“God save the Queen”: Irma Alleva racconta Diego Regina, il “Freddie Mercury italiano”
“Salvarti sull’orlo del precipizio, quello che la musica può fare”, cantava Max Gazzè in uno dei suoi brani più famosi, “Una musica può fare“, del 1999. Un estratto del testo che bene si adatta alla vita e alla storia di Diego Regina, cantante abruzzese noto principalmente per la sua militanza nell’omonima cover band dei Queen, i “Regina“, appunto. Nomen omen, verrebbe da dire, e non si sbaglierebbe affatto. Un predestinato, probabilmente, nelle cui vene non scorre sangue ma talento e passione, e nel cui petto non batte un cuore ma la musica dei Queen.
Questi ultimi, va da sé, non hanno bisogno di presentazioni. Capaci come pochi altri di esplorare l’infinito universo musicale, precluso ai comuni mortali e a coloro che preferiscono etichette e convenzioni a libertà e ambizioni, gli inglesi hanno scritto pagine di storia irripetibili. Freddie Mercury, Brian May, Roger Taylor e John Deacon hanno alzato l’asticella più e più volte, non di rado concettualmente troppo avanti per i tempi da non essere compresi fino in fondo.
Potremmo allungare l’incipit di questo articolo parlando dei Queen e di album leggendari come “A night at the Opera“, “Innuendo“, “A kind o magic” e altri, di concerti memorabili come quello a Wembley del 1986, a Rio De Janeiro, a Budapest o al Live Aid, ma la verità è che non renderemmo sufficientemente giustizia a una tra le band più rivoluzionarie di sempre. E, a dirla tutta, non ne ravvisiamo la necessità.
Siamo qui a parlare di “God save the Queen”, libro di Irma Alleva. A cosa serve il preambolo? Serve, eccome.
Perché Diego Regina, chietino classe 1980 (guarda un po’, anno di pubblicazione dell’album “The Game”, da cui furono estratti ben quattro singoli: “Play the game”, “Another one bites the dust”, “Crazy little thing called love” e “Save me”) è a tutti gli effetti un messia in terra della sopracitata band. Un messaggero del credo, del lirismo e dell’eredità dei quattro. Di lui il libro tratta.
La sua storia non è quella tipica del fan integralista e fanatico, esagerato e spesso grottesco, ma è quella di un devoto che ha fatto leva su tutte le proprie capacità per tenere vivo il sacro fuoco della passione, in questo caso dei Queen, tributandolo a costo della propria vita.
Irma Alleva, nelle centocinquanta pagine che compongono l’opera pubblicata per “Il Viandante” edizioni, si rimette al racconto in prima persona di Diego Regina per ripercorrere le tappe salienti della vita e della carriera di quest’ultimo nella cover band del gruppo anglosassone. Dagli amori di gioventù ai vizi e stravizi, dalle discese ardite alle risalite (vi dice niente?) passando attraverso i tanti concerti in giro per l’Abruzzo e la partecipazione al talent show “Italia’s Got Talent” dove il gruppo è arrivato secondo.
Un gavetta come tante, fatta di sacrifici e sogni da inseguire con determinazione, di concerti in piccoli pub fino a piazze da mila persone, il tutto con un unico obiettivo in testa: tributare Freddie Mercury nel migliore dei modi.
Anche nell’aspetto fisico, sì, perché Diego ricorda molto Mercury. E, dove Madre Natura non ha dato una mano, ci ha pensato internet e i suoi siti ai quali ricorrere per le diete fai da te. Tutto pur di assomigliare all’idolo di sempre. Abiti cuciti su misura e costumi di scena realizzati grazie ad amici che hanno assecondato le sue volontà, hanno poi contribuito ad alimentare il personaggio.
Avrete capito, a questo punto, che l’estro del singer ha fatto leva sulle qualità canore fuori dal comune. Una voce potente e graffiante, multiforme e versatile che lo ha portato a calarsi alla perfezione nella parte del “Freddie Mercury italiano”.
Ma non tutte le storie hanno il lieto fine. Nel settembre del 2012, dopo un concerto nella Marsica (dove chi scrive ebbe la fortuna di parteciparvi) l’auto sulla quale la band viaggiava si ribaltò schiantandosi contro un guardrail, nei pressi di Brecciarola. Il frontman venne sbalzato fuori dall’auto e batté violentemente la testa. Finì in coma, lottando per giorni tra la vita e la morte. Dopo il buio, la luce però.
La lenta e faticosa riabilitazione, la consapevolezza di non essere più come prima e la difficoltà nell’ammetterlo a se stesso, i malumori con gli altri componenti della band e la conseguente uscita dal gruppo. Da lì in avanti una nuova storia da raccontare che, in questa sede, non vi sveleremo. Preferiamo invitarvi all’acquisto del libro che raccontarvelo fino in fondo.
“God save the Queen” è un’opera scorrevole poiché ben scritta e dal ritmo sostenuto. Non vi sono momenti morti e non vi è una narrazione prolissa o ridondante. E’ essenziale nei suoi passaggi e nel suo incedere. Racconta i sogni di un ragazzo spezzati da un tragico evento, ma anche il suo coraggio e la sua forza d’animo nel tentare di riprendersi ciò che un destino beffardo gli aveva tolto. E’ un lavoro che bene descrive cosa sia una passione viscerale e fin dove il talento possa spingere una persona. Consigliato, non esclusivamente agli amanti dei Queen. Assolutamente!