Daniele Illiano e 22: sogno di dare il giusto valore alla mia identità che ho sempre massacrato
Avviciniamoci al mondo della moda, ma non soffermiamoci sui grandi marchi. Piuttosto avviciniamoci alle nuove leve. Oggi infatti vogliamo parlare di chi la moda continua a crearla nel ventunesimo secolo. E’ il caso di Daniele Illiano. Classe 97, Daniele è fashion stylist e fondatore del brand 22.
Prima di avvicinarsi totalmente al mondo della moda, Daniele lavora presso negozi di noti brand e da lì capisce che avrebbe dovuto approfondire i suoi studi e la passione per la moda anziché rimanere nella vendita. Dopo anni di lavoro decide quindi di dedicare tempo a se stesso e confrontarsi con questo mondo con molto coraggio.
“Non ho mai disegnato nella mia vita; quando ho iniziato a studiare all’università ho capito che il disegno non è solo arte ma una ricerca emotiva. È paradossale che prima non sapessi farlo. Ho iniziato a dipingere su una t shirt, non sapevo neanche cosa fosse una tela. Poi da lì ho iniziato a dipingere anche su di esse. La mia prima tela rappresentava triangoli astratti. Ciò che per me è importante non è la forma ma la percezione di ciò che arriva a chi guarda le mie opere”.
In un secondo momento Daniele decide di entrare a far parte di Soho House. Da quel momento inizia a sentirsi accettato come artista e ad arricchirsi culturalmente. Un’altra realtà importante per lui è Palazzo Studio, luogo in cui (insieme alla fondatrice, Eleonora Gaspari) si occupa della produzione del proprio brand.
Ovviamente tutti vi starete chiedendo da dove deriva il nome 22. Per Daniele è stato un numero compagno di sventure. “Ricercavo in modo malsano in lui un mio sogno. Mi porta sempre a qualcosa e porta sempre a qualcosa le persone che entrano in contatto con me e con il mio brand. 22 si sviluppa attraverso pezzi unici. Il suo obiettivo, infatti, è trasmettere la singolarità di ogni capo. In questo modo si crea un’intimità col cliente. Credo che l’importante non sia consumare ma entrare nella mia arte. Siamo nell’era del consumismo, quindi trasmettere e non ostentare è un concetto che voglio sostenere con 22. Io non voglio che la moda sia un oggetto, ma un modo di comunicare e agire con il prossimo non solo per il modo in cui si indossano i capi. La moda non è omologazione ma rompe gli schemi.
Per quanto riguarda la scena artistica, la penso allo stesso modo; arte e moda hanno come fine quello di trasmettere. Quindi qualsiasi cosa sia etichettata come consumistica, per me è sbagliata. Credo che manchi la cultura del consumare; bisogna farlo con cognizione e ricerca. Per me la finalità del mio personale consumo è ricercare la mia identità. Siamo quello che consumiamo. Quindi, bisogna saper spendere.
Ad accompagnare i momenti di creazione di Daniele non può mancare la musica: “Per me la musica e le mie creazioni sono molto connesse. Le mie opere rappresentano quello che provo. Quando sento una canzone mi anestetizzo. Ascolto Post Malone, Lenny Kravtz, soprattutto Cosmo. Mi aiutano a viaggiare con la mente”.
“Non mi sono mai ispirato a nessun artista, ma prendo ispirazione dalla vita di questi. Realizzo i quadri per venderli come faceva Caravaggio. Il mio sogno è quello di dare il giusto valore alla mia identità che ho sempre massacrato.
La mia prossima opera sarà una sfida nel rivisitare il quadro di un grande artista: I Giocatori di Carte di Cézanne La sua vita e introspezione mi ha ispirato tantissimo e voglio ridisegnarla a modo mio: i giocatori di carte. Sarà una grossa sfida, ma ce la farò!