Coronavirus, Firenze è in ginocchio, i musei non riaprono. Nardella: non possiamo pagare 4.100 dipendenti
Firenze, la culla del Rinascimento italiano, è in ginocchio. Una crisi economica, quella causata dalla pandemia in itinere, senza precedenti, grave al tal punto che domani, nel pieno della Fase 2, i musei civici non riapriranno. I soldi non ci sono. A darne la comunicazione è Tommaso Sacchi, assessore alla Cultura della città toscana, che in una recente intervista al Corriere della Sera, ha dichiarato:
“In questi giorni abbiamo raccolto le stime e le valutazioni dell’area tecnica di Palazzo Vecchio: un mese e mezzo di apertura parziale, solo nel weekend, di appena tre musei, costerebbe mezzo milione di euro. Sono soldi che non abbiamo e senza le rassicurazioni che abbiamo richiesto al Governo nelle ultime 5 settimane sul ristoro anche parziale della tassa di soggiorno non possiamo impegnare questa spesa. Abbiamo fatto di tutto per non arrivare a questa decisione dolorosa e anche fortemente simbolica, ma siamo costretti a farlo: avremmo visitatori limitatissimi e spese alte per adeguarci alle indicazioni che sappiamo saranno disposte per far fronte al rischio sanitario. Il tutto con un ammanco totale nelle casse del Comune, ad oggi, di 190 milioni di euro “
La situazione di Firenze, analoga a quelle di molte altre città italiane, mette in luce, una volta di più, l’importanza del turismo culturale in Italia, da molti osannato ma da tanti sottovalutato. Il ritorno alla normalità è una chimera, almeno per il momento. Poche, pochissime garanzie. Tante, tantissime incertezze. Se il quando rappresenta un problema relativo, il come rappresenta un dubbio amletico, impossibile da decifrare e sul quale pesa come un macigno un’ombra tanto oscura quanto difficile da scacciare. Il sindaco Dario Nardella ha denunciato un buco di quasi 200 milioni di euro nei conti del Comune.
“Sono pronto a staccare l’illuminazione pubblica. Una iperbole? No, perché farò questo prima di dover tagliare servizi essenziali come l’assistenza ad anziani e disabili, o i contributi alle famiglie in difficoltà. Se non ci danno una mano dovremmo prendere in considerazione anche l’ipotesi di far pagare una retta minima per le scuole materne. Inoltre, non siamo in grado di garantire gli stipendi ai 4.100 dipendenti comunali da qui a fine anno: ogni mese servono 15 milioni e sono molto preoccupato”, ha spiegato al Corriere della Sera.