Conte scrive a Muti: “La chiusura dei teatri è una scelta grave, ma necessaria”
“Gentile Maestro Muti”. Comincia così la lettera di Giuseppe Conte al Corriere della Sera, nella quale il presidente del Consiglio si rivolge al grande direttore d’orchestra per rispondere “al Suo accorato appello” circa la decisione del governo, con l’ultimo Dpcm, di chiudere le sale da concerto e i teatri, che – scrive Conte – “è oggettivamente ‘grave'” in quanto “i concerti, le rappresentazioni teatrali costituiscono alimento per lo spirito, nutrimento per l’anima”. Ma “proprio perché grave – ammette il capo dell’esecutivo – è stata una decisione particolarmente sofferta”.
Il premier spiega la ragione del provvedimento: “Siamo stati costretti a prenderla, perché l’obiettivo primario deve essere adesso recuperare il controllo della curva epidemiologica ed evitare che la sua continua ascesa possa compromettere l’efficienza del nostro sistema sanitario e, con esso, la tenuta dell’intero sistema sociale ed economico”.
Presto misure di sostegno alla categoria
“Ho apposto la mia sottoscrizione al documento – scrive Conte – solo quando siamo stati sicuri, dopo le verifiche fatte presso il Ministero dell’Economia e con la Ragioneria generale dello Stato, di potere approvare, nel Consiglio dei Ministri che si svolgerà questo pomeriggio, un decreto-legge che consentirà di erogare agli operatori economici e ai lavoratori colpiti dalle nuove norme ristori immediati e misure di sostegno”.
Quanto al settore delle cultura, si difende il presidente del Consiglio, “il criterio che ci ha guidato non è stato quello di colpire indiscriminatamente un settore ritenuto ‘superfluo’ rispetto ad altri” e “l’esperienza che abbiamo maturato in questi mesi di grande difficoltà ci conferma che la cultura contribuisce a rafforzare l’identità di un intero popolo, agisce come volano per la coesione sociale, creando le basi al contempo per un dialogo che attraversa regioni e confini nazionali, aiutando a cogliere, nella propria e nell’altrui leggenda, il comune destino di finitudine dell’essere umano”, tuttavia “la riduzione delle occasioni di socialità e dei momenti aggregativi comporta anche la drastica riduzione del numero dei contatti personali”.
“Non rinunceremo alla cultura”
Pertanto, prosegue Conte, “siamo costretti a fare questi ulteriori sacrifici. Ma non intendiamo affatto rinunciare alla bellezza, alla cultura, alla musica, all’arte, al cinema, al teatro” perché “abbiamo bisogno del nutrimento che da queste attività ricaviamo e della capacità di sogno che queste ci suscitano. Intendiamo tornare al più presto a fruire di queste emozioni in compagnia, condividendo la muta armonia che si instaura in presenza di un vicino, anche se sconosciuto” ma “è con questo spirito, caro Maestro, che ci siamo assunti la responsabilità di operarescelte così dolorose”.
Per poi concludere: “Le assicuro che, con il ministro Franceschini, siamo già al lavoro per far riaccendere al più presto microfoni, riflettori, proiettori, e per assicurare le premesse per un effettivo rilancio di tutte le attività dello spettacolo, confidando sull’impegno, sulle energie e sulle intelligenze di tutti”.