Disney tra perdite, licenziamenti e intelligenza artificiale
Continua il braccio di ferro tra gli studi di Hollywood e gli attori e sceneggiatori. Solo negli ultimi giorni lo sciopero delle due categorie ha portato alla cancellazione della cerimonia degli Emmy, gli Oscar della tv americana. Previsti per il 18 settembre è stata la Fox in primis a spingere per il rinvio. L’assenza delle stars hollywoodiane sarebbe stato il punto più basso nella storia dell’evento.
Nei giorni scorsi anche “The Rock”, alias di Dwaine Johnson, ha donato una cifra considerevole alla fondazione del Sag-Aftra (il sindacato degli attori) per sostenere gli attori che, al momento fermi per la protesta, non ricevono compensi. Solidarietà che arriva anche da Brad Pitt che ha interrotto le riprese di Apex, il film sulla Formula Uno diretto da Joseph Kosinski e prodotto dal sette volte campione del mondo Lewis Hamilton.
Il motivo dello sciopero più grande da 60 anni a questa parte riguarda i compensi ma ancora di più il futuro dell’intelligenza artificiale nei set cinematografici. La paura è infatti che questa possa generare screept o cloni con voce e immagine degli attori. Senza le garanzie adeguate è stato indetto uno sciopero che va avanti da oltre due settimane.
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Ma il tavolo delle trattative non sembra concludersi. Soprattutto perché alcune multinazionali del settore nei giorni scorsi hanno lanciato annunci di lavoro per esperti nel settore dell’intelligenza artificiale. Tra questi la Disney che ha chiuso il 2022 in passivo e con un crollo delle azioni del 44%. Senza contare una perdita stimata di circa 900 milioni di dollari e circa 7000 licenziamenti. Cifre che sono superiori agli 871 milioni del primo semestre del 2023 che la tengono in testa al botteghino grazie a soli 5 film. Studi di settore stimano perdite e la non redditività per Disney+ fino al 2025. Numeri che dovrebbero far riflettere, soprattutto in relazione alle ultime scelte di censura e politicamente corretto che hanno scatenato critiche e boicottaggi (a livello di presenze) nelle sale.
L’ondata di licenziamenti e le perdite della Disney però è in contrapposizione con la volontà dell’azienda di investire nel campo dell’IA. Come riportato dal “The Hollywood Reporter” ci sono offerte di lavoro, per un Imagineer R&D focalizzato sull’IA generativa, riguardo qualcuno che abbia “l’ambizione di spingere i limiti di ciò che gli strumenti di IA possono creare e di capire la differenza tra la voce dei dati e la voce di un designer, scrittore o artista”. Qualcuno che andrebbe a collaborare “con aziende, università, organizzazioni e sviluppatori di terze parti per valutare, adottare e integrare l’IA generativa più recente”. Il compenso si aggirerebbe intorno ai 180mila dollari l’anno più bonus.
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Da una parte, dunque, le stars che puntano il dito contro questa ipotesi, dall’altra Bob Iger (Ceo Disney) che ha criticato aspramente lo sciopero definendolo vergognoso per tutto il sistema cinema. “Nulla fermerà il progresso tecnologico” le parole di Iger che suonano quasi come una minaccia nei confronti degli attori.
La Disney non è la sola a muoversi in questa direzione. Offerte di lavoro e aperture sono state fatte anche da Netflix, Apple, Amazon, Paramount, Warner Bros e Sony (che nell’annuncio sottolinea come credono “nella ricerca e nello sviluppo di tecniche di IA che diano potere all’immaginazione e alla creatività di artisti, creatori e creatrici di tutto il mondo”, e ancora “il nostro obiettivo è far progredire l’intelligenza artificiale in modo che aumenti e lavori in armonia con gli esseri umani a beneficio della società”).
Ma quasi tutte, e di nuovo non solo l’azienda che porta il nome del famoso animatore di inizio ‘900, arrivano da un periodo di abbondanti licenziamenti. La linea che sembra affermarsi sembra dare ragione alle preoccupazioni degli scioperanti. Non servono più numerosi lavoratori del settore poiché sarebbero sostituite dall’IA e dai pochi che dovrebbero controllarla. Un futuro quasi distopico da film di Hollywood. Bisognerà aspettare per capire se gli attori saranno reali o generati dalle macchine.