“Don McCullin a Roma”: una mostra che non si fa fatica a definire anche un evento
Apre oggi al pubblico al Palazzo delle Esposizioni di Roma “Don McCullin a Roma”, la prima grande retrospettiva italiana, nonché la selezione di scatti più corposa mai dedicata al grande fotografo londinese, che riprende, ampliandola, l’antologica del 2019 del Tate Britain curata da Simon Baker.
Oltre 250 foto, divise in sei sezioni, ci guidano in un appassionante viaggio (di vita, oltre che di lavoro) cominciato nella seconda metà degli anni Cinquanta del Novecento e che, nonostante l’età ormai avanzata del maestro, prosegue fino ai giorni nostri con la bellissima serie di opere Frontiere del sud, nella quale alcuni siti archeologici d’epoca romana nel Mediterraneo meridionale (Baalbek, Palmira e Volubilis) vengono immortalati non già nella loro “neutra” bellezza e magnificenza, ma per creare una struggente riflessione sullo scorrere del tempo.
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Naturalmente, non poteva mancare un focus approfondito su quelle opere che hanno reso McCullin uno dei fotografi più importanti e apprezzati nel mondo, vale a dire i suoi lavori come reporter di guerra e in ambito documentaristico. Nelle rispettive sezioni specifiche, si potranno ammirare le crude immagini che il maestro dell’obiettivo di Finsbury Park catturò nella Berlino degli anni Sessanta del secolo scorso durante la guerra fredda e quelle ormai celeberrime provenienti dai conflitti in Vietnam, Biafra, Cipro, Libano e Irlanda del Nord, nonché quelle, altrettanto crude e a volte scioccanti, che egli dedicò alla povera e malandata periferia britannica o, ancor di più, agli homeless di Londra.
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Presenti e in numero significativo anche le fotografie che McCullin ha scattato nel corso dei decenni sia come paesaggista che come “semplice” documentarista all’estero (India, Sudan, Egitto), in ognuna delle quali, al di là del rigore formale, è sempre possibile desumere il grande spessore umano e il sacro fuoco dell’impegno civile che da sempre anima questo gigante, in grado di portare avanti da ormai oltre 65 anni un discorso artistico e nello stesso tempo ideologico privo di compromessi.
La mostra resterà aperta fino al 28 gennaio del 2024 e, inutile dirlo, non deve essere “bucata” per alcun motivo.
Informazioni sul sito www.palazzo esposizioni.it
Telefono: 06696271