Civita di Bagnoregio: la magia del paese che muore
“La fiaba del paese che muore – del paese che sta attaccato alla vita in mezzo a un coro lunare di calanchi silenziosi e splendenti, e ha dietro le spalle la catena dei monti azzurri dell’Umbria – durerà ancora”. Con queste parole Bonaventura Tecchi, lo scrittore di Bagnoregio, ha assegnato alla famosa Civita di Bagnoregio il famoso, ma triste, soprannome del “paese che muore”.
Nel cuore della Tuscia viterbese, a poco più di un’ora di auto da Roma e da Civitavecchia, sorge Civita di Bagnoregio nota anche come “il paese che muore”, divenuta nel corso degli anni meta ambita dal turismo nazionale e internazionale e uno dei borghi più belli d’Italia.
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Attraversando il ponte che unisce Civita di Bagnoregio al resto del paesaggio viterbese, si può comprendere il perché di quella definizione. Civita, che oggi conta 11 abitanti, si erge, infatti, su un colle situato nella Valle dei Calanchi, un’area morfologicamente soggetta a continue erosioni e frane, un terreno precario che negli anni sta contribuendo a un progressivo assottigliamento di quello sperone sopra il quale sorge il borgo e che in futuro causerà la scomparsa della stessa Civita. Un motivo in più per visitare almeno una volta questo piccolo capolavoro urbano, anche se dal 2013, l’accesso al Borgo di Civita è diventato a pagamento. (Qui le info per visitarla)
Civita di Bagnoregio venne fondata 2500 anni fa dagli Etruschi e sorge su una delle più antiche vie d’Italia che unisce il Tevere con il lago di Bolsena. In passato si accedeva nell’abitato attraverso cinque porte, mentre oggi la porta “di Santa Maria” o “della Cava” rappresenta l’unico accesso al paese.
Guardando la struttura urbanistica notiamo l’indiscutibile origine etrusca, costituita da cardi e decumani secondo l’uso etrusco e poi romano, mentre l’intero rivestimento architettonico risulta medioevale e rinascimentale.
Numerose sono le testimonianze della fase etrusca di Civita. Nella rupe sottostante il belvedere di San Francesco vecchio è stata ritrovata una piccola necropoli etrusca. Anche la grotta di San Bonaventura, nella quale si dice che San Francesco risanò il piccolo Giovanni Fidanza, che divenne poi San Bonaventura, è in realtà una tomba a camera etrusca. Ne parla anche Dante nella Divina Commedia nel dodicesimo canto del Paradiso.
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Già gli stessi etruschi, che resero Civita una florida città grazie alla posizione strategica per il commercio, dovettero far fronte ai problemi di sismicità e instabilità dell’area, come scosse e smottamenti.
All’epoca il problema dell’erosione era molto importante, quindi gli etruschi, prima, i romani, poi, misero in atto alcune opere con l’intento di proteggere il borgo proprio dai terremoti e smottamenti. Nel 265 a.C. i romani, al loro arrivo, ripresero le imponenti opere di canalizzazione delle acque piovane e di contenimento dei torrenti avviate dagli etruschi. Dopo di loro, però, le opere costruite furono trascurate portando ad un inevitabile degrado del territorio.
Civita di Bagnoregio, un posto fuori dal tempo e dal mondo: questa l’immagine che i visitatori si troveranno di fronte dopo aver attraversato il famoso corridoio. All’interno Piazza San Donato, anticamente il foro, oggi chiamata “la piazzatta”. A dominare il lato frontale la facciata del Duomo di San Donato, cattedrale fino al 1699. Tappa importante verso il centro di Civita è la Cattedrale che si trova in piazza Cavour che conserva il Santo Braccio: in un reliquiario di oreficeria francese è custodita una reliquia di San Bonaventura.
Il “paese che muore” è stato anche protagonista di molte trasmissioni televisive che ne hanno raccontato il fascino e la bellezza. Uno Mattina è stata una di quelle che grazie all’inviato Luca Di Nicola ha portato l’incanto di Civita di Bagnoregio nelle case degli italiani.
“Era il 2002 e fu una delle mie prime esterne da inviato per il programma televisivo. Mi occupavo in particolar modo di una rubrica che faceva scoprire ai telespettatori i posti più belli d’Italia – racconta a The Walk of Fame il giornalista e conduttore abruzzese Luca Di Nicola – Il paese, solitamente poco densamente popolato, quel giorno era vestito a festa per l’occasione. Arrivava comunque la Rai, Uno Mattina aveva successo e la nostra rubrica era molto attesa e seguita perché c’erano diversi collegamenti a più riprese che consentivano di far conoscere peculiarità e caratteristiche dei luoghi, oltre ai monumenti e alla storia. Durante la diretta affrontammo tutti gli aspetti più belli del posto, a livello culturale, antropologico, morfologico e gastronomico.”
“L’associazione con cui avevamo preso contatti ci spiegò a telecamere spente che pian piano il borgo si stava spopolando – continua il conduttore – ma rimasi davvero felice quando tempo dopo il responsabile dell’associazione mi raccontò che molti turisti erano andati a far visita al borgo perché incuriositi dalla nostra trasmissione. Un posto davvero magico. Entrare a Civita di Bagnoregio era come entrare in un borgo incantato e sospeso nel tempo. Talmente affascinato e contento che ci tornai anche alcuni anni dopo con i miei genitori. Indimenticabile“.
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