“Di un’altra voce sarà la paura” e la violenza sulle donne: l’intervista con l’autrice Yuleisy Cruz Lezcano
Spesso si parla di violenza di genere. Si può leggere, si può ascoltare, si può guardare. Si vive in una società distratta, bombardata di informazioni, formata da ascoltatori, lettori e osservatori distratti che mentre leggono Nietzsche, guardano il Tg o ascoltano un podcast, pensano a come e quando pagare le bollette del gas o cosa mangiare per cena. È per questo che nessuno è in grado di captare segnali di violenza passeggiando nel parco, andando a comprare il latte o il giornale. In una vita fatta, ormai, di assuefazione mediatica, un libro costruito su storie vere, parola dopo parola, potrebbe rompere il muro del sonno. Per evitare che nessun gesto violento possa più passare in sordina, impunito. Per risvegliare una società che, per colpa del suo egoistico assopimento, etichetta la vittima come folle o visionaria. Per poi guardare gli stessi occhi chiusi piangere dietro una notizia irrimediabile, pensando di lavare, così, una coscienza intorpidita e colpevole.
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In merito a tale premessa, abbiamo parlato con Yuleisy Cruz Lezcano, poetessa italiana di origine cubana che, dal 2012, colleziona svariati riconoscimenti poetici e letterari. In occasione dell’uscita della sua nuova raccolta di poesie “Di un’altra voce sarà la paura” pubblicata da Leonida Edizioni, la Lezcano dà voce alle donne che, purtroppo, sono state rotte dal silenzio.
L’intervista
Buongiorno e benvenuta tra le pagine di “The Walk Of Fame Magazine”. “Di un’altra voce sarà la paura”… un libro che porta dentro di sé un carico emotivo molto forte, ti va di parlarne?
Il libro “Di un’altra voce sarà la paura” sta diventando parte di un ampio progetto di diffusione e sensibilizzazione contro il fenomeno della violenza di genere. Devo dire che l’idea di pubblicare questo libro ha iniziato a farsi spazio tra i miei pensieri non molto tempo fa. Per 12 anni ho lavorato nel consultorio famigliare a Bologna, e ho seguito, tra le tante cose, i colloqui per l’interruzione di gravidanza, secondo la legge 194 del 1978, che descrive con chiarezza le procedure da seguire in caso di richiesta di interruzione di gravidanza. Ma la capacità per garantire un accesso sicuro ai servizi, la capacità di ascolto, empatia e supporto per affrontare gli aspetti emotivi e logistici del processo, richiedono oltre che competenza, istruzione e apprendimento personali, dedizione e conoscenza degli strumenti psicologici per fornire risposte adeguate. Ho rivisitato la letteratura che avevo studiato in passato. Per esempio Burgess e Holstrom che nel 1974, nel loro pionieristico lavoro con le vittime di stupro presentato al Boston City Hospital, hanno descritto la sindrome da trauma di stupro e questo mi ha aiutato ad affrontare lo stupro come uno spossessamento del proprio corpo, come una frammentazione della propria immagine. Oltre a questo, alcune amiche, in modo inatteso, mi hanno confidato di avere subito violenza, confermando ancora una volta che la violenza può colpire qualunque persona ed è più frequente di quello che di solito si immagina o viene raccontato e denunciato.
Tu racconti la vita, la sofferenza, la sopportazione silenziosa e dolorosa di molte donne, fai riferimento a storie vere?
Il libro contiene storie di cronaca, storie che ho ascoltato da donne che hanno subito violenza. Purtroppo la violenza è un fenomeno trasversale presente in ogni luogo del mondo, in circostanze diverse, e colpisce almeno una donna su tre nell’arco della propria vita. Ogni volta che parlo del libro e racconto queste storie, credo che la mia vita non sia molto diversa da quella di tante donne che hanno avuto esperienza di abuso. Devo menzionarlo perché è importante che questo venga alla luce. Io per esempio, sono stata vittima di quello che chiamano violenza assistita, che non è altro che la violenza subita dai minori quando la loro figura di riferimento, cioè la madre, viene maltrattata, picchiata e umiliata davanti agli occhi del bambino. Io so cosa si prova quando si vive la violenza all’interno della propria casa. Questo è un tipo di violenza, sebbene indiretta, molto traumatica e ha degli effetti che producono uno stress molto difficile da gestire da parte del bambino, con esiti nell’immediato e anche a lungo termine. Ho subito poi anche la violenza vicaria, il compagno di mia madre la minacciava di far sparire me e mio fratello.
Le fonti usate nel libro sono quelle esperienziali, legislative, la storia naturale di come la cultura ha trasformato il linguaggio, facilitando la conoscenza del fenomeno. Infatti, al giorno d’oggi, quando si parla di femminicidio si ha ben chiaro a cosa ci si riferisce, anche quando si parla della violenza vicaria, anche quando si parla della violenza mediatica. Purtroppo quest’ultima rappresenta uno scenario del tutto nuovo e figlio della società odierna.
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Perché hai scelto la poesia per raccontare queste storie? La reputi più impattante?
Ho scelto la poesia per raccontare queste storie perché crea immagini insolite, ma avrei potuto usare anche la narrativa; abbraccio il pensiero espresso da Gabriele García Marquez quando dice che i romanzieri dovrebbero essere ogni volta più poeti e i poeti ogni volta più romanzieri.
Qual è lo scopo principale di “Di un’altra voce sarà la paura“?
È un libro che riporta a riflettere sulla violenza, sul trauma di stupro, sull’affettività e sul non-senso della violenza. Vorrei che questo libro facesse emergere riflessioni sul fenomeno e sui tempi che viviamo. Sulle relazioni di potere, sul fatto di creare una rete di aiuto per prevenire il peggio ed evitare di ri-vittimizzare la donna, senza che questa debba spiegare continuamente a diversi professionisti quello che le è successo.
Quali sono le tue influenze letterarie più importanti?
Quando mi chiedono se ho delle poetesse che mi piacciono o di riferimento, mi trovo in difficoltà perché non ne ho una ma tante. Difficilmente ricordo tutti i nomi, ma se mi metto a pensare ne saltano fuori davvero tanti, per esempio Alejandra Pizarnik, Silvia Plath, Antonia Pozzi, Alda Merini, Audre Lorde, Gabriela Mistral, Ida Vitale, Cristina Peri Rossi.
Devo aggiungere però, che la mia poetica è fortemente ancorata alla mia esperienza personale, la costruzione delle storie e dei suoi personaggi è pensata per creare un corridoio di empatia con i lettori e sensibilizzarli riguardo all’argomento.
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Progetti futuri?
Questo libro è stato già presentato in diversi luoghi ma non mi fermo perché come dice il titolo “Di un’altra voce sarà la paura“, l’ho scritto per prestare la mia voce poetica a queste donne, per dare voce a chi non ha potuto parlare.
Le prossime presentazioni in programma?
Il 30 Agosto presterò il mio libro al prestigioso Festival Libri nel Borgo di Bisceglie. Il 1° settembre sarò a Barletta per presentare il libro “Di un’altra voce sarà la paura” con l’associazione Artinte. Il 4 settembre sarò nell’ambasciata cubana a Roma. Ad Ottobre ci sarà la presentazione nella Casa delle donne “Noi donne Movimento contro la violenza APS” di Rimini. Il 23 novembre al Circolo Arci Laghi Margonara a Mantova. Il 25 novembre sarò a Savignano sul Rubicone. Dal 29 al 30 novembre sarò a Pavia nel Festival del libro. L’11 Gennaio ci sarà la colazione con gli artisti e la presentazione del libro “Di un’altra voce sarà la paura“.