Disgelo e rinascita: ad Arzignano arrivano le opere sensoriali di Gregorio Botta

Fino al 24 aprile la galleria “Atipografia” di Arzignano, in provincia di Vicenza, ospita la mostra personale di Gregorio Botta, artista contemporaneo che esplora le trasformazioni della natura e le armoniche interazioni tra elementi primordiali.
Botta cattura il respiro della natura
Ogni giorno il tempo scorre e segna il suo passaggio con piccole trasformazioni, sottili movimenti, delicati cambiamenti, che molto spesso non cogliamo ma che scandiscono in maniera lenta e inesorabile il ritmo della nostra esistenza. Un soffio di vento, un ramo che si spezza, l’acqua che scorre, la natura che cambia abito attraverso il ciclo delle stagioni.
La mostra Disgelo dell’artista Gregorio Botta, a cura di Elena Dal Molin, fino al 24 aprile nella galleria “Atipografia” di Arzignano, sonda il confine tra stasi e movimento, tra mantenimento e trasformazione. Il titolo dell’esposizione è fortemente evocativo: rimanda a un momento di transizione, alla sospensione tra uno stato e l’altro, ma soprattutto ai mutamenti della materia.
Per Gregorio Botta la scelta dei materiali è fondamentale per la creazione di un’opera d’arte. Per rendere l’atmosfera l’autore utilizza l’acqua; per conferire solidità e concretezza sceglie sassi o ferro; infine per restituire ai visitatori le differenti trasparenze della luce impiega alternatamente vetro, alabastro e cera. Ogni azione, ogni idea, ogni invenzione, sostiene Botta, concorre alle tre fasi del ciclo vitale: nascita – trasformazione – rinascita.
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Le trasformazioni della materia
Il percorso espositivo si presenta come una sorta di viaggio nei dettagli della natura e nelle forme della materia.
Aprile è una scultura costituita da una lastra di alabastro che ingloba un ramo di capelvenere sotto il quale scorre l’acqua. La trasparenza dell’alabastro lascia intravedere le foglie imprigionate come fosse uno strato di ghiaccio che trattiene la primavera fin quando non sarà pronta a rifiorire. L’opera dialoga con un video, che riproduce ciclicamente immagini di cascate, zampilli d’acqua e onde, i cui suoni si diffondono per nella galleria e avvolgono i visitatori.
L’acqua è presente anche in Angelo sorgivo: una piccola casa realizzata con la cera, dalla quale, attraverso una fessura, si scorgere una piccola sorgente.
Un altro elemento primordiale fondamentale nella poetica di Gregorio Botta è il vento; lo dimostra Non ancora, un libro dalle pagine bianche, prive di qualsiasi segno, costantemente mosso da un soffio d’aria invisibile. I fogli si aprono e si piegano davanti agli spettatori come se li invitassero a scrivere, ad imprimere la carta, di ricordi, impressioni, emozioni. L’opera d’arte e lo spettatore diventano così un unico organismo, in un gioco di alternanze e trasformazioni che evoca il fluire della vita.

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Opere che interagiscono con lo spettatore
Un meccanismo simile si ritrova in Velari, un’installazione realizzata con veli sottilissimi che reagiscono al passaggio delle persone. La luce li attraversa, il tempo li leviga; si presentano quindi come un monito sulla fragilità e la precarietà della vita. Tutto può scomparire, tutto può consumarsi, per questo ogni istante è prezioso e andrebbe vissuto come un dono.
Disgelo(che presta il nome all’intera esposizione) consiste in una serie di opere a parete, composte da carta di riso, pezzi di cera, sassi, vetro, elementi naturali. Per la loro essenza materica, quasi solida, non possono definirsi classici dipinti, sarebbe forse più corretto chiamarli “sculture bidimensionali”.
In fondo allo spazio espositivo troneggia La danse, una suggestiva scultura mobile del 2024. Due corpi sospesi in movimento (simboleggiati da due lastre di vetro che sostengono coppe di cera e piccoli sassi) tracciano linee circolari, apparentemente indipendenti. Dopo qualche secondo tuttavia i movimenti si sincronizzano regalando attimi di armonia e fusione. Attraverso un sapiente gioco di luci e ombre che si proiettano sul pavimento, gli spettatori si immergono in un’atmosfera ipnotica, quasi meditativa. La danse invita infatti alla riflessione sui rapporti di coppia, sulla bellezza dei primi incontri e sulle relative trasformazioni nel corso del tempo.
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Nei locali di Atipografia
L’impiego di materiali naturali come alabastro, cera, pietra, sassi, fiori, rappresenta sicuramente la cifra stilistica di Gregorio Botta (Napoli, 1953), artista contemporaneo che annovera esposizioni di prestigio a livello nazionale ed internazionale. Già durante la sua formazione giovanile all’Accademia delle Belle Arti di Roma sotto la guida del grande maestro Toti Scialoja, sperimenta la tecnica dell’encausto che utilizza la cera come materiale principale.
L’artista si concentra sui temi della leggerezza, della trasformazione, della transitorietà delle forme. I suoi lavori collocabili tra arte povera e arte minimalista, contengono al tempo stesso la delicatezza del soffio vitale, la forza primigenia degli elementi (acqua, aria terra) e la solidità dei materiali (cera, alabastro, ferro, pietra, fiori, foglie).
L’indagine principale di Botta sembra essere il naturale processo di trasformazione e cambiamento che coinvolge ogni aspetto dell’essere vivente e contribuisce al mantenimento del ciclo vitale. Un messaggio, questo, veicolato anche dal luogo della mostra.
La galleria “Atipografia” di Arzignano (Vicenza) infatti nasce in origine come antica tipografia; accedendo alle sue stanze restaurate è ancora possibile cogliere tracce del passato. i solenni mobili in legno che custodivano i caratteri tipografici e gli imponenti muri in pietra raccontano l’evoluzione del posto, la sua trasformazione nel tempo. E la trasformazione, si sa, costruisce un ponte tra passato e presente, tra vecchie creazioni e nuove proposte, omaggiando quel ritmo costante e perpetuo che si chiama vita.
Per maggiori informazioni sulla location e sulla mostra è possibile collegarsi al sito web www.atipografia.it

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Crediti fotografici: Alberto Sinigaglia