prende il sopravvento.
4) SOFFOCARE
Quando è il momento giusto per cambiare? Quando è il momento giusto per lasciarsi? Ma soprattutto siamo sicuri che lasciarsi per due persone, sciogliersi per una band, smettere di suonare per un musicista, sia la vera soluzione? Questo pezzo è nato da un dolore fisico insopportabile di uno di noi che l’ha costretto a mettere in discussione tutto quello che fino a solo pochi giorni prima era il terreno su cui camminava. Il titolo Soffocare è preso da un libro di Chuck Palahniuk.
5) AGATA
Agata racconta come spesso agli esseri umani capiti di mollare, di non affrontare davvero fino in fondo le cose. Quando arriva quel momento in cui è necessario fare delle scelte definitive, si finisce quasi sempre per fare sempre un passo indietro quando invece basterebbe spingersi leggermente oltre per osare un po’ di più. Magari non funzionerà, ma chi può saperlo?
6) CI UCCIDERÀ
È un singolo uscito un anno fa ma che sentiamo parte integrante del disco. In fase di mix è stato leggermente rivisto in modo che fosse coerente con il sound generale che stavamo cercando. Parla della difficoltà del tornare alla scrittura e di tutto ciò che quella stessa difficoltà possa significare.
7) RESTIAMO QUANDO VE NE ANDATE
Forse dovremmo davvero vivere ogni giornata di prova in studio, ogni live, come se fosse una festa e non soltanto rimpiangerlo una volta che questo tempo sarà passato. Perché i tempi cambiano ed è possibile che al nostro ritorno non ci sia nessuno ad aspettarci. Dobbiamo giustificare sempre in mille modi assurdi il nostro naturale desiderio di fare rumore, di liberarci da tutto quello che ci tiene fermi e che nega tutti i nostri slanci vitali.
8) L’UNICA COSA CHE CONTA DAVVERO PER ME
L’Unica Cosa che Conta Davvero Per Me rappresenta forse la parte più fragile di tutti noi. Quella voglia di stare male per credere di stare meglio, quel sentimento quasi adolescenziale che vorresti ogni tanto tirare fuori insieme ad una bottiglia di gin. L’Unica Cosa che Conta Davvero Per Me è un momento buio in cui chiedi aiuto, in cui l’affitto è l’unica cosa che ti lega alla realtà. Poche cose contano davvero e vanno protette da tutto, anche da noi stessi.
9) NIENTE DI SPECIALE
È un atterraggio, un momento di piena consapevolezza nel disco, con un testo che vuole quasi ripercorrere le tracce una per una a ritroso. Cosa rimane di tutto questo correre, di tutto questo affannarsi per provare a condividere un pensiero, se poi alla fine quello che siamo è soltanto niente più che un granello di polvere? Possiamo solo a questo punto mandare a quel paese questo sistema nel quale se non sei “conosciuto” in realtà non sei nessuno. Perché alla fine anche una cometa, per quanto luminosa, altro non è che un granello di polvere che brucia nel buio più totale.