Da Dioniso al contemporaneo, all’Ara pacis una mostra racconta il teatro
In principio era Dioniso. È a lui e ai misteriosi riti in suo onore che si deve la nascita della tragedia e della commedia. È a lui che si deve la nascita del teatro. Lo racconta la mostra allestita all’Ara pacis, promossa dalla Sovrintendenza capitolina e visitabile dal 21 maggio al 3 novembre. Oltre 240 opere provenienti da 25 prestatori diversi formano l’esposizione ‘Teatro. Autori, attori e pubblico nell’antica Roma’ che in sette sezioni svelano i segreti delle scene dalle origini a oggi.
“Questa mostra conduce alla scoperta del teatro dell’antichità come fatto sociale, culturale, antropologico e naturalmente artistico lungo una linea cronologica che dagli inizi attraverso i millenni arriva fino alla realtà contemporanea. L’idea di fondo- ha detto l’assessore capitolino alla Cultura, Miguel Gotor- è che immergersi nel teatro classico è molto più attuale di quanto non si potrebbe pensare, è una operazione che mette in evidenza dei fili che interrogano la nostra società e il rapporto con la democrazia”.
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Così, attraverso le vite dei protagonisti i visitatori della mostra diventeranno spettatori invitati a guardare oltre la scena, a sbirciare dentro i camerini degli attori anche grazie a interventi multimediali creati ad hoc che affiancano il viaggio tra i pezzi originali esposti nelle diverse sezioni. Come la coppa di produzione attica proveniente dal Museo archeologico di Firenze con una delle rarissime rappresentazioni di una processione in onore di Dioniso chiamata Falloforia, o come il ‘vaso di Pronomos’ prestato dal Museo archeologico nazionale di Napoli, per gli esperti il più importante reperto teatrale pervenuto. E poi le maschere, quelle in terracotta e quelle in miniatura, volti tutt’altro che immobili. “Ci siamo rese conto che le maschere sono espressive e hanno più duttilità di quello che si possa pensare”, ha raccontato oggi Orietta Rossini, curatrice della mostra insieme a Lucia Spagnolo.
ROMA CONQUISTATA DAL TEATRO
“Questo progetto ha visto la partecipazione di moltissime competenze diverse- ha detto ancora- Siamo partire dalla constatazione che il Mediterraneo è ancora un mare di teatri e secondo un censimento, che è sempre in divenire rispetto alle scoperte archeologiche, i teatri greco romani sono più di mille”. Sì, perché la conquistatrice Roma si è fatta conquistare dal teatro. “La Capitale dell’Impero Roma ha assimilato il teatro dalla Grecia in primis, ma anche dalla cultura etrusca e della Magna Grecia. Roma- ha detto Spagnolo- è riuscita a metabolizzare e trasformare il teatro rendendolo un prodotto originale”.
LE SEZIONI
Dopo le prime sezioni ‘Genesi’, ‘Radici italiche e magnogreche’, ‘La commedia a Roma’, ‘La tragedia a Roma’ e ‘I protagonisti e la musica’, la sesta sezione, dal titolo ‘L’architettura’, racconta proprio l’eredità monumentale lasciata dal teatro antico attraverso le sue rovine, in molti casi maestose e ancora funzionanti. Il passaggio della Roma repubblicana verso il regime imperiale vede anche la costruzione dei primi teatri stabili a Roma e la codificazione della loro forma e nel giro di pochi decenni sorgono i tre grandi teatri romani in muratura, nell’ordine il teatro di Pompeo con una capienza di 20mila posti, quello di Cornelio Balbo e il teatro di Marcello, quasi contemporaneo, intitolato da Augusto alla memoria dell’amato nipote.
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L’ultima sezione, invece, affronta la contemporaneità e, con il titolo ‘Attualità del classico’, è stata realizzata in collaborazione e con il contributo del dipartimento di Lettere e Culture moderne della Sapienza e dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico. Qui, attraverso una selezione di locandine storiche di spettacoli realizzati al teatro greco di Siracusa, montaggi video di messe in scena contemporanee e altre testimonianze materiali e fotografiche, riferite in particolare all’esperienza del ‘Vantone’ di Pasolini, il percorso espositivo si chiude offrendo una panoramica sulla vitalità del teatro classico, dal primo Novecento ai nostri giorni.