Dalle lanterne magiche al Kinetoscopio: Buon compleanno cinema
L’ultima parola che verrà pronunciata sulla terra avrà origini elleniche, come la parola cinema!
Sì, perché quasi tutte le parole che pronunciamo ogni giorno provengono da quella meravigliosa terra, culla della vera e autentica civiltà, che non ha nulla a che vedere con quella in cui oggi si svolgono le nostre vite.
La parola “cinema” non fa eccezione: le sue radici etimologiche affondano nel greco antico, dal lemma κίνημα, -τος, che significa “movimento”. Una parola preziosa per la vita sia biologica che spirituale, specialmente di questi tristi, inamovibili tempi, in cui menti “illuminate” in giacca e cravatta (che si prendono amorevolmente cura di noi) ci costringono all’immobilità, per i più disparati ed opinabili motivi.
La parola stessa suggerisce il motivo per cui fu chiamato così il cinematografo, lo strumento che rese possibile il sogno assurdo di ri-produrre scene di vita già vissuta, dando dunque un sonoro schiaffo a mano aperta al dio del tempo Kronos. Cinematografo significa letteralmente “scrittura in movimento”, e fu inventato e costruito dai fratelli Auguste e Louis Lumière (fu Louis per la precisione che lo ultimò quasi del tutto in autonomia) nel del 1894.
L’obiettivo dei due era quello di creare uno strumento capace di far compiere quel salto evolutivo della fotografia, creando l’illusione ottica in cui, in una serie di fotografie che scorrono ad una certa velocità, i soggetti catturati si stiano effettivamente muovendo. Il cervello umano, per meccanismi non ancora ben chiariti, interpreta come movimento una serie di foto scattate in sequenza, che si susseguono ad una ben precisa velocità. Gli studiosi di tale fenomeno affermano che la soglia minima di immagini per secondo, per avere la percezione di movimento, è di almeno 6 fotogrammi.
L’occhio dunque in sintesi vede effettivamente una serie di frame, ma il cervello “semplifica” tagliando corto, ingannandoci, facendoci credere quindi che le immagini siano un tutt’uno col movimento.
Le immagini venivano catturate su pellicola kodak da 35 mm (il vecchio standard da 70 mm tagliato a metà) in nitrocellulosa e sali d’argento (altamente infiammabili), con una perforazione circolare ai due lati dell’immagine per agevolarne lo scorrimento nel macchinario sia in fase di proiezione che di ripresa.
Le suddette venivano quindi proiettate davanti ad un pubblico pagante, dando quindi il via alla nascita del cinema come lo conosciamo adesso. Tale formato di pellicola è bene ricordare, verrà utilizzato per tutto il secolo successivo, tanto geniale fu l’invenzione. Il vantaggio del cinematografo dei fratelli Lumière su tutte le altre creazioni precedenti e successive, ideate per lo stesso fine, era indubbiamente dovuto alla cremagliera, che trascinava la pellicola automaticamente a scatti ogni 1/25 di secondo, ed anche l’essere utilizzabile sia per le riprese che per le proiezioni, cambiando semplicemente una lente. Una praticità e una ergonomicità mai viste prima.
Le prime riprese dei Lumière avevano una velocità di cattura delle immagini di 16 fotogrammi al secondo, ed anche una buona risoluzione rispetto agli esperimenti precedenti di altri, in quanto il loro cinematografo riusciva ad incamerare la giusta quantità di luce utile alla proiezione dei fotogrammi, tale da rendere abbastanza nitide le immagini. Una cosa non da poco quindi per il loro futuro successo in quest’ambito.
Nel marzo del 1895 i due si misero subito all’opera nel realizzare le prime “pellicole” (film appunto) e iniziarono a proiettarle privatamente, come nel primo spettacolo organizzato da loro stessi a Parigi il 22 marzo 1895, presso i locali della Société d’encouragement pour l’industrie nationale.
Nell’estate del 1895, Louis Lumière girò “Le Jardinier” che verrà in seguito rinominato “L’Arroseur arrosé”, il loro più famoso ed acclamato film.
Per la prima serata ufficiale invece, a cui viene fatta risalire ufficialmente la data di nascita del cinema, dovremo aspettare il 28 dicembre del 1895, la sera in cui organizzarono il primo spettacolo in assoluto con pubblico pagante in sala. L’evento attesissimo si tenne al Salon Indien del Grand Café di Parigi, in Boulevard des Capucines 14. Il costo del biglietto era di un franco, e con tale somma gli spettatori poterono assistere euforici alla magia del “kinema” per la prima volta nella storia dell’umanità, assicurandosi dunque la visione di 10 film, per un totale di 25 minuti di spettacolo.
Viene erroneamente considerato come primo film proiettato pubblicamente “L’Arrivée d’un train en gare de La Ciotat”, famoso film di 45 secondi, muto e in bianco e nero (come tutti i film dell’epoca) in cui viene ripreso l’arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat.
In realtà questo venne proiettato nel gennaio del 1896, mentre il primo vero film di quella serata al Gran Café fu “La sortie de l’usine Lumière”, che mostra degli operai, uomini e donne (per la maggior parte donne), lavoratori e lavoratrici della fabbrica Lumière a Montplaisir (nei sobborghi di Lione) mentre staccano dal loro turno di lavoro ed escono dallo stabile, oggi restaurato e dichiarato monumento storico. Questo film fu la prima vera base di partenza da cui si svilupperà tutto il cinema in seguito, la linea di demarcazione tra fantasie tecnicamente irrealizzabili e realtà.
Il boom del cinema si ebbe quindi grazie ai fratelli Lumière, ma c’è da specificare che questa esplosione fu possibile solo grazie all’enorme quantità di materiale esplosivo accumulato da altri in precedenza. Ovvero, il grande successo che ebbero Auguste e Louis poggiava, nella pratica, sulle spalle di giganti, di uomini di grande ingegno che contribuirono più o meno direttamente, con le loro scoperte, all’invenzione del cinematografo e quindi alla nascita del cinema. Uno su tutti: Thomas Edison e il suo Kinetoscopio.
L’impulso principale infatti alla costruzione e arrangiamento del cinematografo venne proprio da una dimostrazione da parte di Edison del Kinetoscopio, a cui partecipò anche Antoine Lumière (padre dei due fratelli) assieme ai suoi figli.
Tornato a casa propose a entrambi di creare quindi un macchinario simile a quello di Edison, ma che consentisse la riproduzione di filmati ad un pubblico più grande di una sola persona. Di fatti, il Kinetoscopio era un macchinario che consentiva la visione, attraverso un singolo oculare, di un film in 35 mm lungo 15 metri contenente delle brevi scene di vario genere (anche erotiche), e può essere tranquillamente considerato l’antenato del cinema dei Lumière.
Ma, intuitivamente, lo stesso Edison deve la sua ingegnosa invenzione a molti altri prima di lui, come ad esempio il teatro ottico di Reynaud che lo ispirò non poco. Qui però finiremmo in quel vasto e sconfinato territorio chiamato “precinema” che parte dalle lanterne magiche del XVII secolo, passando ovviamente per la fotografia, e non ne usciremmo più. Del resto, raramente le più grandi scoperte scientifiche non sono il frutto di centinaia (a volte migliaia) di altrui piccoli sforzi.
I primi film come abbiamo detto erano muti e in bianco e nero, fino all’avvento dapprima del Kinemacolor, e del Technicolor in seguito.
Il Kinemacolor fu la prima tecnica in assoluto che donava colore alle pellicole grazie a dei filtri alternati in rosso-verde, mentre la seconda fu un perfezionamento che donava colori più saturi e intensi della prima, e fu ovviamente questa ad essere usata in larga scala, come ad esempio negli USA, dove fu creata. Per il sonoro invece, fino agli anni 30 del ‘900 c’erano (incredibile a dirsi) delle vere e proprie orchestre in sala che accompagnavano la visione di un film oppure, quando non possibile, venivano utilizzati dei dischi fonografici a 78 giri, che riproducevano musica precedentemente incisa tramite dei grammofoni, posizionati in modo da diffondere il suono in ogni zona della stanza.
Fu solo nell’ottobre del 1927 che si ebbe la vera e propria rivoluzione, con il primo film sonoro del cinema: “The Jazz singer” (Il cantante di jazz) con Al Jolson, in cui oltre alle musiche sincronizzate con le immagini si potevano anche sentire le voci degli attori.
Tanti registi del cinema muto dell’epoca si dimostrarono contrariati, in quanto la loro fortuna e il loro successo si fondavano soprattutto sul cinema muto. Uno tra i più grandi, lo stesso Charlie Chaplin si dimostrò contrario al sonoro, ma si (quasi) adattó anche lui alla fine. D’altronde non si può fermare il progresso, specialmente quando fa incassare un mucchio di soldi. E d’altro canto, musica e immagini sono spesso unite da un legame covalente indissolubile, impossibile da scindere. Tanti film, alcuni più di altri, non sortirebbero lo stesso effetto senza la giusta musica ad accompagnare la visione.
Da allora il cinema ne ha fatta di strada, dal super 8 mm al cinema digitale 4K, al Dolby surround, al 3D e via dicendo. Inoltre, è proprio grazie al suo fortissimo successo che viene quotidianamente rinnovato l’impulso nell’escogitare nuove tecnologie sempre più avanguardistiche, con la finalità di rendere l’esperienza dello spettatore il più realistica possibile.
È in definitiva un mercato, quello del cinema, che è sempre più in forte espansione, grazie soprattutto allo streaming offerto da piattaforme digitali come Netflix o Amazon, che dietro un abbonamento dal costo molto esiguo (rispetto al tipo di servizio offerto) consentono di avere sempre a disposizione una notevole mole di film, riproducibili in qualunque momento della giornata. Potremmo qui aprire, in conclusione, un dibattito se sia giusto o meno avere sempre tutto a disposizione bello e pronto.
Se sia effettivamente una passione quella che molti accaniti utenti di tali servizi dichiarano di avere per la settima arte, o se invece non sia un alibi per evadere da sé stessi il più possibile, rifugiandosi al caldo sotto le coperte, lasciandosi assorbire completamente dall’altro mondo, quello immaginario e più romantico che brilla e pulsa su di uno schermo. Per vivere almeno per un po’ una vita illusoria che non abbiamo avuto il coraggio di costruirci.
Per perderci, per identificarci in questo o quel personaggio, che ci ricorda così tanto parti scisse di noi stessi che abbiamo rimosso e dato in pasto al tempo che ci chiede di crescere e maturare (o invecchiare?), e che andiamo cercando in chiunque ce le rimandi indietro. Che ci ricordi chi siamo stati, e cosa avremmo voluto diventare. Ma spesso la vita, come ha detto qualcuno, non è altro che quello che ti succede mentre stai facendo progetti. Carpe diem, le cose vanno come devono andare, il destino, e tutte quelle altre stronzate del genere.
Comunque, non importa aprire questa tavola rotonda, ognuno ha le sue idee. Ricordatevi di distogliere lo sguardo dal vostro televisore una volta spento. Potrebbe non piacervi la realtà che riflette.
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