“Do They Know It’s Christmas” compie 40 anni: il brano della Band Live Aid tra lodi e polemiche
Nel dicembre del 1984, il mondo assisteva alla nascita di un fenomeno musicale che avrebbe segnato la storia della musica popolare. Il brano “Do They Know It’s Christmas?“, scritto da Bob Geldof e Midge Ure, è stato il cuore pulsante di un’iniziativa straordinaria: Live Aid, il concerto che unì i più grandi artisti del mondo per raccogliere fondi in favore delle vittime della carestia in Etiopia.
A quarant’anni di distanza, il brano della Band Live Aid continua a evocare un senso di comunità e di impegno globale, un simbolo di come la musica possa diventare uno strumento potente di cambiamento.
La genesi del brano
La storia di “Do They Know It’s Christmas?” inizia in un periodo di crisi globale. La carestia che stava devastando l’Etiopia, con milioni di morti e una tragedia senza precedenti, ha spinto Bob Geldof, frontman dei Boomtown Rats, a intraprendere un’iniziativa per raccogliere fondi e portare l’attenzione sulla sofferenza di un intero popolo.
Dopo aver visto un documentario della Bbc sulla carestia, Geldof si sentì in dovere di agire, spinto dal desiderio di fare qualcosa di concreto. Con l’aiuto di Midge Ure, leader degli Ultravox, scrisse in poche ore il testo di una canzone che sarebbe diventata una delle più celebri nella storia della beneficenza musicale.
Il brano fu concepito come una risposta alle immagini scioccanti che arrivavano dall’Etiopia, ma anche come un appello alla coscienza collettiva occidentale. Il messaggio, pur nella sua semplicità, è forte: come può l’Occidente, che si prepara a festeggiare il Natale, ignorare il dolore e la miseria che travolgono l’Africa?
Un supergruppo
Il progetto vide la partecipazione di una straordinaria compagine di artisti, molti dei quali erano al culmine della loro carriera. Per il brano “Do They Know It’s Christmas?“, Bob Geldof e Midge Ure riuscirono a coinvolgere alcuni dei nomi più illustri della musica degli anni ’80, creando una “supergruppo” che univa diversi stili e generi. Tra i principali partecipanti troviamo: Bono, Phil Collins, David Bowie, George Michael, Sting, Paul Young, Simon Le Bon, Boy George, Mick Jagger, Bob Geldof, Midge Ure.
La canzone coinvolgeva un totale di 39 artisti, che registrarono insieme il brano in una sessione nel celebre studio Sarm West di Londra, che lo concesse gratuitamente per 24 ore di registrazione. La particolarità del progetto stava nel suo spirito di collaborazione e di impegno collettivo. Ogni partecipante offriva la propria voce a un pezzo che, a dispetto di una composizione apparentemente semplice, conteneva una forza emotiva straordinaria.
Bob Geldof: Il curatore di Live Aid
Bob Geldof, che ha ideato la campagna Band Aid e successivamente il concerto Live Aid, divenne il volto simbolico di questa grande impresa di solidarietà. Nato in Irlanda, Geldof aveva già dimostrato un impegno nel sociale, ma fu la sua intuizione di usare la musica per fare pressione sulle istituzioni mondiali e sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi della povertà a portarlo all’apice della fama.
Insieme a Midge Ure, nel 1985 organizzò Live Aid, il megaconcerto che raccolse fondi per l’Africa e che fu trasmesso in diretta in tutto il mondo. La sua visione e la sua determinazione permisero di unire centinaia di artisti e milioni di persone per una causa che andava oltre la musica.
Un successo immediato
“Do They Know It’s Christmas?” venne pubblicato all’inizio di dicembre e raggiunse subito il primo posto nelle classifiche di tutto il mondo. La canzone divenne rapidamente un inno della beneficenza, vendette oltre un milione di copie in una sola settimana nel Regno Unito (un record battuto soltanto nel 1997 da “Candle in the Wind” di Elton John) e raccolse in breve 8 milioni di sterline per le vittime della carestia. Il pubblico, affascinato dall’idea di vedere i suoi idoli musicali riuniti per una causa comune, rispose in massa, dimostrando che la musica può essere uno strumento straordinario di solidarietà.
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Oltre al successo commerciale, il brano suscitò anche una riflessione sulla responsabilità delle nazioni occidentali di fronte alle tragedie umanitarie, assurgendo a simbolo di un’epoca in cui il potere della musica veniva usato come forza di cambiamento. La sua immediata popolarità non si limitò però ai numeri: il messaggio di speranza e di consapevolezza che trasmetteva divenne un valore condiviso a livello globale.
Un canto collettivo emozionante
“Do They Know It’s Christmas?” si distingue per la sua struttura semplice e la sua capacità di comunicare un messaggio forte e diretto. La melodia è orecchiabile, ma il vero cuore della canzone è il testo, che chiede esplicitamente: “Do they know it’s Christmas time at all?”. La domanda, ripetuta come un mantra, sottolinea il contrasto tra le celebrazioni natalizie nei paesi occidentali e la tragedia che colpiva l’Africa, dove il Natale non era sinonimo di gioia, ma di sofferenza e morte.
L’elemento corale del brano, con le voci degli artisti che si intrecciano in un canto collettivo, riflette l’idea di un mondo che deve unirsi di fronte alla miseria e alla disperazione. La produzione è caratterizzata da un arrangiamento elegante e diretto, con un ritornello che resta impresso nella memoria, facilmente riconoscibile anche a distanza di decenni.
Il videoclip
Il videoclip fu girato nella stessa sessione di registrazione e mostra gli artisti impegnati a cantare insieme il brano. La semplicità delle immagini non fa che enfatizzare il messaggio della canzone: la lotta per la sopravvivenza in Etiopia, ma anche il gesto di speranza e di aiuto concreto che la musica può rappresentare. Le immagini mostrano i vari membri del supergruppo che cantano intensamente, le mani unite e i volti concentrati. Non ci sono effetti speciali, solo la potente energia umana che si sprigiona dalla collaborazione.
La traduzione del testo
È Natale non dobbiamo avere timore
A Natale lasciamo passare la luce e usciamo dall’ombra
E nel nostro mondo di abbondanza
Possiamo diffondere un sorriso di gioia
abbraccia il mondo
A Natale
Ma prega, Prega per gli altri
A Natale è difficile
Ma mentre ti stai divertendo
C’è un mondo fuori dalla finestra
Ed è un mondo di timore e paura
dove un bacio d’amore può ucciderti
e c’è morte in ogni lacrima
E le campane natalizie che suonano là
È lo scampanellio del loro tragico destino
così stanotte tendiamo loro le mani
E quest’anno a Natale porta pace e gioia in Africa
Avranno una canzone di speranza per sopravvivere
Perché conforta la paura della morte
Perché non è tempo per avere paura
non sanno che è Natale anche per loro
Un brindisi a te, alza un bicchiere per tutti
Un brindisi a loro e alla vita che verrà
Anche per loro è Natale!
Nutri il mondo
Fa loro sapere che è ancora Natale
Nutri il mondo
Fa loro sapere che è ancora Natale
guarisci il mondo
Fa loro sapere che è ancora Natale
Nutri il mondo
Facciamogli sapere che è Natale
guarisci il mondo
non lo sai che è Natale?
Le nuove versioni e le polemiche
Il progetto ha ispirato diversi remake del brano nel 1989, 2004 e 2014, mantenendo vivo il messaggio di solidarietà. Ogni versione ha coinvolto artisti di nuova generazione, adattandosi ai tempi ma restando fedele alla missione originaria: utilizzare la musica per cambiare il mondo.
Per celebrare il 40° anniversario, quest’anno i Band Aid presentano la nuova edizione “2024 Ultimate Mix” di “Do They Know It’s Christmas?“, prodotto da Trevor Horn a scopi di beneficenza. Questo nuovo mix, disponibile in streaming dal 25 novembre e in formato fisico su cd e vinile 12”, fonde le voci di diverse generazioni di star, da Sting a Ed Sheeran, da Boy George a Sam Smith, unendo passato e presente in un unico capolavoro musicale.
Qualche giorno prima della pubblicazione della nuova versione, il quotidiano “Il Post” ha riportato una dichiarazione di Ed Sheeran, pentito di non aver “rispettosamente vietato” l’utilizzo della propria voce, accendendo non poche polemiche, riportando l’attenzione su dubbi già più volte sollevati negli ultimi quarant’anni.
Nell’articolo si legge infatti che la canzone:
“è stata criticata da diversi giornalisti, accademici e attivisti, molti dei quali appartenenti alla diaspora africana, che si sono dedicati a evidenziare le semplificazioni, spesso superficiali e sbrigative, con cui l’Africa (spesso come intero continente) viene conosciuta e raccontata in Occidente. Le critiche riguardano soprattutto il testo di “Do They Know It’s Christmas?”, che secondo le interpretazioni più severe sarebbe viziato dal cosiddetto “complesso del salvatore bianco”, un’espressione che indica lo spirito missionario tipico di alcune persone bianche e privilegiate convinte, con una certa presunzione e talvolta con un buon grado di esibizionismo, di essere fondamentali per aiutare popolazioni più povere. E di sapere esattamente quale sia il modo giusto di aiutarle“
L’articolo de “Il Post” riporta esempi concreti, tra cui colpisce quello del giornalista Dipo Faloyin, che nel suo saggio “L’Africa non è un paese“, ha scritto che il “ha condensato tutti i peggiori stereotipi su un enorme paese in crisi in un piacevole motivetto di quattro minuti, di così facile ascolto da rimanere inamovibile per decenni nel repertorio annuale delle hit festive suonate nei locali e nei party aziendali, richiesto dagli ascoltatori nei programmi radiofonici e offerto come musica di sottofondo per lo shopping natalizio nei negozi di ogni tipo e dimensione“.
Se le parole di Faloyin mirano a spiegare un fenomeno sociologico, lo scrittore srilankese Indrajit Samarajiva è stato più sintetico e drastico, definendola “una canzone terribile e razzista” che serve “a far sentire bene i bianchi, più che a far star bene qualcuno“.
Per quanto l’intenzione fosse lodevole, risulta difficile confutare le critiche che mettono in evidenza come il testo (nelle sue varie versioni) dipinga l’intero continente africano come un luogo di terrore e paura, in cui non cresce mai nulla e in cui l’unica acqua che scorre è «l’amaro pungolo delle lacrime», in cui si muore per un bacio e si odono solo campane che annunciano la morte.
A quarant’anni di distanza, è anche inconfutabile il fatto che “Do They Know It’s Christmas?” sia diventata un simbolo di come la musica possa fare la differenza, sensibilizzare l’opinione pubblica e unire le persone per un obiettivo comune. La solidarietà che ha ispirato la creazione del brano (concretizzata negli 8 milioni di dollari raccolti) e di Live Aid continua a riecheggiare ancora oggi, come un promemoria che, sebbene le sfide globali siano cambiate, la necessità di agire e di fare la differenza è più forte che mai.