Edoardo Bennato, il rock non allineato e la realtà da cambiare
Irriverente, anticonvenzionale, ‘rinnegato’, come cantava nel brano del 1973. Ma sempre alla ricerca del successo, anche dopo oltre 50 anni di carriera. Questo è il ritratto che fa l’Ansa di Edoardo Bennato, voce non allineata del rock’n’roll italiano. E stavolta lo fa riproponendo vecchie canzoni, che sembrano scritte ieri, mescolandole – “senza soluzione di continuità” – con quelle nuove.
Il risultato è l’album “Non c’è”, uscito per Sony Music (Legacy Recordings). “Come da ragazzo – spiega – anche ora sono alla ricerca del successo: cerco di trovare il modo di fare in modo che queste canzonette, o canzonacce, vengano ascoltate”.
Il fil rouge che unisce il passato e il presente è la cifra “bennatiana”, che affronta le contraddizioni della società, il “mistero della Pubblica Istruzione”, l’universo femminile e l’ironia esasperata fino al paradosso “in questa Italietta strapazzata e strapazzante” e “più che mai divisa tra Nord e Sud, che vive una situazione più tragica che comica dove i politici diventano comici, come il governatore della Campania”.
Un disco che riassume “il Bennato-pensiero, le sue schizofrenie, i suoi paradossi. Siamo sull’orlo del baratro ma ci salveremo”. Già dalla copertina, “Non c’è” si sfoglia come un quotidiano che uscirà domani mattina e si legge come il manifesto della realtà, “con tutte le contraddizioni e le schizofrenie che viviamo”. Frasi come “Salviamo il salvabile” e “Una di notte c’è il coprifuoco” rimbalzano dalle prime pagine e nei titoli dei telegiornali diventando le “cantilene” di questi giorni; cosi tanti altri ritornelli di canzoni vecchie e nuove di questo album.
Venti le tracce presenti nella versione cd, 23 in quella in doppio vinile. Otto i brani inediti in “Non c’è”, tra cui L’uomo nero (con Clementino) e La realtà non può essere questa (con il fratello Eugenio) e La bella addormentata, “il brano più radiofonico, ispirata alla favola e che ha come riferimento il “risveglio” di Bagnoli, dei Campi Flegrei, di Napoli e del Sud in senso lato”). Mentre 15 sono quelli scelti nel repertorio che hanno segnato la carriera artistica di Edoardo Bennato: Bravi ragazzi, Cantautore, Dotti medici e sapienti, Feste di piazza, Italiani, L’isola che non c’è, La verità, Le ragazze fanno grandi sogni, Mangiafuoco, Non farti cadere le braccia, Perché (con Morgan, “uno dei miei amici fedeli, con tutte le sue schizofrenie. Completamente pazzo, come me, ma dice cose giuste”), Relax, Salviamo il salvabile, Tutti, Un giorno credi.
“Ciò che abbiamo vissuto in questi ultimi tempi è stato sicuramente qualcosa fuori dall’ordinario, che ci ha fatto riflettere e ha indubbiamente condizionato, volente o nolente, le nostre esistenze – ha affermato Bennato -. Tornare dopo cinque anni con un album di soli brani inediti sarebbe stato sin troppo ovvio. Ho colto invece l’invito a riprendere alcune canzoni del passato. E ci siamo resi conto come e quanto le cose nuove fossero in linea con quelle rivisitate”.
Il disco è accompagnato dall’uscita del video del singolo Non c’è, un cartone con protagonista un ragazzo che suona in strada. “Quel ragazzo sono io, per certi versi lo invidio. Quando dopo la censura di Non farti cadere le braccia nel 1973 mi misi a cantare pezzi punk in strada per attirare l’attenzione”, ricorda Bennato che dalla strada riuscì pure a scardinare il sistema e ad arrivare comunque al successo.
“Divenni il rappresentante dell’insoddisfazione giovanile. Ma chi decide cosa è bello? Nell’arte tutto è opinabile. Non sta a noi deciderlo, e neanche al pubblico. Il 90% non sceglie, viene indottrinato, attraverso i media e le radio”, è la critica che il cantautore napoletano fa ancora oggi.
In tempo di pandemia, il discorso non può non finire anche sulla situazione attuale. “Spero che il Covid ci aiuti a capire certi meccanismi che per indolenza, demagogie, ci rifiutiamo di comprendere. Ma sono anche convinto che la tecnologia ci aiuterà a sconfiggere qualunque tipo di infezione, come già in passato.
Quello che dobbiamo sconfiggere, invece, sono le differenze tra la parte privilegiata e quella penalizzata del mondo: il divario economico e sociale è tale e tanto da creare problemi a tutta l’umanità”.