“Diva Futura”: la rivoluzione del porno arriva al cinema
Il cinema italiano si arricchisce di un’opera ambiziosa e coraggiosa: il 6 febbraio arriverà nelle sale “Diva Futura“, il nuovo film diretto da Giulia Louise Steigerwalt.
Presentato all’81ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, riporta alla luce la storia dell’agenzia Diva Futura, fondata da Riccardo Schicchi negli anni ’80, e il suo impatto sulla cultura italiana dell’epoca.
Un’utopia trasformata in fenomeno mediatico
Fondata nel 1983, Diva Futura si proponeva di rivoluzionare il mondo dell’intrattenimento per adulti, trasformandolo in un fenomeno mediatico e culturale. L’agenzia non si limitava a rappresentare pornostar (termine coniato dallo stesso Schicchi), ma ne faceva vere e proprie icone di costume, capaci di presenziare in talk show, condurre programmi televisivi e persino incidere dischi, seguendo il modello delle grandi agenzie di spettacolo, con contratti, tour promozionali e una gestione attenta dell’immagine delle sue protagoniste.
Uno degli aspetti più innovativi fu appunto l’utilizzo della televisione privata per portare l’erotismo nelle case degli italiani, in un periodo in cui il panorama mediatico era dominato da un forte moralismo. Le trasmissioni di Diva Futura erano un mix di spettacolo, provocazione e marketing, con format studiati per rendere il sesso non più un argomento tabù, ma parte della cultura popolare.
In un contesto di grande trasformazione per la società italiana, quali furono gli anni ’80 e ’90, Diva Futura si poneva un obiettivo rivoluzionario: abbattere i tabù sulla sessualità e portare l’erotismo in una nuova dimensione, in cui donne come Ilona Staller (Cicciolina), Moana Pozzi ed Eva Henger potessero esprimersi liberamente.
Riccardo Schicchi, visionario e provocatore, riuscì a trasformare il suo sogno in una realtà che ben presto divenne un fenomeno mediatico. La nascita delle televisioni private e l’avvento delle videocassette VHS diedero un’enorme visibilità al progetto, trasformando Diva Futura in una vera e propria fabbrica di star dell’erotismo e contribuendo a cambiare la percezione del sesso nel dibattito pubblico, portando all’accettazione di temi fino ad allora relegati alla clandestinità.
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Tuttavia, l’ambizione del progetto si scontrò con la realtà di un’Italia ancora profondamente cattolica e conservatrice. Se da un lato personalità come Moana Pozzi divennero icone di emancipazione e libertà sessuale, dall’altro il confine tra sfruttamento e autodeterminazione restò sempre sottile. La società italiana, pur più aperta rispetto al passato, non era ancora pronta a riconoscere le donne del mondo dell’intrattenimento per adulti come figure legittime del panorama culturale. La censura, le polemiche e le difficoltà economiche segnarono il declino di Diva Futura, che finì per sgretolarsi insieme ai sogni di Schicchi.
Non lo dite alla mamma
Giulia Steigerwalt sceglie di raccontare questa storia attraverso gli occhi di Debora Attanasio, segretaria dell’agenzia e autrice del libro autobiografico “Non dite alla mamma che faccio la segretaria. Memorie di una ragazza normale alla corte del re dell’hard“. Il romanzo, pubblicato nel 2013, offre una prospettiva inedita sulle dinamiche interne dell’agenzia e sulle figure che ne fecero parte.
Interpretata da Barbara Ronchi, la Attanasio è il filtro attraverso cui il pubblico osserva gli eventi: una giovane donna che si trova immersa in un mondo tanto affascinante quanto controverso.
“Raccontare questa storia dal punto di vista di Debora era fondamentale“, ha dichiarato la regista in conferenza stampa. “Volevo mostrare il lato umano di Diva Futura, senza stereotipi o pregiudizi, ma con tutta la complessità che meritava.“
Un cast d’eccezione
A vestire i panni di Riccardo Schicchi è Pietro Castellitto, che regala un’interpretazione stratificata, mostrando l’uomo dietro l’imprenditore: geniale e spregiudicato, ma anche fragile e segnato dal fallimento del suo sogno.
“Schicchi era una figura controversa, e interpretarlo è stata una sfida incredibile”
Barbara Ronchi, già nota per le sue interpretazioni intense e misurate, dà vita a una Debora Attanasio complessa, che funge da testimone silenziosa ma attenta dell’ascesa e del declino di Diva Futura. La sua interpretazione riesce a trasmettere la fascinazione e lo smarrimento di una giovane donna immersa in un ambiente tanto scintillante quanto problematico.
Denise Capezza interpreta invece Moana Pozzi, restituendo tutta la carica carismatica della diva, la sua intelligenza e la sua capacità di giocare con i media senza mai perdere il controllo della propria immagine. Tesa Litvan, nei panni di Eva Henger, porta sullo schermo una figura più vulnerabile, combattuta tra la ricerca di indipendenza e le regole imposte dall’industria dell’intrattenimento per adulti.
Ilona Staller, interpretata da un’attrice emergente di cui la produzione ha mantenuto il nome segreto fino all’uscita del film, è invece mostrata nel pieno della sua ascesa, con il suo personaggio che oscilla tra ingenuità e furbizia, tra gioco e provocazione.
Un film troppo cauto?
“Diva Futura” non è solo un film su un’agenzia di casting per film a luci rosse, ma una riflessione più ampia sul potere delle immagini, sulla libertà di espressione e sul ruolo delle donne nel mondo dello spettacolo. Raccontare questa storia oggi significa riaprire un dibattito mai del tutto sopito, su cosa significhi davvero emancipazione e su come il confine tra libertà e sfruttamento sia sempre stato sottile.
Alla Mostra del Cinema di Venezia, “Diva Futura” ha suscitato un acceso dibattito. La critica si è divisa tra chi ha elogiato la regia di Steigerwalt e l’ottimo lavoro del cast, e chi ha trovato il film troppo cauto nel raccontare la carica trasgressiva di Diva Futura.
“Un’opera elegante e sensibile, che preferisce il sottotesto alla provocazione“, si legge su HotCorn. “Un ritratto umano e complesso, ma che forse smorza troppo il lato rivoluzionario di quella stagione“, ha invece commentato MYmovies.
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Dopo la presentazione a Venezia, la regista ha però deciso di rielaborare alcuni aspetti del film per la distribuzione nelle sale. Uno dei principali interventi sembra riguardare il montaggio, con una maggiore fluidità narrativa che rende più chiaro il percorso dei personaggi. Alcune scene particolarmente controverse, che avevano suscitato dibattiti tra critica e pubblico, sono state abbreviate o rimodulate per dare più spazio all’introspezione psicologica dei protagonisti, senza sacrificare la carica provocatoria della storia. Inoltre, secondo le dichiarazioni del regista, la colonna sonora è stata rielaborata per meglio riflettere l’atmosfera degli anni ’80, con una selezione musicale che enfatizza il contrasto tra sogno e disillusione.
Non ci resta che attendere il prossimo 6 febbraio: appuntamento in sala per scoprire i segreti di “Diva Futura“!