Coronavirus, il nuovo Dpcm: teatri e cinema fermi sino al 3 aprile, si stimano perdite enormi
“Sono sospese le manifestazioni, gli eventi e gli spettacoli di qualsiasi natura, ivi compresi quelli cinematografici e teatrali, svolti in ogni luogo, sia pubblico che privato, che comportano affollamento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro”. Questo recita la versione finale del Dpcm firmato ieri dal premier Giuseppe Conte sul coronavirus.
Lo stesso decreto, indica al 3 aprile il termine delle disposizioni. In maniera teorica, potrebbero lavorare quelle strutture in grado di garantire le distanze di sicurezza. Tuttavia, quale sala cinematografica o teatrale può garantire la distanza un metro tra gli spettatori? E ammesso che si riesca a metterlo in pratica vuol dire che si sceglie per esempio quali abbonati far entrare e quali e no? Dimezzando gli incassi, tra l’altro.
Di fatto, si stima un forte tracollo nel settore spettacoli – intrattenimento, che si aggiunge alle perdite stimate nel turismo. Nel trimestre, 1 marzo – 31 maggio, sono previsti infatti 31,625 milioni di turisti in meno in Italia, con una perdita di 7,4 miliardi di euro, secondo i nuovi calcoli di Confturismo-Confcommercio alla luce dell’evoluzione dell’ultima settimana dell’epidemia.
Solo nell’ultima settimana di febbraio era stata elaborata una stima, basata su dati Siae, che indicava “una perdita di 10,1 milioni di euro al botteghino e la cancellazione di 7.400 spettacoli”. Così aveva riportato alle agenzie Filippo Fonsatti, direttore del Teatro Stabile di Torino e presidente di Federvivo, la federazione che all’interno dell’Agis (Associazione generale italiana dello spettacolo) racchiude tutti i comparti dello spettacolo dal vivo.