Colleghi, amici e compagni di avventure: Pino Insegno e Federico Perrotta si raccontano
Raccontarsi non per autocelebrarsi, ma per raccontare la quotidianità, dove la realtà si mischia alla finzione. Un viaggio attraverso il cinema, la televisione, la musica ed i nuovi media. “58 Sfumature di Pino” è uno spettacolo in cui Pino Insegno si racconta attraverso gli occhi e la voce di un uomo che ha fatto dei film la sua vita e della sua vita un film. Uno spettacolo esilarante che vede al suo fianco l’attore, l’amico e il compagno di avventure Federico Perrotta.
Come nasce l’idea di questo spettacolo?
Pino Insegno: Al quarantesimo anno di teatro mi era venuto in mente di giocare con qualcosa che riguardasse il passato, ne sono molto affezionato, vivo già un minuto fa con grande nostalgia quindi era venuto il momento di raccontare in maniera drammaticamente giusta per il teatro il “dietro le quinte” di questo mestiere in tutte le sue declinazioni, raccontando le fasi più negative. Ad esempio racconto con grande ironia quando ho iniziato a doppiare i porno, non certo autocelebrandomi. E’ una scusa per fare un’ analisi divertente e divertita del mondo dello spettacolo con un controaltare che è Federico che ha un ruolo importante. Alla fine c’è anche un colpo di scena finale, un momento romatico. E’ uno spettacolo che attraversa tutto il mondo dell’arte in maniera ironica ma veritiera. Si adatta a teatri come il Sistina fino a quelli più piccoli da dieci posti.
Federico Perrotta: Di questo ne abbiamo avuto esperienza anche nelle piazze dove la paura di perdere l’attenzione delle persone c’è sempre. Lo abbiamo riadattato ed è andata bene. Quando hai qualcosa da raccontare universalmente comprensibile va bene qualsiasi location.
Pino, perchè Federico Perrotta al tuo fianco?
Per dare lusto! Perchè ti guardi intorno e alla fine l’unico libero che lavorava era lui! Ho fatto come Verdone in “Un sacco bello”, ho chiamato tutti, alla “p” c’era Perrotta e ho trovato lui! (ride ndr).
A parte gli scherzi, con Federico siamo cresciuti insieme ed è quello che si avvicina di più a ciò che penso del teatro di un certo tipo. Siamo amici, funziona benissimo e poi con lui c’è un rapporto produttivo insieme, è il mio alter ego ciccione (ridono ndr). Ci troviamo bene insieme, ci capiamo perfettamente, siamo una squadra.
Pino, nella tua carriera da attore e doppiatore, qual è l’artista che è rimasto di più nel tuo cuore e quello che invece ti sarebbe piaciuto doppiare?
Ne ho doppiati veramente tanti e in effetti mi sono tolto un sacco di sfizi! Per una questione di età non ho potuto doppiare Steve Martin, perchè molto più grande di me, ma mi sarebbe piaciuto farlo. Per il resto ho doppiato tutti quelli che pensavo potessi fare, anche Brad Pitt o Will Smith, ad esempio. Con 400 film doppiati da protagonista devo dire che non mi manca nulla.
Pino, tra Will Ferrel e Viggo Mortensen chi preferisci?
E’ come se mi avessi chiesto di scegliere tra mamma e papà. E’ difficile, Will è esattamente la mia trasposizione. Con lui faccio proprio Pino, fatico tanto perchè parla molto ed è molto variegato. In realtà sono legato ad entrambi. Viggo mi dà la possibilità di avere varie sfaccettature come attore. Nei 25 film in cui l’ho doppiato, si può notare che l’ho fatto sempre in maniera diversa. Ad esempio in Green Book aveva una caratterizzazione siciliana, mentre difficile è stato doppiarlo in “La promessa dell’assassino”. Will è divertente e un pazzo scatenato come me, sono 24 anni che gli dò la mia voce. Devo dire che non potrei fare a meno di nessuno dei due.
Federico, che personaggio ti ha più rappresentato nel corso degli anni?
Nel mio caso, avendo fatto tanto varietà, è difficile scandagliare nell’animo di un personaggio specifico. Hai i tempi un pò stretti, intepreti un pò te stesso o una figura proiettata di te sul palco. Un ruolo che mi piace molto è quello che faccio ne “La Banda”. Sono un soldato abruzzese che si ritrova in una banda di Legnano. E’ un ruolo che mi piacerebbe interpretare anche su altre piattaforme.
Cosa consigliereste a qualcuno che si avvicina al mondo delle arti, dello spettacolo e del teatro?
Pino Insegno: Studiare, studiare e studiare. Di non pensare di arrivare da qualche parte con un talent o scorcatoie varie. Bisogna amare il proprio mestiere e farlo con dedizione, passione, studio. Non bisogna pensare di diventare famosi, bisogna fare bene questo mestiere. C’è gente famosa che non lo sa fare.
Federico Perrotta: Si può benissimo sognare e bisogna farlo sempre. Purtroppo, in provincia, come da noi in Abruzzo, non c’è molto supporto, nemmeno da parte delle istituzioni. C’è anche un pò di ignoranza di alcune famiglie che prendono sottogamba i sogni di ragazzi che hanno qualcosa da raccontare. Quando incontro giovani artisti cerco di sostenerli e aiutarli in ogni modo soprattutto perchè così hanno fatto con me i fratelli Insegno, che hanno creduto in me. Altrimenti questo mestiere non avrei potuto farlo e le bastonate sarebbero state di più. Un’accademia come la loro deve formare degli occupati e non dei disoccupati.
Progetti per il futuro?
Federico Perrotta: Ne stiamo discutendo in questi giorni ma c’è qualcosa che bolle in pentola. Pino torna in scena anche con “L’ultimo giorno di un condannato a morte” di Hugo con la regia di Matteo Tarasco. Un classico esempio di come un attore comico sia pronto a fare un ruolo drammatico e a muovere delle corde meglio degli altri.
Pregi e difetti di entrambi…
Federico Perrotta: Profonda generosità, che è sia un pregio sia un difetto.
Pino Insegno: Non è una domanda che si fa! (ride ndr) Comunque si, anche Federico è molto simile a me, ma di cose negative, davvero non ve ne sono.