Creators, il peggior film dell’anno
Nel nuovo film di Piergiuseppe Zaia, “Creators – The Past”, otto divinità, creatrici della vita e del Cosmo, governano l’intero Universo. Il potere e il segreto dell’esistenza universale sono racchiusi all’interno di otto sfere, le Lens, una per ogni Governatore galattico. Dopo secoli di evoluzione, alcune forme di civiltà hanno deviato il percorso originale stabilito dalle divinità, ed è quindi tempo per il consiglio dei Creatori di stabilire il da farsi, ossia spazzare via la razza umana contaminata dalle guerre o salvarla dall’imminente annientamento. Da qui prende le mosse la trama, in una corsa contro il tempo tra chi vuole risparmiare l’umanità e chi vuole costituire un nuovo ordine, ripartendo da zero.
Il film di Piergiuseppe Zaia, che è un tentativo di ritorno alla fantascienza italiana dopo oltre un decennio di pallidi esperimenti amatoriali, assomiglia più a uno scherzo durato troppo a lungo. Il progetto originale è quello di una trilogia ad altro budget, che nel primo capitolo annovera nel cast nomi come Gerard Depardieu – in un cameo troppo lungo –, William Shatner e Bruce Payne. Siamo abbastanza convinti, dalle risate che hanno dominato la sala del cinema, che il secondo capitolo non vedrà mai la luce. Un peccato, in un paese in cui è diventato quasi impossibile ridere, al cinema e non.
A fronte delle tante noiose commedie che l’Italia sforna senza entusiasmi, ‘Creators’ custodisce l’arte antica e intramontabile della comicità involontaria, quella che soltanto il cinema di serie b riusciva a regalarci un tempo. In questo senso, Zaia ha fatto la sua piccola rivoluzione, portando il cinema kolossal all’interno di una dimensione prima ingiustamente discriminata, quella del trash involontario. Nessuno prima di lui c’era riuscito così bene, con questa genuinità.
Al di fuori dell’assenza di una vera e propria trama, che è in realtà il pretesto per far succedere delle cose colorate sullo schermo, la fantascienza di Zaia è un mashup di tutto ciò che il genere ha consegnato al cinema nel corso degli ultimi cinquant’anni, da Star Wars agli sci-fi adolescenziali come Allegiant ed Ender’s Game. Assistiamo a uno sfoggio perenne di effetti speciali da quarto mondo, come se Zaia avesse vinto alla lotteria e si fosse chiesto che cazzo farsene di tutti quei soldi. Ci sono pianeti desertici inquadrati quel che basta per dare al film un tocco internazionale, e far capire che si fa sul serio. E ci sono per la stessa ragione attori da ogni parte del mondo, anche se scopriremo presto, guardando ‘Creators’, che le sorti di tutto l’Universo si giocano a Ivrea durante il Carnevale delle arance.
Qui facciamo la conoscenza dei protagonisti umani, tutti abitanti del Piemonte: John, Alex e Nathan – sono nomi di un Piemonte arcaico che abbiamo dimenticato. Altri personaggi sono il figlio segreto di Gesù Cristo, un bisonte analfabeta che deve recuperare la spada di suo padre in una rocca nel tardo medioevo, e suo fratello di origini africane con cui combatterà fino all’esaurimento del budget – cioè per un minuto. Tutti doppiati come in un puntatone di Beautiful, accompagnati da un sound design criminale. È difficile girare uno scambio di battute in una chiesa e dimenticare l’eco, come se i personaggi stessero chiacchierano per strada, ma forse questa è la ricerca di una fantascienza alternativa, trasversale.
Così come si registrano carenze nel montaggio: il film sembra mancare di alcune scene, e anzi si può sostenere senza troppi dubbi che se qualcuno fosse così bravo da ritrovare e montare assieme tutte le scene mancanti, verrebbe fuori un film di pari lunghezza della versione attuale. Non ce ne lamentiamo, avremmo fatto fatica a resistere oltre la già abbondante ora e quaranta. Alla fine della visione, ci siamo tutti lasciati andare a una fragorosa risata e siamo usciti a fumare.