Collodi, dove tutto partì da un semplice pezzo di legno
“C’era una volta…
– Un re! – diranno subito i miei piccoli lettori.
– No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno.
Non era un legno di lusso, ma un semplice pezzo da catasta, di quelli che d’inverno si mettono nelle stufe e nei caminetti per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze”.
Un incipit del genere apre a qualsiasi strada. E le strade di questa frazione del comune di Pescia in provincia di Pistoia ti viene da percorrerle scandendo in mente i temi di Fiorenzo Carpi per le Avventure di Pinocchio di Luigi Comencini, forse la trasposizione più riuscita del libro di Carlo Lorenzini, autore che tutto il mondo ricorda come Carlo Collodi.
Proprio al capolavoro del 1883 è legato questo borgo medievale documentato fin dal XII secolo, è legata al nome di Carlo Lorenzini, autore di Pinocchio. Lo scrittore fiorentino, la cui madre era originaria del paese, vi trascorse parte dell’infanzia e ne assunse il nome.
Appena in paese si notano l’antica rocca e l’aristocratica Villa Garzoni. Ma sono le installazioni, le scritte e i dipinti murali dedicati alla marionetta più famosa del mondo ad attirare lo sguardo. Marionetta e non burattino? Oggi è così. Pinocchio, pur essendo nella terminologia moderna una marionetta, fu chiamato dal suo autore “burattino di legno” poiché all’epoca della scrittura del romanzo si usava il termine “burattino” per indicare un fantoccio mentre il termine “marionetta” era di scarso uso popolare.
L’attrattiva principale è il parco di Pinocchio, concepito come un percorso a sorpresa: una tappa dopo l’altra. Sculture, installazioni e decorazioni in verde ripercorrono la storia. All’ingresso, due opere simboliche: il monumento “Pinocchio e la Fata” di Emilio Greco e la Piazzetta dei Mosaici di Venturino Venturi. All’interno, anche i lavori di altri artisti del Novecento, come Pietro Consagra e Zanuso, autore del Grande Pescecane.
Di fatto, nel 1953, per il settantesimo anniversario della pubblicazione del romanzo di Pinocchio, su iniziativa del professor Rolando Anzilotti (allora sindaco di Pescia), venne indetto un concorso nazionale per la realizzazione di un monumento del burattino. Il concorso prevedeva l’abbinamento di architetti e scultori. Nel 1956, utilizzando contributi statali e comunali nonché i proventi di una sottoscrizione nazionale fra gli alunni delle scuole, fu realizzato quindi un parco commemorativo.
Oggi, il parco è concepito come parco tematico per l’educazione dell’infanzia, anche grazie al lavoro degli animatori. Ci sono delle giostrine che ricordano un po’ il Paese dei Balocchi. Ma non ci troviamo in un consueto parco di divertimenti.
Siamo più che altro in un itinerario all’interno del quale rivivere la fiaba, attraverso il teatro di Mangiafuco, il campo dei Miracoli e la casa della fatina. Spazio anche al parco avventura a cui però si può accedere solo se si ha meno di 14 anni.
A due passi, all’interno del del giardino della villa Garzoni, c’è la casa delle farfalle abitata da centinaia di farfalle originarie delle zone tropicali o equatoriali – dove le farfalle sono le più grandi e colorate. Sono vive e libere di volare in un giardino tropicale, lussureggiante di piante, fiori e frutti grazie alla perfetta ricostruzione dell’ambiente di origine.
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